sabato 4 novembre 2023

La mia Recensione: Black Swan Lane - Dead Souls Collide

 Black Swan Lane - Dead Souls Collide

ALBUM DELL'ANNO 2023


Il cielo si riempie di acqua, un diluvio al contrario è stato avvistato dagli occhi sempre svegli di un uomo perennemente appiccicato alla sua dualità, non conflittuale, volta a vivere gli aspetti opposti della vita, dove il bene e il male imperversano senza sosta. Un artista che scrive della contemporaneità come pochi altri, conservando il supporto di un passato che ha insegnato, mostrato i pugni e le carezze. Da Atlanta, Usa, assistiamo a un evento che partendo dalla volta celeste scende nei nostri pensieri disarmando le difese, ottenendo un applauso che odora di adorazione senza possibilità di mutare intenzione.

Dead Souls Collide è l’undicesimo album a nome Black Swan Lane, per via della scelta di Jack Richard Sobel di non rinunciare a ciò che aveva creato, anche se in realtà è rimasto l’unico vero musicista. Tutto ciò dona all’autore americano fiumi di libertà e catene in diffusione continua, per poter celebrare i suoi raggi di azione con autenticità. 

Si assiste a una evidente maturità compositiva, l’uso di esperienza e creatività al supporto di un fascio sonoro ancora robusto e sensuale, ma aggiungendo una zona misteriosa nata da un sapiente intreccio tra la musica e le parole. Ci stupisce, conferma che il suo mondo visionario è davvero al di sopra di ogni aspettativa, dipingendo il suono sì con il solito muro di chitarre ma riuscendo a miscelare i messaggi, le propensioni umorali e morali verso le espressioni intense e grigie di un pentagramma gravido di dolore e al contempo di fiducia, un abbraccio seducente e che sa stordire e nutrire i vicoli poco illuminati dei nostri pensieri.

 La formula Rock rimane la preferita, sempre accompagnata da un pulsare Post-Punk, gravitando con eleganza in onde nelle quali il luccichio e la passione per lo Shoegaze, l’Alternative e il Sad Pop rimangono ben in vista, nella complessità progettuale che da sempre testimonia le qualità di questo funambolico artista. Canzoni che sconvolgono, scivolano sotto il battito, dietro i canali del labirinto mentale per prendere residenza. Undici respiri illuminati dall’obesità del mondo, da una volontà critica che è maggiorata, precisandosi nella complessità comportamentale che, partendo dalle relazioni personali, di coppia, sa giungere alla collettività, per un attacco rispettoso nei confronti della mediocrità.

Non mancano le sorprese, sia nello stile, nell’approccio mentale, che nei nuovi rituali che fanno pensare, come spesso accade con Jack, a un concept album, per dare continuità e profondità a questo nuotare nel tempo della degradazione. Rimane intatta la sua capacità di togliere le maschere, di depositare l’inevitabile dentro chitarre che sono piene di sale, sciogliendo il nostro ascolto in un bagno di solitudine immersa in un’acqua colma di scie.

La solitudine viene descritta sia come una opportunità che come una condanna che non può essere negata, delegando ai sogni occasioni sicuramente migliori ma non credibili. Sobel apre il giornale della vita pregno di parole che sanno rompere i cristalli della sicurezza e dell’inganno. Per fare ciò la sua voce è mutata, virando nella drammaticità più rovente e spettrale, adagiando le sue tonsille sui sentimenti più curvi e mistici, disintegrando e confortando, togliendo il fiato, riempiendo le nostre orecchie di connessioni intime davvero imponenti. 

Se i precedenti Hide in View (2021) e Blind (2022) avevano mostrato un piglio più rock, rumoroso, con il ritmo al centro di ogni intenzione, con Dead Souls Collide ci troviamo a fare i conti con una ponderazione davvero imponente, con le canzoni messe una dopo l’altra con intelligenza, per donare all’ascoltatore la continuità, l’eleganza e il senso di un cammino che, attraverso passi mai confusi, sa come costruire un oceano dentro le nostre lacrime. I Black Swan Lane attaccano, rendono visibile un muro di note che graffiano il nero per lasciare nel cielo la possibilità di un bianco che sappia almeno sorridere ogni tanto.

C’è chi perde tempo a cercare le radici della band, le somiglianze, facendo paragoni: il cattivo giornalismo non muore mai. Piuttosto: si dia a questa molecola ancora non conosciuta la possibilità di essere valutata in sé, di scorgere originalità che non mancano, di intravedere un qualcosa di unico che non è difficile da scorgere. L’ascolto rivela un’anima che pianta la bandiera nel luogo dell’intimità, una concessione che non serve a divenire amico dell’artista bensì la modalità attraverso la quale si può compiere un giro malinconico, ma vivace, nei pressi dei propri passi ormai stanchi. Il lavoro è dinamico, in questo senso, in quanto apre le braccia degli arcobaleni, e poco conta se la sensazione di pessimismo sembra vincere, perché non è così.

La bellezza di questo lavoro consta di una innumerevole serie di novità, per far sembrare tutto uno sprint, regalando gli affanni e i sospiri, i turbamenti e i sogni dentro melodie che sembrano essere state trovate sotto la pelle di un’autostrada: che il ritmo sia lento o veloce poco importa poiché  tutto fuoriesce con precisione, abbinando il fragore delle chitarre con una sapiente dose elettronica, utilizzando al meglio i software e le modalità concesse dalla modernità. 

Il drumming è come sempre secco, espressivo, potente e fantasioso, nell’abbraccio cacofonico con il basso, nuovamente protagonista, ma in questa opera musicale maggiormente a servizio delle numerose chitarre che, sanguinanti, mortali, dinamiche, corrosive, sensuali, riescono a essere le protagoniste di canzoni con la bava alla bocca. Le tastiere, il piano, i campionamenti sono l’ulteriore forma di residenza di Jack, fatto in sé iniziato già da almeno due album, per conferire a questo abito un portamento spettacolare e ineccepibile.

Il caos evidenziato è una coccola nella culla del fremito, con canzoni che fanno danzare, riflettere, scuotere gli animi, per un chiaro omicidio del superfluo. Un duro lavoro, meticoloso, concentrato e bisognoso di sbattere in faccia un portamento aggressivo ma rispettoso. Frecce scagliate, lampadari rotti in faccia, urla, ali piene di sabbia e il respiro che si ingrossa, allucinato ma consapevole: l’ulteriore dimostrazione di una completezza che non concede repliche. Jack ha scritto il suo momento più intenso: non rimane che fare la doccia in cotanta bellezza e decidere se seguirlo o meno…

Armatevi di curiosità: undici schegge stanno per rivelare se stesse…


Song by Song


1  Covenant


La canzone che apre l’album ha un testo ipnotico e misterioso, con una chitarra solista sorniona che si inserisce perfettamente in quelle graffianti, con una tastiera che incolla, quasi segretamente, questo involucro alla nostra attenzione. Sullo stile degli ultimi due lavori, mostra segnali interessanti per la capacità di trasportare una natura rock verso la nuvola shoegaze, senza esagerare. Preziosa.



2 The Sacrifice


Primo sobbalzo, all’interno di un testo che sa coniugare critica e amarezza, in un piano relazionale che affronta anche l’aspetto religioso, con un impianto sonoro che alterna un basso Post-Punk con chitarre elettriche e semiacustiche per giungere a un ritornello Sad Pop che si conficca nella mente. La melodia è minuscola ma in grado di ipnotizzare, come un mantello di sabbia in un giorno di pioggia. Acida e potente.



3 Crushed


Nella potente soluzione finale di una quantità considerevole di pillole come una anestesia necessaria nei confronti di una fatica relazionale, il pezzo è un potente battito animale, con il drumming che picchia, all'interno del gioco di chitarre elettriche ritmiche e arpeggi con quelle semiacustiche. La voce è un mantra perfettamente sincronizzato con una struttura significativa, in quanto mostra (soprattutto con il basso) un profondo legame con le canzoni dei loro primi album. Pregna di acidi, come uno schiaffo delicato, questo brano sottolinea l'abilità dei BSL di prendere bene la mira e centrare il bersaglio. Possente.



4 Push Me Under


I demoni della mente espongono nel testo i loro traffici attitudinali, uno squilibrio, una solitudine, una caduta sostenuta da una melodia corposa e dolce, su un buon ritmo, per una canzone che conferma la volontà di tenere per mano il bisogno di ballare in modo sincopato con una struttura sognante. Chicca da coccolare. 



5 Thorns


Come coniugare perfettamente il pessimismo e lo slancio positivo: un testo geniale per un brano colossale, con una impronta horror perfettamente confermata dalla voce (con il suo cantato) e gli strumenti, in grado di creare fremiti. Cupa e abile nel rendere palpabile l’avvicinamento della morte mentale, trova modo nel ritornello e nelle successive cascate sonore delle chitarre di appiccicarsi alla mente. Straordinaria.



6 Forever Lost


Con la presenza di Robyn Elizabeth Abrams alla voce, per pochissimi ma significativi secondi (emozionata, emozionante, un inserimento eccellente), questa chicca sonora possiede enormi meriti: conduce la memoria a ritrovare bagliori Post-Punk in un nucleo melodico che conforta, visto che il testo non concede tanto spazio al sorriso. La chitarra ruota intorno al bisogno di coniugare ritmo e arpeggio riuscendo a stordire perfettamente: intensa.



7 Alone As Me


Il momento più spettacolare di questo undicesimo lavoro, il brano con il maggior minutaggio, come un lungo dramma esposto con una duplice modalità: una prima parte decadente e lenta, una seconda vibrante, per poi ripetersi, per un insieme che conduce direttamente al pianto. Tutto il disagio del vivere sembra crollare all’interno di questo palco che consente anche momenti di tenerezza. Sepolcrale e stordente.



8 Under My Wings


Senza ombra di dubbio il capolavoro dell’album: tutto funziona in modo perfetto, mostrando, tra le tante cose, come Jack sappia domare la sua voce e portarla, all’interno di un registro più alto e potente, in uno spazio visivo allucinato e pieno di forza, conferendo alle parole un atto recitativo molto convincente. Potente e chirurgica sia nella musica che nel testo, sa come spiazzare, condurre l’ascoltatore in una fascina bagnata da lacrime incantevoli e disperate. Perfetta e chirurgica.



9 A Place Where The Light Dies


Qui ci troviamo di fronte alla tenerezza di una struttura musicale apparentemente votata alla dolcezza che viene frantumata in fretta da un caos meraviglioso, a un cantato pieno di tenebra e dolore, con chitarre sanguinanti e riflessive al contempo. Una summa perfetta del Jack rimasto come unico artefice del tutto, libero di attraversare la possibilità di compattare lati estremi e di farli convivere con agio e scioltezza. Potente, sognante, piena di ardore e gramigna all’interno di un pianeta sognante. Un altro prodigio.



10 Ghosts (instrumental)


Coda perfetta della canzone precedente e anticipatrice di quella successiva, ci troviamo nel magnetico campo di un giorno in cui l’autunno è una coperta leggera che si avvicina al cielo, con la tentazione di strappare le lacrime al loro silenzio. Dolce, amara, perfetta. 



11 Inhibitions 


Jack conosce il modo di dare all'intimità il suono perfetto, circondandola di mistero, di rallentare la frenesia e collocare il tutto, perfettamente, come ultimo brano, con una chitarra che flette la tristezza verso il desiderio di luce. Con parole che sembrano una dichiarazione d’amore senza negare la difficoltà del vivere, ripresenta Elizabeth per un mantra perfetto che rallenta ogni impeto per un finale che come una colla perfetta mette in contatto l’intenzione e le possibilità effettive, per un risultato magnetico e significativo. Sognante e necessaria.


Il miglior lavoro di Jack come solista. L'intensità espressa dona a tutti la possibilità di una immersione profonda nell’acqua torbida dei nostri respiri. Con successiva e impegnativa esigenza di strutturare il pensiero verso nuove rive.

Album dell’anno per il Vecchio Scriba: si dia spazio alla necessità di trovare nella musica un soffio di vento che ci conduca lontano da ogni fragilità…


L'album uscirà il 12 Dicembre 2023


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

5 Novembre 2023




My Review: Black Swan Lane - Dead Souls Collide

 Black Swan Lane - Dead Souls Collide


ALBUM OF THE YEAR 2023


The sky fills with water, a reverse deluge has been spotted by the ever-awake eyes of a man perpetually clinging to his duality, non-confrontational, aimed at living the opposite aspects of life, where good and evil rage relentlessly. An artist who writes about the contemporary like few others, retaining the support of a past that has taught, shown fists and caresses. From Atlanta, USA, we witness an event that, starting from the vault of heaven, descends into our thoughts disarming defenses, gaining applause that smells of adoration with no possibility of changing intention.

Dead Souls Collide is the eleventh album under the Black Swan Lane name, because of Jack Richard Sobel's choice not to give up with what he had created, even though he actually remained the only real musician. All this gives the American author rivers of freedom and chains in continuous diffusion, so that he can celebrate his rays of action with authenticity. We witness an evident compositional maturity, the use of experience and creativity in support of a sonic beam that is still robust and sensual, but adding a mysterious zone born of a skillful interweaving of music and words. He amazes us, confirming that his visionary world is indeed above expectation, painting the sound yes with the usual wall of guitars but managing to blend the messages, the moody and moral propensities toward the intense and gray expressions of a pentagram pregnant with pain and at the same time with confidence, a seductive embrace that knows how to stun and nourish the dimly lit alleys of our thoughts.The Rock formula remains the preferred one, always accompanied by a Post-Punk pulse, gravitating elegantly in waves in which the shimmer and passion for Shoegaze, Alternative and Sad Pop remain well in view, in the design complexity that has always testified to the qualities of this funambulist artist. Songs that shock, slip under the beat, behind the channels of the mental labyrinth to take up residence. Eleven breaths illuminated by the obesity of the world, by a critical will that is increased, specifying itself in the behavioral complexity that, starting from personal, couple relationships, knows how to reach the collective, for a respectful attack against mediocrity.

There is no shortage of surprises, both in style, mental approach, and new rituals that make one think, as is often the case with Jack, of a concept album, to give continuity and depth to this swimming in the time of degradation. What remains intact is his ability to strip away the masks, to deposit the inevitable inside guitars that are full of salt, dissolving our listening in a bath of solitude immersed in water filled with trails. Loneliness is described as both an opportunity and a condemnation that cannot be denied, delegating surely better but not credible opportunities to dreams. Sobel opens the journal of life pregnant with words that know how to break the crystals of security and deception. To do this, his voice is mutated, veering into the most searing and ghostly drama, laying his tonsils on the most bent and mystical sentiments, disintegrating and comforting, taking our breath away, filling our ears with truly commanding intimate connections. 

If the previous Hide in View (2021) and Blind (2022) had shown a more rocky, noisy flair, with rhythm at the centre of every intention, with Dead Souls Collide we come to terms with a truly imposing weighting, with the songs placed one after the other with intelligence, to give the listener the continuity, elegance and sense of a path that, through steps that are never confused, knows how to build an ocean within our tears.Black Swan Lane attack, make visible a wall of notes that scratch the black to leave in the sky the possibility of a white that can at least smile once in a while.

Some waste time looking for the band's roots, the similarities, making comparisons: bad journalism never dies. Rather: let's give this still-unknown molecule a chance to be evaluated in itself, to glimpse originality that is not lacking, to catch a glimpse of something unique that is not hard to discern. Listening reveals a soul that plants its flag in the place of intimacy, a concession that does not serve to become the artist's friend but rather the mode through which one can take a melancholy but lively tour near one's now weary footsteps. The work is dynamic, in this sense, in that it opens the arms of rainbows, and it matters little if the feeling of pessimism seems to win out, for it does not.The beauty of this work consists of an innumerable series of novelties, to make it all sound like a sprint, giving away the pangs and sighs, the upsets and dreams within melodies that seem to have been found under the skin of a highway: whether the rhythm is slow or fast matters little since everything leaks out with precision, matching the roar of the guitars with a wise electronic dose, making the best use of the software and modes granted by modernity. 

The drumming is, as always, dry, expressive, powerful and imaginative, in the cacophonous embrace with the bass, again a protagonist, but in this musical work more at the service of the numerous guitars that, bleeding, deadly, dynamic, corrosive, sensual, manage to be the protagonists of frothing-at-the-mouth songs. The keyboards, piano, and samples are Jack's further form of residency, a fact in itself begun already for at least two albums, to give this outfit a spectacular and unimpeachable poise.The highlighted chaos is a cuddle in the cradle of the quiver, with songs that make people dance, reflect, shake their spirits, for a clear murder of the superfluous. Hard work, meticulous, focused, and needing to shove aggressive but respectful poise in the face. Thrown arrows, chandeliers broken in the face, screams, sand-filled wings, and the swelling breath, hallucinated but aware: further evidence of a completeness that grants no replication. Jack has written his most intense moment: all that remains is to shower in such beauty and decide whether or not to follow him....

Arm yourselves with curiosity: eleven splinters are about to reveal themselves....


Song by Song


1 Covenant


The song that opens the album has hypnotic and mysterious lyrics, with a sly lead guitar that fits perfectly into the scratchy ones, with a keyboard that glues, almost secretly, this envelope to our attention. In the style of the last two works, it shows interesting signs of being able to transport a rock nature to the shoegaze cloud, without overdoing it. Valuable.



2 The Sacrifice


First jolt, within a lyric that knows how to combine criticism and bitterness, in a relational plan that also deals with the religious aspect, with a sound system that alternates a Post-Punk bass with electric and semi-acoustic guitars to reach a Sad Pop refrain that sticks in the mind. The melody is minuscule but capable of hypnotizing, like a cloak of sand on a rainy day. Acidic and powerful.


3 Crushed


In the powerful final solution of a considerable amount of pills as a necessary anesthesia towards relational fatigue, the piece is a powerful animal beat, with the drumming beating, within the interplay of rhythmic electric guitars and arpeggios with semi-acoustic ones. The vocals are a perfectly synchronized mantra with significant structure, as they show (especially with the bass) a deep connection to the songs of their early albums. Pregnant with acid, like a gentle slap in the face, this track underscores BSL's ability to aim well and hit the target. Mighty.



4 Push Me Under


The demons of the mind expose in the lyrics their attitudinal trades, an imbalance, a loneliness, a fall supported by a full-bodied and sweet melody, over a good beat, for a song that confirms the willingness to hold hands with the need to dance syncopatedly with a dreamy structure. A gem to cuddle.


5 Thorns


How perfectly to combine pessimism and positive momentum: brilliant lyrics for a colossal track, with a horror imprint perfectly confirmed by the voice (with its singing) and the instruments, capable of creating tremors. Gloomy and skillful in making the approach of mental death palpable, it finds a way in the chorus and subsequent sound cascades of guitars to stick in the mind. Extraordinary.



6 Forever Lost


Featuring Robyn Elizabeth Abrams on vocals for a very few but significant seconds (emotional, thrilling, an excellent insertion), this sonic gem possesses enormous merit: it leads the memory back to Post-Punk glimmers in a melodic core that comforts, since the lyrics do not allow as much room for smiles. The guitar revolves around the need to combine rhythm and arpeggio managing to stun perfectly: intense.


7 Alone As Me


The most spectacular moment of this eleventh work, the track with the most minutes, like a long drama exposed in a dual mode: a decadent and slow first part, a vibrant second part, then repeating, for a whole that leads directly to weeping. All the discomfort of living seems to collapse within this stage that also allows moments of tenderness. Sepulchral and stunning.



8 Under My Wings.


Without a shadow of a doubt the album's masterpiece: everything works perfectly, showing, among many other things, how Jack knows how to tame his voice and bring it, within a higher and more powerful register, into a hallucinated visual space full of power, giving the words a very convincing acting act. Powerful and surgical in both music and lyrics, he knows how to displace, to lead the listener into a fascine wet with enchanting and desperate tears. Perfect and surgical.


9 A Place Where The Light Dies


Here we are confronted with the tenderness of a musical structure seemingly devoted to sweetness that is quickly shattered by a marvellous chaos, to a singing full of darkness and pain, with guitars at once bleeding and reflective. A perfect summation of Jack left as the sole creator of the whole, free to traverse the possibility of compacting extreme sides and making them coexist with ease and ease. Powerful, dreamy, full of ardor and weed within a dreamy planet. Another prodigy.



10 Ghosts (instrumental)


Perfect coda to the previous song and anticipator of the next one, we find ourselves in the magnetic field of a day when autumn is a light blanket reaching for the sky, tempting tears to tear away their silence. Sweet, bitter, perfect.


11 Inhibitions 


Jack knows the way to give intimacy the perfect sound, surrounding it with mystery, slowing down the frenzy and placing it all, perfectly, as the last track, with a guitar that flexes sadness toward the desire for light. With words that sound like a declaration of love without denying the difficulty of living, he represents Elizabeth for a perfect mantra that slows down every rush for a finale that like perfect glue brings intention and actual possibilities together for a magnetic and meaningful result. Dreamy and necessary.


Jack's best work as a soloist. The intensity expressed gives everyone the possibility of a deep dive into the murky water of our breaths. With subsequent challenging need to structure thought toward new shores.

Old Scribe's Album of the Year: give space to the need to find in music a breath of wind that leads us away from all fragility...


Out on December 12 2023


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

5 November 2023




mercoledì 1 novembre 2023

My Review: Slowdive Live in Manchester - 02 Ritz - 31 October 2023

  Slowdive - Live in Manchester

31/10/2023

Put on an evening in which you are walking on a five-pointed star, without any religious reference, while with rarefied songs you cross the ocean of emotions, raking memories and widening the pelvic radius of ecstatic, calamitous dreams, exuberant with class and restraint. To experience this you must show up to the date in a place predisposed to miracles, whether they are believable or not matters little, and widen your senses in an embrace under the sky illuminated by a band in a state of disarming grace. Having seen all of their tours, the Old Scribe does not need comparisons to establish that on Tuesday, October thirty-one, he witnessed a performance of heterogeneous and soft magnets, where rhythms, sounds, melodies, gentle chaos and noises educated in beauty transported listeners' minds to an imaginative system only partly known, as the presence of new elements was noted. The first surely represented by the perfect amalgamation of a set list that ranged yes between albums but preferred a structure that gave the idea of a journey through time without loading thoughts with nostalgia. An immersion in the most dilated sounds, in the back-and-forth games of guitars pregnant with magic, in the bass to colour the rush and the drums to direct the hips to the sheet of dreams. Spirituality came out of the amplifiers as a new language, full of impressive signs, where everything is contained in an intimacy shown just enough to colour the eyes with new sensations. All the tracks showed the unknown side, with prodigious settlings, as if drained of knowledge to deliver us a new identity. And then the fabulous Sleep to generate a quiver without parachute, a liberating cry along the lanes of a mistral and melancholic reverberation. Fifteen jolts of electricity warmed the air of Manchester's 02 Ritz, paralysing darkness and time, establishing the blood pact with engines brimming with unrestrained melodic fuels. 

Three songs from their recent sublime album: small differences for a great sensory evolution, the undeniable merit of a work that allows you to hear them as if they were newborns looking for love, getting it... Delirium inevitably showed itself, floating thoughts within the invisible notes that flowed into the abdomen.

With Crazy for You (from not so much loved Pygmalion), the psychedelia of shoegaze deals a blow to critics filled with ignorance, making explicit how experimentation, in Slowdive's case, leads to the door of musical paradise, through waves that synthesize the talent of those unwilling to abuse the clichés of success. Elegant, smiling, committed, excellently trained, the five seagulls from Reading give vitamins and cups of tea, make us lie down on a sleeper sofa and listen to the sound of their flights. Certainly the lighting system, their games, helped, for many audience members, to make the connection between the dreamy side and the imagination feel more. But the Old Scribe preferred to close his eyes or watch the stage without distraction: the art of Slowdive is a life lesson to which what comes out of amplifiers educated in composure, grace, minimalist development of textures that shock with intensity and beauty is enough. Rachel, Nick, Christian, Simon and Neil emphasized through this tour how these songs paint their expressive needs at the expense of the selfishness of those who would like to hear other moments of this unimpeachable life and musical journey. Here then is the imprint of the character of these compositions that reveal small and big secrets, perfectly aligned on the pages of this book that can educate the listener toward the endless interactions that were waiting for this uniqueness to define the tip of this star. The album that knew the most space was Souvlaki: not a compromise with the past, but merely a representing the decisive moment in their discography, as if it were a Thank You for the courage of a search that separated the band from their debut work, allowing them to land on new shores. 

Remarkable is the willingness to search for each other again with looks, as an immersion in each of the band's five inner worlds for a result that highlighted the amalgam and willingness to be together that still manages to be fruitful despite the decades having passed, with the danger of seeing skills and potential waning. But no: a play filled with ardor, with refined vehemence, with elegant seeds scattered by instruments full of imagination. A continuous, shocking emotion to give music the power to be an authentic need. 

The concert established the contact between serene souls and the ability not to fear the contrarieties of existence, piloting the wall of noise and reverberations toward stillness...

As always, the dress of songs lends itself to contact with musical suites that shift the centre of gravity of genres toward optimizing resources that are not afraid to knock on the door of mystery. Slowdive are pure philosophy, a need to dig through the dust of the planets encountered.

Small note, perhaps unprofessional, but necessary: the Old Scribe dedicates this review to his wonderful friend Krissy Vandewoude (Whimsical, The Churchhill Garden), thanking her for her (shared) love for the Reading Gulls...


Set-list


Shanty

Star Roving

Catch The Breeze

Sleep

Souvlaki Space Station

Crazy For You

Kisses

Sugar For The Pill

Slomo

Alison

When The Sun Hits

Golden Hair

Dagger

The Slab

40 Days


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

1st November 2023


Pic by Geoff  Shaw (Music, Photography, Running)




La mia Recensione: Slowdive Live in Manchester - 02 Ritz - 31 Ottobre 2023

 Slowdive - Live in Manchester

31/10/2023


Metti una sera nella quale stai camminando su una stella a cinque punte, senza alcun riferimento religioso, mentre con delle canzoni rarefatte attraversi l’oceano delle emozioni, rastrellando memorie e allargando il raggio pelvico di sogni estasianti, calamitosi, esuberanti con classe e moderazione. Per vivere tutto questo ti devi presentare all’appuntamento in un luogo predisposto ai miracoli, che siano credibili o meno poco importa, e allargare i sensi in un abbraccio sotto il cielo illuminato da una band in stato di grazia disarmante. Avendo visto tutte le loro tournée, il Vecchio Scriba non abbisogna di paragoni per stabilire che martedì trentuno ottobre ha assistito a un'esibizione di magneti eterogenei e morbidi, dove ritmi, suoni, melodie, chaos gentile e rumori educati alla bellezza hanno trasportato le menti degli ascoltatori in un sistema immaginifico solo in parte conosciuto, in quanto è stata notata la presenza di elementi nuovi. Il primo sicuramente è rappresentato dal perfetto amalgama di una scaletta che ha spaziato sì tra gli album ma preferendo una struttura che desse l’idea di un percorso nel tempo senza caricare i pensieri di nostalgia. Una immersione nei suoni più dilatati, nei giochi a rimpallo delle chitarre pregne di magia, nel basso a colorare l’impeto e la batteria a dirigere i fianchi verso il lenzuolo dei sogni. La spiritualità usciva dagli amplificatori come un nuovo linguaggio, pieno di segni imponenti, dove tutto è contenuto in una intimità mostrata quel tanto che basta per colorare gli occhi di nuove sensazioni. Tutti i brani hanno mostrato il lato sconosciuto, con assestamenti prodigiosi, come prosciugati dalla conoscenza per consegnarci una nuova identità. E poi la favolosa Sleep a generare un fremito senza paracadute, un pianto liberatorio lungo le corsie di un riverbero maestrale e malinconico. Quindici scariche di corrente hanno scaldato l’aria dello 02 Ritz di Manchester, paralizzato il buio e il tempo, stabilendo il patto di sangue con motori colmi di combustibili melodici senza freni. 

Tre canzoni dal loro recente sublime album: piccole differenze per una grande evoluzione sensoriale, il merito, innegabile, di un lavoro che permette di sentirle come fossero neonate in cerca di amore, ottenendolo…

Il delirio si è mostrato inevitabilmente, facendo fluttuare i pensieri dentro le note invisibili che sono confluite nell’addome.

Con Crazy for You (dal bistrattato Pygmalion) la psichedelia dello shoegaze assesta un duro colpo ai critici colmi di ignoranza, esplicitando come la sperimentazione, nel caso degli Slowdive, conduca alla porta del paradiso musicale, attraverso onde che sintetizzano il talento di chi non vuole abusare dei cliché del successo. Eleganti, sorridenti, impegnati, ottimamente allenati, i cinque gabbiani di Reading regalano vitamine e tazze di tè, ci fanno coricare su un divano letto e ci fanno sentire il rumore dei loro voli. Sicuramente l’impianto luci, i loro giochi, hanno contribuito, per molti spettatori, a far sentire maggiormente la connessione tra il lato onirico e l’immaginazione. Ma il Vecchio Scriba ha preferito chiudere gli occhi o guardare il palco senza distrazione: l’arte degli Slowdive è una lezione di vita alla quale basta e avanza ciò che fuoriesce da amplificatori educati alla compostezza, alla grazia, allo sviluppo minimalista di trame che scioccano per intensità e bellezza.

Rachel, Nick, Christian, Simon e Neil hanno sottolineato, attraverso questo tour, come queste canzoni dipingano le loro esigenze espressive a discapito dell’egoismo di chi vorrebbe sentire altri momenti di questo ineccepibile percorso di vita e musicale. Ecco allora l’impronta del carattere di queste composizioni che svelano piccoli e grandi segreti, perfettamente allineate sulle pagine di questo libro in grado di educare l’ascolto verso le infinite interazioni che aspettavano questa unicità per definire la punta di questa stella. L’album che ha conosciuto più spazio è stato Souvlaki: non un compromesso con il passato, ma solamente un rappresentare il momento decisivo della loro discografia, come se fosse un Grazie per il coraggio di una ricerca che ha separato la band dal lavoro di esordio, consentendo l’approdo a nuovi lidi. 

Notevole la volontà di cercarsi ancora con gli sguardi, come una immersione in ognuno dei cinque mondi interiori della band per un risultato che ha evidenziato l’amalgama e la volontà di stare insieme che riesce ancora a essere proficuo malgrado le decadi siano passate, con il pericolo di vedere scemate capacità e potenzialità.

E invece no: una recita colma di ardore, di veemenza raffinata, di semi eleganti sparpagliati da strumenti pieni di fantasia. Una emozione continua, scioccante, per conferire alla musica il potere di essere un bisogno autentico. 

Il concerto ha stabilito il contatto tra anime serene e la capacità di non temere le contrarietà dell’esistenza, pilotando il muro di noise e reverberi verso la quiete…

Come sempre, l’abito dei brani si presta al contatto con delle suite musicali che spostano il baricentro dei generi verso l’ottimizzazione di risorse che non hanno paura di bussare alla porta del mistero. Gli Slowdive sono pura filosofia, una necessità di scavare tra la polvere dei pianeti incontrati.

Piccola nota, magari non professionale, ma necessaria: il Vecchio Scriba dedica alla sua meravigliosa amica Krissy Vandewoude (Whimsical, The Churchhill Garden) questa recensione, ringraziandola per l’amore (condiviso) nei confronti dei gabbiani di Reading…


Set-list


Shanty

Star Roving

Catch The Breeze

Sleep

Souvlaki Space Station

Crazy For You

Kisses

Sugar For The Pill

Slomo

Alison

When The Sun Hits

Golden Hair

Dagger

The Slab

40 Days


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

1 Novembre 2023




La mia Recensione: Midas Fall - Cold Waves Divide Us

  Midas Fall - Cold Waves Divide Us La corsia dell’eleganza ha nei sogni uno spazio ragguardevole, un pullulare di frammenti integri che app...