giovedì 1 giugno 2023

La mia Recensione: Скубут - Na kryshe

 Скубут - Na kryshe


Sia benedetto Mikhail Shlepin, perché ciò che produce è sempre motivo di una assoluta e fragorosa necessità di ascolti ripetuti.

Sarà il suo modo di conferire alla musica una sacralità oltraggiosa e sghemba, il suo sfidare i cliché entrando dentro di loro mediante la voce che comanda l’inferno con fare mistico, ma alla fine ogni sua traccia è un colpo di vento gelido nella nostra mente.

Parliamo di Na kryshe.

L'introduzione è vapore acqueo mentre prepara la frustata ritmica che arriva, con la chitarra attivata per trasformarsi in bolle di acqua sporca di malvagità gestibile ma che preme sul nostro respiro: deliziosa, irresistibile, innegabile. 

Una cantilena a doppia velocità parte dalle strade diurne ed entra in quelle notturne per visitare l’inquietudine attraverso le sei corde con l’antiruggine, mentre i synth aprono i ghiacci. La voce? Quella è capace di sotterrare il più potente dei demoni perché non puoi strozzarla, non puoi fuggire dal suo fascino. Ed è contorsione, legame pelvico, per questa esibizione di classe che rende la Darkwave figlia legittima del Post-Punk, qui in grande stato di forma, sapendo anche far pensare a come la Coldwave non rimanga di certo tagliata fuori. Quello che è certo è cosa crea questo ascolto: la perdizione, la malinconia improvvisa e una gioia malata, che ci porta verso un libro pieno di foglie pronto ad essere letto mentre si volteggia sopra Vienna, con Mikhail e i suoi maglioni elettrici per poter prendere una piacevole scossa…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

1 Giugno 2023


https://skubut.bandcamp.com/track/na-kryshe




My Review: Various - A Senkrecht Compilation Vol.2

 Various - A Senkrecht Compilation Vol. 2


Happy the old scribe!

Ah the compilations, those of the independent labels then!

And Senkrecht doesn't miss a beat!

Bands and songs are brought together like a perfect fashion show to brighten up the day, to give elegance and confirmation of an absolute value to musical genres that here make a truly remarkable alliance pact. What is important to note is that in this modern era, playlists are not so equivalent to compilations.

Senkrecht knows this well and demonstrates it by bringing together, with perfect logic, atoms that with different origins can coexist to form a multiple, sensible identity.

All this creates the impression of reading a book that recounts, traverses, gives and leads one to reflect on realities that have more or less emerged. There are no big names and who cares? What matters is to make room for meaning, for substance, and all the ensembles featured here are maximum expressions of unquestionable values. One can start right here for those unfamiliar with the formations in question to take a walk backwards.

The elderly scribe has no doubts: for some of you there will be exhilarating moments, where curiosity and the need for discovery will find a way. The Budapest label has always tried to offer extraordinarily restless, passionate, extreme souls to lubricate the heart with emotions that sometimes seem strange and complex.

Don't waste time and dive like eels into the beautiful murky waters of this compilation: certain body stains will be beautiful...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

1st June 2023


https://senkrecht.bandcamp.com/album/senkwaves-a-senkrecht-compilation-vol-2




La mia Recensione: Various - A Senkrecht Compilation Vol. 2

 Various - A Senkrecht Compilation Vol. 2


Felice il vecchio scriba!

Ah le compilation, quelle delle Label indipendenti poi!

E la Senkrecht non sbaglia un colpo!

Vengono riunite band e canzoni come una perfetta sfilata di moda per riuscire ad allietare le giornate, a dare eleganza e conferma di un valore assoluto a generi musicali che qui stringono un patto di alleanza davvero notevole. Quello che preme far sapere è come in questa era moderna le playlist non siano poi così equivalenti alle Compilation.

La Senkrecht lo sa bene e lo dimostra riunendo, con perfetta logica, atomi che con provenienze diverse possano coesistere formando una identità, multipla e sensata.

Tutto questo crea l’impressione di leggere un libro che racconta, attraversa, dona e conduce a riflettere su realtà più o meno emerse. Nomi altisonanti non ve ne sono e chissenefrega? Conta dare spazio al senso, alla sostanza, e tutte le formazioni qui presenti sono espressioni massime di valori indiscutibili. Si può cominciare proprio da qui per chi non conosce le formazioni in questione per compiere un cammino a ritroso.

L’anziano scriba non ha dubbi: per alcuni di voi saranno presenti momenti esaltanti, in cui la curiosità e la necessità di scoperte che possano avvolgere troveranno la modalità per farlo.

L’Etichetta di Budapest ha da sempre cercato di proporre anime straordinariamente inquiete, appassionate, estreme, per lubrificare il cuore con emozioni che a volte sembrano strane e complesse.

Non perdete tempo e tuffatevi come anguille nelle acque belle torbide di questa compilation: certe macchie sul corpo saranno bellissime…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

1 Giugno 2023


https://senkrecht.bandcamp.com/album/senkwaves-a-senkrecht-compilation-vol-2





My Review: October Dogs - The Cusp Of Beauty

 October Dogs - The Cusp Of Beauty


Peace can come from listening, from stopping every rush of omnipresence, from pausing the belief that life is just an expression of always doing something.

Then you come across the Texans' album and everything seems like an unexpected revelation. In addition to this unavoidable premise, there is a particular joy, strange but effective, in this incredible web of musical modality that makes genres merely the branch of its own needs. Everything becomes a pretext, a means, the system for bringing something elevated into these compositions that prove to be masters of embraces, of crosses, of sowing the future.

It is wonderful to lose your compass and feel pleasantly lost: you do not know what you are listening to (given, precisely, this criterion of mixing genres), but you find yourself enveloped and involved, between mystery and unbridled joy. The feeling is that there are waves in the sky (Dream Pop often hovers), in a traffic jam of cars with beams of Alternative and the tyres with a lo-fi camouflaged very well by Indie Pop.

The voice is perpetually under a linen sheet, ready to come out but preferring not to show its face and aligning itself with the music so that everything is balanced. We are sure that these stylistic oscillations were born to reveal, to amaze, to take us into a situation that becomes dreamlike and often instead represents the rocking in which we can still allow ourselves childhood. 

The Cusp Of Beauty is a marvellous example of how the state of health of music is excellent, flourishing, with veins open and capable of creating infinite perceptive fluids: you don't need a masterpiece to uncork a bottle of champagne, but rest assured that we are in front of a marvellously intense work that knows how to anticipate the future.

 They are a bet of the old scribe these guys....


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

1st June 2023


https://octoberdogsmusic.bandcamp.com/album/the-cusp-of-beauty



La mia Recensione: October Dogs - The Cusp Of Beauty

 October Dogs - The Cusp Of Beauty


La pace può arrivare dall’ascolto, dal bloccare ogni impeto di onnipresenza, dal mettere in pausa la convinzione che la vita sia solo espressione di un fare sempre e comunque qualche cosa.

Poi ti imbatti nell’album dei Texani e tutto sembra una rivelazione imprevista. In aggiunta a questa premessa inevitabile, si presenta una gioia particolare, strana ma efficace, in questa incredibile ragnatela di modalità musicale che fa dei generi solamente la succursale delle proprie necessità. Tutto diventa pretesto, mezzo, il sistema per portare qualcosa di elevato in queste composizioni che si rivelano maestre degli abbracci, degli incroci, per seminare il futuro.

Meraviglioso perdere la bussola e sentirsi piacevolmente persi: non sai cosa stai ascoltando (visto, appunto, questo criterio di mescolanza dei generi), ma ti trovi avvolto e coinvolto, tra il mistero e la gioia più sfrenata. La sensazione è che vi siano onde nel cielo (il Dream Pop aleggia spesso), in un traffico di auto con a bordo fasci di Alternative e le gomme con un lo-fi camuffato molto bene dall’Indie Pop.

La voce è perennemente sotto un lenzuolo di lino, pronta a uscire ma preferendo non mostrare il proprio volto e allineandosi con la musica perché tutto sia equilibrato. Siamo sicuri che queste oscillazioni stilistiche siano nate per rivelare, stupire, portarci dentro una situazione che si fa onirica e spesso invece rappresenta il dondolio in cui poterci permettere ancora la fanciullezza. 

The Cusp Of Beauty è un esempio meraviglioso di come lo stato di salute della musica sia ottimo, florido, con le vene aperte e capaci di creare fluidi percettivi infiniti: non serve un capolavoro per stappare una bottiglia di champagne, ma siate certi che siamo davanti a un lavoro meravigliosamente intenso e che sa anticipare il futuro.

 Sono una scommessa del vecchio scriba questi ragazzi…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

1 Giugno 2023


https://octoberdogsmusic.bandcamp.com/album/the-cusp-of-beauty



mercoledì 31 maggio 2023

La mia Recensione: Christabel Dreams - Pigs

 Christabel Dreams - Pigs


Nel tempio della solitudine, brandelli sconvolti di anime agitate, compiono il passo decisivo verso la dichiarazione dei propri debiti. C’è un obbligo: occorre vivere la precisione della falsità, della maschera che tutela gli sgarbi. Inoltre sarebbe bene anche indossare il cappotto che lascia cadere le incomprensioni, seminando quella forza necessaria per accettare il cielo scuro di pensieri corrotti.

Il Vecchio Scriba vi aveva parlato di un trio romano, addetto a dipingere il volto celeste della capitale con spruzzi di malinconia, ordinata e precisa, per farci compiere un balzo verso le catacombe celesti degli atteggiamenti umani. Esce proprio da lì l’ultima canzone, che farà parte dell’atteso album nuovo: speriamo esca il più tardi possibile affinché si possa digerire questa bellezza cupa, con il suo incedere figlio di una notte sbagliata degli anni Ottanta, quella che nessuno aveva osato registrare…

Il brano in questione è capace di mettere in contatto un testo fatto di molecole di tristezza unte di ragionevolezza e la propensione a separare il silenzio dalla follia del delirio umano, mentre la musica precipita nel vuoto, leggera mentre toglie il battito. Sarà per via di connessioni di generi musicali delicati, nel tempio di una Synthwave che disturba il Post-Punk per imporre una melodia incantevole, con la sua dinamite colorata di grigio. Perché tutto ha a che fare con la volgarità di comportamenti che assaggiano l’inganno: quella maschera, di cui parlava il vecchio scriba prima, è solo il diadema infetto di un lugubre sospetto. Niente salva le anime, tantomeno nello spazio gelato di un bisogno contenuto e mantenuto tale da un basso che corrompe per la sua volontà a legarsi al drumming tribale, selvaggiamente osceno, per fare della sezione ritmica un sequestro mentale. Sembra di sentire New Year’s Day degli U2 in quel piano che non si stacca dal synth, il maglione musicale, quello che scalda il petto. Francesco ed Emmanuele alzano lo sguardo, girano le spalle al futuro e perlustrano territori sensuali, dove tutto è risorsa per una melodia che meriterebbe di essere appiccicata alle stelle. Christian aggiunge al dono naturale di una voce dalla timbrica potente e sensuale anche la capacità di un registro alto, quasi urlato nel finale, per incollare i brividi di questo magnete che ruota nella mente. Ma, non dimenticatevi il tema, il percorso del testo, la denuncia, la presa della bastiglia dell’unica verità di questa vita moderna: essere destinati a essere come tutti gli altri, con la stessa maschera, lo stesso fardello, lo stesso precipizio. Che tutto questo sia generato nella città eterna aumenta lo sconforto, le unghie graffiano i sogni e ci si affida al basso per incontrare il battito finito sotto le scarpe. Certamente la tastiera sembrerebbe mettere in castigo le chitarre (e la band pare aver compiuto la scelta corretta): i tre hanno sufficienti risorse per non disperdere ciò che deve essere essenziale. Echi di Psychedelic Furs ci riportano alle lacrime, quelle che sgorgavano fluenti dal loro primo album, quando al sax (oggi usato malissimo dalle band Post-Punk e Darkwave) viene offerto il compito di spiazzare i pensieri aprendo la corsia del sogno. Tutto ciò diventa una perfetta contraddizione che rende la canzone funzionale nel confondere le certezze. Pigs è una latrina, una strada in cui si sciupano le luci e i colori vengono messi a bollire nella decadente formalità di una denuncia. La maturità fa male quanto la verità, e il messaggio, da una bottiglia, passa attraverso i rapporti fatti di luminescenza senza petali di vergogna. Il mondo si sta raggelando, come un fallimento silenzioso che cade in lamenti affidati proprio a quel sax. Cosa rimane? Parole non dette, capaci di trasformarsi in trame musicali con il solvente sulla pelle, per sparire nella magnifica usanza di un ascolto continuo, per fare divenire la canzone un loop, come un amante perfetto, per piangere, per sciogliere la paura data dai confini del mondo senza più lealtà. Brividi che sospendono ogni sogno, e il cantato è un pugno triste senza peso: la voce da sola affonda il respiro dell’ascolto…

Si rimane esterrefatti dalla potenza, mai un attimo di sosta, particolare non da poco, l’ottima scelta di usare il metodo di due voci nelle strofe, come un riverbero e un eco a confermare la validità del testo. Nel ritornello (il pezzo forte della band romana senza alcun dubbio sin dall’esordio) la voce pare non necessitare di un sostegno in quanto il basso, la tastiera e la batteria sono angeli dalle mani potenti, seppur dipinte di nero…

La dichiarazione che sconcerta ma diviene salutare è data da “We are used to falling in silence”: mi spiace contraddire l’affermazione ma con uno brano così immenso, intenso, vero e crudo, nulla di noi potrà fallire perché se esiste una gioia, anche sbilenca, è proprio data da Pigs, definitivamente Singolo dell’anno Italiano per il Vecchio Scriba.

E ora? Non ci resta che silenziare le emozioni e disperderci tra le mine vaganti e pulsanti di questo gioiello romano…


Alessandro Dematteis
Musicshockworld
Salford
31 Maggio 2023

https://open.spotify.com/album/79snihx4ijcQTXxlKE7eX0?si=6nRQvERtT2Ot_miOaTE9gg

https://youtu.be/MBuHrD1i2oA



My Review: Christabel Dreams - Pigs

 Christabel Dreams - Pigs


In the temple of loneliness, distraught shreds of troubled souls take the decisive step towards the declaration of their debts. There is an obligation: it is necessary to live the precision of falsehood, of the mask that guards against discourtesy. It would also be good to wear the coat that drops misunderstandings, sowing the strength needed to accept the dark sky of corrupt thoughts.

The Old Scribe had told you of a Roman trio, employed to paint the celestial face of the capital with splashes of melancholy, tidy and precise, to make us leap towards the celestial catacombs of human attitudes. It is from there that the last song comes out, which will be part of the long-awaited new album: let's hope it comes out as late as possible so that we can digest this gloomy beauty, with its procession, son of a wrong night in the eighties, the one that no one dared to record…


The piece in question is capable of bringing together a text made of molecules of sadness anointed with reasonableness and the propensity

 to separate silence from the madness of human delirium, while the music plummets into the void, light as it takes the pulse away. It may be because of connections of delicate musical genres, in the temple of a Synthwave that disturbs Post-Punk to impose an enchanting melody, with its dynamite coloured grey. Because everything has to do with the vulgarity of behaviours that taste of deception: that mask, of which the old scribe spoke earlier, is only the infected diadem of a grim suspicion. Nothing saves souls, least of all in the frozen space of a need contained and maintained by a bass that corrupts by its will to bind itself to the tribal drumming, wildly obscene, to make the rhythm section a mental seizure. It sounds like  New Year's Day by U2 in that piano that doesn't let go of the synth, the musical jumper, the one that warms the chest. Francesco and Emmanuele look up, turn their backs on the future and patrol sensual territories, where everything is a resource for a melody that deserves to be strung to the stars. Christian adds to the natural gift of a voice with a powerful and sensual timbre also the ability of a high register, almost shouted in the finale, to glue the shivers of this mind-twisting magnet. But, don't forget the theme, the path of the text, the denunciation, the taking of the bastille of the only truth of this modern life: to be destined to be like everyone else, with the same mask, the same burden, the same precipice. That all this is generated in the eternal city increases the discouragement, the nails scratch the dreams and one relies on the bass to meet the finished beat under one's shoes. 


Certainly the keyboard would seem to ground the guitars (and the band seems to have made the correct choice): the three have sufficient resources not to disperse what must be essential. Echoes of Psychedelic Furs bring us back to tears, the ones flowing from their first album, when the saxophone (nowadays badly used by Post-Punk and Darkwave bands) is offered the task of displacing thoughts by opening the dream lane. All this becomes a perfect contradiction that makes the song functional in confusing certainties. Pigs is a latrine, a street where lights are wasted and colours are boiled in the decadent formality of a denunciation. Maturity hurts as much as truth, and the message, from a bottle, passes through relationships made of luminescence without petals of shame. The world is freezing over, like a silent failure falling into laments entrusted to that very sax.  What remains? Unspoken words, capable of transforming into musical textures with solvent on the skin, to disappear in the magnificent custom of continuous listening, to make the song become a loop, like a perfect lover, to weep, to dissolve the fear given by the boundaries of the world with no more loyalty. Shivers that suspend every dream, and the singing is a weightless sad punch: the voice alone sinks the breath of listening...

One is stunned by the power, never a moment's pause, no small detail, the excellent choice of using the method of two voices in the verses, like a reverb and an echo to confirm the validity of the lyrics. In the refrain (the Roman band's highlight without a doubt since their debut), the voice seems to need no support as the bass, keyboard and drums are angels with powerful hands, albeit painted black...

The statement that disconcerts but becomes salutary is given by "We are used to falling in silence": I'm sorry to contradict the statement but with a song so immense, intense, true and raw, none of us can fail because if there is a joy, even a lopsided one, it is given by Pigs, definitively Italian Single of the Year for the Old Scribe.

And now? All that's left is for us to mute our emotions and disperse among the wandering, pulsating landmines of this Roman gem…


Alessandro Dematteis
Musicshockworld
Salford
31st May 2023

https://open.spotify.com/album/79snihx4ijcQTXxlKE7eX0?si=6nRQvERtT2Ot_miOaTE9gg

https://youtu.be/MBuHrD1i2oA



La mia Recensione: Metallica - Fade to Black

 Metallica - Fade to Black


Esiste un margine, nella storia inquieta di ogni furto, che sa determinare un dolore lungo come un sentiero di aggressioni senza termometro. Un furto, sì, proprio questo, diede la scintilla della prima ballata di musica Thrash, e ancora oggi non si sa chi ringraziare per quel gesto che rischiò di portare James Hetfield all’autodistruzione più totale. Partono dalle situazioni più inaspettate le delizie che raggiungono l’eternità: Fade to Black è il pianto sciolto nell’acido materno di un adolescente che, senza la sua strumentazione, si è ritrovato a misurare, calibrare, considerare l’esistenza come una moltiplicazione verticale e non una somma di banali eventi quotidiani. I denti si spezzano, il cibo (quella vita improvvisamente cambiata) scivola intero all’interno di uno spasmo non riproducibile. Ma ecco la genialità dell’arte musicale: prendere una pazzia e ripeterla all’infinito, nel macrocosmo di un impeto senza possibilità di consumarsi. L’esistenza e la morte trovano il luogo nel quale appartarsi, permettendo a una di congedarsi e all’altra di vincere, nell’oscurità di una scena terribile. 

Un tremore arriva ai polmoni di una chitarra arpeggiante, figlia di un medioevo che trova il suo personale Rinascimento nelle mani di James, per poi sedersi sotto la disperazione consentendo alla seconda, quella di Kirk Hammet, di far volare lo strazio su nel cielo, dove il desiderio di vita si è dissolto. Una ballad che porta i Metallica ai primi momenti di intolleranza dello zoccolo duro del thrash, ma quella stessa sezione capirà presto di quanto beneficio sarebbe arrivato dall’ascolto: ucciso l’inganno, distrutto il sogno, il brano celebra il bisogno di flettere e di far riflettere la realtà. Quando sembrava che solo le parole avrebbero potuto generare emozioni, un testamento portatile dentro la propria coscienza, ecco sopraggiungere la veemente seconda parte, con cavalcate nelle quali la matricola Metallica torna a obbedire al proprio cliché, quello inventato proprio dalla band. Tutto schizza nell’assolo, quello di Kirk che esagera, prende la pazzia dell’amico James e la rappresenta: sono dettagli voluminosi di una pittura con il dono di sciogliersi nel petto. Lars, il vichingo che ama complicare, riuscendoci benissimo, è colui che meglio di tutti rende il drumming una miscela di venti e artigli, con le sue rullate, le sue dita sincopate e collegate all’esplosione. Molto vi è da fare, per rendere credibile questo suicidio, questa depressione, questo stordimento mentale e non resta che la dimensione non visibile per farlo, perché in ogni segreto si trova il talento, come nel buio, come quello del basso di Cliff, un genio che qui si accartoccia, scuote con i polpastrelli e lascia che il sudore dei suoi capelli finisca sulle sue quattro corde per essere un fulmine divenuto tuono. Esiste una quota intollerabile di compattezza tra le parole, un vomito che uccide gli ingressi del sangue nel pericardio, e la musica che sembra incollarsi a loro, per mostrare una coerenza, un’aderenza che fa schiantare ogni possibilità di incontrare anche un solo momento di luce. La voce di James è un cartone ammuffito, un elenco di verità inaccettabili che si trasformano (una volta saldata la convinzione al legame del ricordo coniugato al furto e alle sue conseguenze) in una grattuggia mentale che cola sino alla sua ugola che si infiamma. Il mistero consta dell’assoluto desiderio di non nascondere quelle chitarre piene di piombo mentre, abbracciate al testo, mettono la vita di un ragazzo contro il muro: Fade to Black è una esecuzione notturna, dentro il vulcano di dispetti che, come insetti feroci, scuotono il cielo facendolo arrossare, perché qui una vita lascia il sentiero e si avvia nel luogo a cui i respiri non possono accedere…

La tristezza, doverosa, consequenziale, cade dentro i watt della band americana, per essere preposta all’ambascia, alla dolente consapevolezza che senza di lei ogni gioia sarebbe sicura di sé, alimentando inutili certezze. Spavaldo, lucido, cupo, etereo nell'essere eterno, questo fascio suicida consola chi ha gli stessi moti divenendo un conseguente punto di riferimento, un approdo, e lo svincolo da ogni illusione. Si piange, come fontane di un brivido in stato di ipnosi perenne, e ci si scandalizza per la progressione a desiderare di ripetere la presenza al fianco di questo brano, in quanto un magnete, arrugginito ma sempre funzionale, ci porta nel suo nucleo, per un incontro amoroso. Sì, amoroso: il coraggio di desiderare la morte è anch’esso un atto d'amore. Quarta canzone dell’album (non sarà una coincidenza che a partire da Ride The Lightning in poi molte ballads saranno posizionate con questo numero), è quella a cui è data una missione: poter convincere i fedeli e i novizi che si può benissimo concludere qui l'approvvigionamento, perché se si andasse avanti si dimostrerebbe solo un finto attaccamento alla vita.

Coriandoli, torce, anime, progressioni di ritmi, scontri di liquidi gonfi di febbre, dove la vitalità ha il dovere di farsi da parte: pare tutto un sarcofago, un precipizio che deve rotolare nei respiri, nei pensieri, sino a rendere completamente umida ogni attitudine all’opposizione. FTB è un calvario necessario ed è proprio l’ultima parte, quella dove il ritmo prende il treno e schizza dentro, a farci intendere che certe note, certe progressioni di accordi sono già i respiri glaciali di un corpo senza vita.

Unica nel disintegrare il suo stesso segreto, la morte, la donna con la falce, la fine dell’esistenza (chiamatela come volete), si è affacciata quasi a metà degli anni Ottanta per scuotere il delirante bisogno di allegria, per uccidere la leggerezza, per massacrare milioni di anime unite nel disimpegno. Basta un furto, però, per rendersi conto di quanto si è storditi senza se stessi, di come perdere il desiderio di vivere sia un atto velocissimo, con le motivazioni che spingono a tirare per i capelli ogni gioia rimasta nelle mani dell’illusione. Non aver più nulla da dare (canta James) è una verità coniugata alla bugia, perché sono davvero poche le canzoni che possono elevare i desideri verso il proprio schianto donando moltissimo. Non si fatica per nulla a esaltare la precarietà dell’esistenza quando certi fatti avvengono nell’adolescenza. Le chitarre, il basso, la batteria, sono torce che illuminano la confusione che ha salutato con la mano e ha urlato forte il suo addio…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

31 Maggio 2023


https://open.spotify.com/track/5nekfiTN45vlxG0eNJQQye?si=8feaeac24c8743fa


Metallica - Fade To Black - Official Remaster (Lyrics) - YouTube


My Review: Metallica - Fade to Black

 My review


Metallica - Fade to Black


There is an edge, in the restless history of every theft, that can determine a pain as long as a path of aggression without a thermometer. A theft, yes, this very one, gave the spark to the first ballad of Thrash music, and to this day we still don't know who to thank for that gesture that risked driving James Hetfield to total self-destruction. They start from the most unexpected situations the delights that reach eternity: Fade to Black is the crying dissolved in the maternal acid of a teenager who, without his instrumentation, found himself measuring, calibrating, considering existence as a vertical multiplication and not a sum of banal everyday events. Teeth break, food (that life suddenly changed) slips whole within a spasm that cannot be reproduced. But here is the genius of the art of music: taking a madness and repeating it ad infinitum, in the macrocosm of an impetus with no possibility of consummation. Existence and death find a place to part, allowing one to take leave and the other to win, in the darkness of a terrible scene. 

A tremor reaches the lungs of an arpeggiating guitar, daughter from the Middle Ages that finds its own personal renaissance in the hands of James, only to sit beneath the despair allowing the second, Kirk Hammet's, to let the heartbreak fly up into the sky, where the desire for life has dissolved. A ballad that takes Metallica to the first moments of trashy hardcore intolerance, but that same section soon realised how much benefit would come from listening to it: killed the deception, destroyed the dream, the song celebrates the need to flex and reflect reality. When it seemed that only words could generate emotions, a portable testament within one's own conscience, here comes the vehement second part with rides in which the freshman Metallica returns to obey its own cliché, the one invented by the band itself. Everything splashes in the solo, Kirk exaggerating, taking his friend James' madness and representing it: they are voluminous details of a painting with the gift of melting in the chest. Lars, the viking who loves to complicate, succeeding very well at it, is the one who best renders the drumming a mixture of winds and claws, with his snares, his syncopated fingers linked to the explosion. Much has to be done to make this suicide, this depression, this mental daze believable, and all that remains is the dimension non-visible dimension to do so, because in every secret lies talent, as in the darkness, like that of Cliff's bass, a genius who here crumples, shakes his fingertips and lets the sweat from his hair fall onto his four strings to be lightning turned thunder. There is an intolerable amount of compactness between the words, a vomit that kills the blood entrances to the pericardium, and the music that seems to glue itself to them, to show a coherence, a tightness that crashes any chance of encountering even a single moment of light. James' voice is a mouldy cardboard, a list of unacceptable truths that turn (once the conviction is welded to the bond of memory conjugated to theft and its consequences) into a mental grating that drips down to his burning uvula. The mystery consists of the absolute desire not to hide those guitars full of lead while, embracing the lyrics, they put a boy's life against the wall: Fade to Black is a nocturnal performance, inside the volcano of spitefulness that, like ferocious insects, shakes the sky making it redden, because here a life leaves the path and goes to the place where breaths cannot access. Sadness, dutiful, consequential, falls within the watts of the American band, to be prey to the anguish, to the painful realisation that without it all joy would be safe of itself, feeding useless certainties. Fearful, lucid, dark, ethereal in being eternal, this suicidal bundle consoles those with the same motions becoming a consequent point of reference, a landing place, and a release from all illusions. One weeps, like fountains of a thrill in a state of perpetual hypnosis, and is shocked by the progression to wish to repeat the presence at the side of this track, as a magnet, rusty but still functional, brings us into its core, for an amorous encounter. Yes, loving: the courage to desire death is also an act of love. The fourth song on the album (it will be no coincidence that from Ride The Lightning onwards many ballads will be placed with this number), it is the one that is given a mission: to be able to convince the faithful and the novices that one can very well end the supply here, because if one went on it would only show a false attachment to life.

Confetti, torches, souls, progressions of rhythms, clashes of liquids swollen with fever, where vitality has a duty to step aside: it all looks like a sarcophagus, a precipice that must roll in the breaths, in the thoughts, until every attitude of opposition is completely dampened. FTB is a necessary ordeal, and it is precisely the last part, the one where the rhythm takes the train and splashes in, that makes us realise that certain notes, certain chord progressions are already the glacial breaths of a lifeless body. Unique in its disintegration of its own secret, death, the woman with the scythe, the end of existence (call it what you will), appeared almost in the mid-1980s to shake the delirious need for joy, to kill lightness, to slaughter millions of souls united in disengagement. All it takes is one theft, however, to realise how stunned one is without oneself, how losing the desire to live is a very quick act, with the motivation to pull any joy left in the hands of illusion by the hair. Having nothing left to give (sings James) is a truth married to a lie, for there are very few songs that can elevate desires to their own crashing giving. There is no effort at all to extol the precariousness of existence when certain events occur in adolescence. The guitars, the bass, the drums, are torches that illuminate the confusion that has waved goodbye and shouted its farewells loudly...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

31 Maggio 2023


https://open.spotify.com/track/5nekfiTN45vlxG0eNJQQye?si=06b82dc8d35d447d


Metallica - Fade To Black - Official Remaster (Lyrics) - YouTube


La mia Recensione: Auge - Spazi Vettoriali

  Auge - Spazi Vettoriali Il tempo viene archiviato solo dalla massa ignorante di chi ha fretta, quella che stringe gli spazi e divaga nel n...