Grant Swarbrooke - And the World Spins on (Home Recordings) Ep /Sleepers Ep / Liminal Fall
Nel sud di una Inghilterra imprigionata da scelte politiche, sociali e territoriali che modificano il passo lento della storia di questa gloriosa nazione esiste una voce sublime, un artista che da solo sembra assorbire l’inquietudine e lo smarrimento facendo da catalizzatore, antenna e piuma che disperde il negativo per trasformarlo in un sorriso inclinato, dove tutto può accadere.
È tumultuosa la sua musica, come il suo fascio vocale, che ha la particolare caratteristica di essere semplice laddove quella moderna pensa che sia invece un segnale di mediocrità.
Grant prende il folk e lo sparge su una ambient music nella quale i rumori, la vita della natura, la dirompente elettricità delle combinazioni metafisiche trovano modo di essere un tutt’uno compatto ed efficace, facendo da impalcatura a dei testi che sono il vero dilemma di chi tenta di approcciarsi ad essi cercando la comprensione ma, statene certi, un sublime smarrimento vi porterà nella zona dell’intimità, sua, che reclama riservatezza, per una scrittura che non vuole essere assolutamente una discarica emotiva e tanto meno razionale.
Nelle sue creazioni verbali esistono palestre mentali, accenni, ombre con il privilegio che le vedi ma non puoi identificarne l’identità…
Sui testi vigila, controlla ed espande il tutto una voce che è un terremoto, punisce, attrae, sconvolge e deterge l’anima dell’ascoltatore in un liquido in cui il brivido si fa concretezza limpida e assoluta.
Due E.P. e un singolo vengono analizzati dal Vecchio Scriba che riconosce all’artista inglese trasferitosi a Bath una impressionante fila di pregi, rovesciati in canzoni autunnali che fermano l’inverno ma gli sussurrano incomprensibili parole, in un gioco / inganno poderoso ed efficace.
Quando decide di dare alle note uno spazio maggiore si riesce a intuire come gli scenari visivi siano figli di una sensibilità che vuole accorciare lo sguardo verso il cielo, con una scelta minimalista che non consente troppe variazioni, il tutto non per limite bensì per la predisposizione ad accarezzare il suono più che a cercare il cambio degli accordi, regalando emozioni e una sostanziale soddisfazione che, pur risultando incomprensibile, si dilata nelle vene.
L’esordio è stato davvero notevole: arrivato nel momento in cui la musica d’autore inglese stava attraversando una crisi di espressione e di contenuti, And the World Spins on è stato un improvviso arcobaleno della pelle, della mente, con quattro brani che hanno spazzato via la paura di una sterilità che sembrava uccidere il beneficio della musica d’autore.
In particolare la ricerca dei colori vince nei confronti delle parole e della produzione, donando un insieme particolare di tensione e curiosità.
Con il successivo E.P. Sleepers le cose cambiano, si trasformano e allungano la portata di un talento inarrestabile: le composizioni si fanno più complesse, la chitarra acustica trova in quella elettrica una compagna ideale per lanciare al cielo note strategicamente gonfie di emulsioni e di inviti a guardare la vita terrena come una doverosa concomitanza con il sogno.
Arriva poi l’ultimo singolo Liminal Fall e si ha la certezza di una crescita di base: ne parlerò tra poco, ma mi piace pensare che il futuro di questo prodigio sia diventato maggiorenne proprio in quei deliziosi e torturanti minuti…
Un uomo capace di affascinare e conquistare Huey Morgan dei mai dimenticati Fun Lovin’ Criminals: insieme alla moglie i due decidono di sostenerlo, lo circondano di stima e sono i primi testimoni di un coraggio che è arrivato a baciare le stelle.
È un’opera, la sua, commovente e risonante, con il proprio carattere, intenzione, duttilità, rigidità e capacità di incantare.
La sua natura può sembrare aspra e introspettiva, ma concede minuscoli ingressi che garantiscono il paradiso dell’ascolto, consentendo alla sua visione agrodolce e alla sua particolare modalità di suonare la chitarra l’occasione di divenire una tesa e spasmodica volontà di trasferire il tutto nelle pareti interne dei propri pensieri, e questa è una peculiarità dei più grandi…
La sua strumentazione è minuscola, in grado di sembrare spesso un’orchestra che vola, vibra e arrotonda il piacere, come se la musica classica fosse una musa in costante modalità di consiglio…
Ma i suoni sono stratificati, ricchi, raffinati e tutto ciò può comportare una serie di difficoltà da parte dell’ascoltatore nell’afferrarli. L’equilibrio percussivo è semplicemente perfetto e si ha davvero l’impressione che un clamoroso silenzio viaggi dentro questi suoni, per erudirci tutti e per una fase di completezza più che mai necessaria.
Song by Song
1 - Wake Up
Si parte con un risveglio, con un’ascensione morale, una serie di aperture in un contesto che scavalca quello del rapporto di coppia. Ed ecco allora una chitarra che ci porta da Tom McRae e una voce che spettina il cuore, fa gonfiare le lacrime, mentre le astute note di pianoforte creano un mantra che connette il ritmo all’armonia, per stabilire il contatto con una percepibile volontà di fare della vita un invito a conoscere le diverse altezze, cosa che la musica e la voce fanno perfettamente…
2 - And the World Spins on
La caduta, il dolore privato, i tuoni del cielo si buttano a capofitto in questi suoni e accordi tesi, in un’intesa che porta il new acoustic movement a intuire le possibilità che si era negato…
Grant illumina poi il tutto con un assolo che è rapina, circonda e vibra, diventa distorto accogliendo la voce che rimane quasi in penombra, per trasformare il tutto nel volo perfetto di un’aquila reale. Il senso di perdizione (accennato nel testo), la constatazione dell’impatto a terra non toglie nulla alla speranza di un nuovo mondo da trovare.
Ed è una pop song velata di pura e veritiera drammaticità…
3 - State of Grace
La libertà di lasciare che un’altra persona viva senza vincoli è una scommessa, una prova ardua anche solo da immaginare. Grant prende la sua chitarra acustica e, per inciso sempre accompagnato da piccoli e quasi non udibili rumori atmosferici, decide di offrire alla voce il ruolo di riportare in auge quella vibrante forma di ambient folk che negli anni Novanta deliziava il Regno Unito. Un minuscolo ma poderoso assolo di chitarra acustica ci porta nel Dark Folk americano per coniugare il sogno e la realtà in questa non ballad…
4 - Days of Pitchford
Scorie, lampi, trucioli sonori vibrano nei primissimi secondi e poi tra i Bad Seeds e David Eugene Edwards è una bella e piacevole lotta, lenta, per conferire una impronta western a un messaggio che è sì privo di parole ma parla la lingua della paura, della confusione, in un approccio che alla fine diventa una perfetta metafora delle distanze attuali.
Un brano che odora di storia, di geografia, di ricerca, in cui il regime stilistico cerca l’ondivaga forma dei giochi delle note, in un saliscendi che sconquassa e seduce…
5 - Sleepers
I gabbiani di Bath cercano il vento in un giorno di poca luce, le note del pianoforte cadono dal cielo e gli archi di George Wilson fanno venire il singhiozzo al cuore…
Si vive, si sceglie e si dorme: in questo circolo di sensi la musica conosce una direzione, portando la struggevolezza di un alternative quasi minato dalla tristezza a divenire la pietra su cui asciugare le lacrime.
Pochi accordi, la voce che segue i gabbiani, il pianoforte, per condurci nell’intimo volo incerto dove gli anni Settanta si riprendono lo scettro con questo brano che sarebbe stato invidiato da molti.
Quando la bellezza fa questo, smarrirsi nell’emozione determina una nuova e forgiante identità…
6 - Rainbows
Cosa sono gli arcobaleni per Grant?
Sono piccoli fasci di luce da intossicare di una gravità che non sia vista del tutto, con voci che possano nascondere la loro propensione a prendersi il cielo ed è proprio la chitarra elettrica che stabilisce tutto questo: si tratta di una discesa nel territorio dell’oblio, del tormento e del sorriso che cerca le stampelle per camminare ancora. Il drumming di Martin Murphy è perfetto, in grado di disciplinare la bellezza di questo brano incantevole.
Alla fine è blues, soul, è diamante che si trucca da pop song per essere una cometa che si porta sulle spalle tutti questi arcobaleni in attesa di rinascere…
7 - Out of Sea
Onde e arpeggi aprono il canto dei gabbiani e ci si ritrova nell’oceano con queste parole alte ma mai urlate: i giorni sprofondano ma non l’amore e quei rintocchi di piano ci portano dai cantautori francesi degli anni Cinquanta, in un volo anarchico di note in cerca di parole che possano, appunto, come dice Grant, “annegare il nostro stordimento”...
8 - Sleepers Reprise
Sleepers e la sua vestaglia: più che un essere ripresa, riconsiderata, sembra per davvero che tutto sia partito da qui, da questo approccio ambient che affida al circostante sibilante il compito di cullare questa voce famelica…
9 - Liminal Fall
Ancora il mare, imbarcazioni in lontananza, tutto pare piatto in attesa, come l’introduzione sorniona ma già drammatica, per poi constatare che il giro melodico del canto è una sberla, un livido che arriva senza compromessi.
Il ritmo sale ma timido, sino a quando la batteria scuote, esattamente come la voce e le parole, per farci inoltrare in una ennesima caduta.
Infatti la batteria si ferma e rimane un lamento.
Il basso di Martin Murphy guida l’insieme verso la perfezione.
E poi via di nuovo, per sentire una chitarra salutare il dream pop e il caos, perfettamente equilibrato nei suoni e nella produzione, si impossessa delle lacrime che diventano un cerchio infinito…
Sembra davvero che questo pezzo sia il battesimo di una età artistica che conosce il passaporto e possa andare, liberamente, nel futuro…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
21st February 2025
https://open.spotify.com/artist/7aD2kWK5ls9dtcKhX2hxis?si=9Husphg3SQSb4pAyDjxIeA
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