La mia Recensione:
Pale Blue Eyes - Souvenirs
La voglia di vivere, compromessa, acciaccata, avvelenata, smorzata e irrimediabilmente destinata a perdere vitalità può trarre supporto dall’arte, e spesse volte la musica veicola energie preziose.
Nel caso dell’album di esordio della band inglese non possiamo che approfittare della propensione alla positività, con la scrittura di canzoni che tendono a farci aprire la bocca in generosi sorrisi e a farci danzare senza sosta.
Abbiamo la certezza (solo Dio sa, se esiste, quanto ne abbiamo bisogno) di trovare nella qualità delle composizioni di questo effervescente terzetto una gamma di suoni, di arrangiamenti efficaci e di giochi di luci stroboscopiche nelle onde di note pregne di allegria.
I generi musicali sono all’insegna della ripresa di certe intuizioni degli anni ’80 e l’attitudine degli anni ’90 a ritrovare la volontà di sognare: da un uso sapiente dell’elettronica (quanti richiami al Kraut-Rock in modo eccellente), al Post-Punk più vellutato, allo Shoegaze sollevato da una certa tensione e pesantezza, a un Pop-Dance con impronte di saggezza, tutto è governato da una attenta produzione che regala freschezza.
Si sente il lavoro specifico e ben articolato, la volontà di un circuito celeste fatto di stelle, pianeti e di un sole che regala tonnellate di forze che servono per affrontare un’esistenza complessa.
È tempo di andare a specificare questo circo colorato e maestoso.
Song by Song
Globe
Synth pungente, il cantato di Matt Board che si fa onirico, l’efficace drumming di Lucy e il basso colante di Aubrey Simpson fanno della opener track un gioiello che ci fa sollevare gli arti inferiori in una danza piena di coriandoli.
Tv Flicker
Gli anni ’90 dall’abito sgargiante si mostrano con impeto in un corollario di soluzioni limpide per condurci al sogno vibrando nell’aria: energia e la coralità di note perfettamente sigillate tra loro.
Little Gem
L’iniziale drumming ci riporta a Da Da Da dei mai dimenticati Trio, ma poi arriva la perfetta combinazione tra il Synthpop e il Dreampop e il paradiso ci viene concesso con un cantato sottile.
Dr Pong
È magica, colma di richiami sulla sponda dei Legendary Pink Dots (alleggeriti della loro drammaticità), per poi incatenarci con spruzzate elettroniche ammalianti, per giungere al ritornello magnetico e sensuale.
Honeybear
La chitarra si fa più pesante, incisiva (lo Shoegaze sembra qui una delle possibilità infinite del trio di renderlo accattivante e leggero), e il cantato sognante fa da perfetto contraltare.
Star Vehicle
La band di Robert Smith si affaccia all’inizio del brano per condurci dentro una corsa, consapevole e armoniosa, e in questa canzone abbiamo proprio l’impressione che giovinezza non significa immaturità: suoni e propensioni colme di qualità, che ci fanno vibrare il cuore.
Champagne
Si brinda con gocce effervescenti di note che salgono nella galassia, nel perfetto gioco fatto di rimpalli tra basso, chitarra e synth, capaci di tenerci con il fiato sospeso e di buttarci nella mai eccessiva leggerezza.
Sing It Like We Used To
Forse il momento di maggior intensità, brividi e immensa gioia che copiosamente ci circondano, per un brano che sembra un regalo improvviso: coralità delle voci, chitarra dal movimento Alternative e il basso che cattura spingendo le sue note dentro il nostro stomaco.
Undern Northern Sky
Gli anni ’80, quelli che erano gonfi di raggi nebulosi, entrano, rivisitati e corretti, come onde vibranti che, tra Synthwave, psichedelia e morbidezza, procurano nostalgia e al contempo gioia, in una contraddizione sublime.
Chelsea
La sorpresa del rallentamento del ritmo e di una atmosfera delicata arriva con l’ultimo brano, un tuffo Shoegaze che riporta gli Slowdive a portata di sogno. Poi però la chitarra ci fa capire che ai tre interessa soprattutto trovare il proprio stile e lo fanno perfettamente.
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
6 Settembre 2022
https://paleblueeyesmusic.bandcamp.com/album/souvenirs
https://open.spotify.com/album/3ygeCJvvmY78sdfbvpFdYN?si=jtpByeaZSfCWI8t81h0Xzg