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giovedì 16 marzo 2023

La mia Recensione: Her Absence Fill the World - Neon Arabesque

 Her Absence Fill the World - Neon Arabesque


È tempo di dare uno sguardo alla Cultura che esala i suoi ultimi respiri, che non riesce più a girare il mondo seminando se stessa nelle menti sempre più atrofizzare dal consumismo e dalla fretta di possedere il nulla pensandolo e vive solamente come fosse il tutto che certifica il senso delle esistenze. Per farlo adoperiamo un’opera tematica che sa coinvolgere anche per la modalità espressiva di incursioni perfettamente riuscite di generi musicali all’interno di quella elettronica che riesce ad essere efficace come un tempo lo fu il rock. Una coppia residente a Berlino si prende l’onere di mostrare una progettualità che conduce l’ascoltatore ad avere elementi per tornare ad abitare la coscienza. Si danza (chi può negare che si possa riflettere con il corpo in movimento) con viaggi sperimentali di Dark Electro e Synthwave sino alle porte di frammenti Ebm, che rendono più massicci i concetti e le elaborazioni espresse. Synth come frane di neve che cerca il ghiaccio ma trova il calore, finendo a valle del nostro pensiero: è poesia malinconica questo Ep, in una triste giornata di sole. Una delle voci più espressive degli ultimi anni, un’aquila nera scesa in città per affettare con il suo canto la nostra pelle e afferrare i nostri cuori, capace di planare sul registro basso con grazia e sensualità, per poi spiccare il volo su quello alto, lasciando nella sua scia lacrime che escono da esercizi elettronici che sono uno sballo nel quale perdersi per ritrovare la lucidità. L’Ep mostra i muscoli, sempre però con quella volontà di concedere al movimento corporeo confini di accesso, per non conoscere troppo la tristezza. Tra i lavori più ammalianti del 2022, Neon Arabesque è destinato a rimanere una pillola che non si scioglierà, ma continuerà ad avere una grande solidità dentro chi lo ascolterà con attenzione.


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

16 Marzo 2023


https://detritirecords.bandcamp.com/album/her-absence-fill-the-world-neon-arabesque





My Review: Her Absence Fill the World - Neon Arabesque

 Her Absence Fill the World - Neon Arabesque


It's time to take a look at a Culture that is breathing its last breaths, a culture that can no longer go around the world sowing itself in minds which are increasingly atrophied by consumerism and the haste to possess nothingness and lives as if only it were the whole that certifies the meaning of existences. To do this, we use a thematic work which is also able to involve the expressive mode of perfectly successful incursions of musical genres within that electronic music that manages to be as effective as rock once was. A couple living in Berlin assume the responsibility of showing a projectuality that leads the listener to have elements to inhabit consciousness again. They dance (who can deny that one can think with the body in motion) with experimental journeys of Dark Electro and Synthwave up to the gates of Ebm fragments, which make the concepts and elaborations expressed more massive. Synths like landslides of snow searching for ice but finding warmth, ending up in the valley of our thoughts: this Ep is melancholic poetry, on a sad sunny day. One of the most expressive voices of the last few years, a black eagle descended to the city to slice our skin with its singing and to grab our hearts, capable of gliding on the low register with grace and sensuality, then taking flight on the high one, leaving in its wake tears that come out of electronic exercises which are a trip in which we lose oneself in order to regain lucidity. The Ep shows its muscles, but always with that willingness to grant bodily movement access boundaries, so as not to know too much sadness. Among the most fascinating works of 2022, Neon Arabesque is destined to remain a pill that will not dissolve, but will continue to have a great solidity within those who listen to it carefully.


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
16th March 2023




mercoledì 15 marzo 2023

La mia Recensione: Kill Shelter & Death Loves Veronica - The Sex Tape Sessions EP

 Kill Shelter & Death Loves Veronica - The Sex Tape Sessions EP


Il vecchio scriba adora Pete Burns: un veicolo di tensioni necessarie, il fedele suddito del Dio della bellezza sporca, il magnete che sviluppa la più dolce delle dipendenze.

Con lui si è sempre in attesa, come fatto primario, delle sue composizioni, per poter assaggiare il lato cittadino del vivere, dato dalla scia di acute osservazioni che sa trasformare in cupe danze.

Con l’EP The Sex Tape Sessions eccoci a godere della voce di Veronica Stich, come sempre la domatrice, che sa governare e plasmare gli istinti per trasformarli in atti di ardori incommensurabili. Lei e Pete stabiliscono un piano di attacco e prendono il mondo degli amplessi, delle frustrazioni, del contatto fisico, del registro delle emozioni e lo gettano in un riff elettronico che ha il compito di essere il loop magistrale sul quale la voce diventa un battitore libero, tra il cantato sensuale e dolcemente immalinconito e l’atto dell’inspirazione saggiamente perversa, che guida i nostri pensieri in un ballo sfrenato che, come da copione, ci trasforma in animali semoventi.

Ci troviamo così in una dark electro capace di suggestioni, una calamita che chiama a sé, in modo davvero attraente (non poteva essere diversamente), un filo con molecole ebm e un altro pregno di un synthpop lieve ma concreto. Si celebri un capriccio delizioso: un pensiero minimalista dentro una robotica sequenza che induce all’abbandono di ogni volontà, lasciandoci come unica possibilità quella di essere corpi in movimento alla ricerca di un contatto fisico, che probabilmente sarà all’interno di giochi mentali gotici.

I due creano una dolce e malata perversione: si entra in un ascolto continuo e tutto scompare, mentre davanti ai nostri occhi si installano immagini provocanti, nelle quali la canzone si tuffa per stabilire un contatto intenso. 

Abbiamo modo di ascoltare la complessità di creazioni che vestono i generi cercando di immergerli in un bagno che li renda perfettamente funzionanti, eterogenei, indipendenti e al contempo in grado di vivere insieme. Veronica e Pete si dividono i compiti, costruendo un muro elettronico che rende la musica un continente di suoni e di flussi in costante perlustrazione, con il compito di esaltare il trinomio Musica - Voce - Clima, riuscendo a far arrivare un’onda continua di meccaniche oliate e verificate. Ci si ritrova con pulsioni vertiginose: uno stordimento che la coppia artistica sa come procurare, senza sbavature. 

The Sinner è una collina erotica che cola con il suo andamento robotico fluorescente, con tracce di Ebm che pare arrivino dall’abbraccio ipotetico di Londra con Edimburgo nel finire del decennio scorso: amletica, conquista senza avere opposizioni. 

Il brano che dà il titolo all’EP presenta due versioni: gemelle dalla pelle diversa, entrambe in grado di scatenare una rissa orgasmatica dei sensi, perché è un diluvio di nubi sulle dance hall, un precipitare dentro il mistero della fisicità che parla con la mente. La versione Remix potrebbe essere la colonna sonora di un viaggio spaziale, dove tutto si fa assordante in un modo ineccepibile. 

Death Kiss è il trionfo: i generi musicali si buttano nella voce di Veronica ed è un mulino a vento, di forma sintetica, che ammalia e spinge la danza a farsi robusta, con un piano melodico dato dalle sue corde vocali, che si combinano perfettamente alla musica: due suicidi che fanno vivere emozioni accattivanti. Il Synthpop e la Dark Electro vengono uniti senza creare stupide gelosie, ed e delirio, ed è trionfo.

Con Resist la perfezione si legge, si ascolta, si vede, come un temporale elettronico che cerca poesia e la trova: schegge di Darkwave avanzano con lampi e bagliori che illuminano questo incanto che oltrepassa il cielo. Sul finire un synth pare voler far accomodare la Coldwave e si cede innanzi alla perfezione.


Concludendo: questo lavoro è un sublime trattato di elettrodi Dark Electro che accendono la luce del mistero: la voce di Veronica è una pellicola di seta che aspira l’aria, mentre l’onda musicale è in grado di portarci nella Germania degli anni ’80 e ’90, quando sbaragliava la concorrenza. E di proseguire la sua ricerca e la sua consequenziale consapevolezza che questa alleanza artistica abbia trovato l’oro nel buio dell’infinito…


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
15 Marzo 2023

L'EP uscirà il 17 di Marzo 2023




My Review: Kill Shelter & Death Loves Veronica - The Sex Tape Sessions EP

 Kill Shelter & Death Loves Veronica - The Sex Tape Sessions EP


The old scribe adores Pete Burns: a vehicle of necessary tension, the faithful subject of the God of dirty beauty, the magnet that develops the sweetest of addictions.

With him one is always waiting, as a primary fact, for his compositions, to be able to taste the city side of living, given by the wake of acute observations that he can transform into sombre dances.

With the EP The Sex Tape Sessions, we enjoy the voice of Veronica Stich, as always the tamer, who knows how to govern and mould instincts into acts of immeasurable ardour. She and Pete establish a plan of attack and take the world of complexities, frustrations, physical contact, the register of emotions and throw it into an electronic riff that has the task of being the masterful loop on which the voice becomes a free beater, between the sensual and sweetly woozy singing and the act of inhaling wickedly, guiding our thoughts in a wild dance that, as per script, turns us into self-propelled animals.

Thus we find ourselves in a dark electro capable of suggestion, a magnet that calls to itself, in a truly attractive way (it could not be otherwise), one strand with ebm molecules and another filled with a light but concrete synthpop. A delightful whimsy is celebrated: a minimalist thought within a robotic sequence that induces the abandonment of all will, leaving us as the only possibility to be bodies in motion in search of a physical contact, which will probably be within gothic mind games.

The two create a sweet and sick perversion: we enter into a continuous listening and everything disappears, while in front of our eyes provocative images are installed, in which the song dives to establish an intense contact. We get to listen to the complexity of creations that dress up genres by trying to immerse them in a bath that makes them perfectly functional, heterogeneous, independent and at the same time able to live together. Veronica and Pete share the tasks, building an electronic wall that makes the music a continent of sounds and flows in constant patrol, with the task of enhancing the Music-Voice-Climate trinomial, succeeding in delivering a continuous wave of oiled and verified mechanics. One finds oneself with vertiginous impulses: a stunner that the artistic couple knows how to procure, without smearing. 

The Sinner is an erotic hill dripping with fluorescent robotics, with traces of Ebm that seem to come from London's hypothetical embrace with Edinburgh at the end of the last decade: Hamletic, conquering without opposition. 

The EP's title track features two versions: twins with different skins, both capable of triggering an orgasmic brawl of the senses, for it is a deluge of clouds over dance halls, a plunge into the mystery of physicality that speaks to the mind. The Remix version could be the soundtrack to a space voyage, where everything becomes deafening in an unexceptionable way. 

Death Kiss it is a triumph: musical genres are thrown into Veronica's voice and it is a windmill, synthetic in form, that bewitches and drives the dance to become robust, with a melodic piano provided by her vocal chords, which combine perfectly with the music: two suicides that bring captivating emotions to life. Synthpop and Dark Electro are united without creating silly jealousies, and it is a triumph.

With Resist perfection is read, listened to, seen, like an electronic thunderstorm that seeks poetry and finds it: splinters of Darkwave advance with flashes and flashes that illuminate this enchantment that goes beyond the sky. At the end, a synth seems to want to make Coldwave sit up and give way to perfection.


In conclusion: this work is a sublime treatise of Dark Electro that illuminates the light of mystery: Veronica's voice is a silk film that sucks in the air, while the musical wave is able to take us back to the Germany of the 80s and 90s, when she was beating the competition. And to continue her quest and her consequential awareness that this artistic alliance has struck gold in the darkness of infinity...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

15th March 2023



The EP is no 17th March 2023


https://killshelter.bandcamp.com/album/the-sex-tape-sessions-ep




martedì 14 febbraio 2023

My Review: Exsect - Opéra Mécanique

 Exsect - Opéra Mécanique


If we were to scour Quebec well, we would discover its black soul, gravitating in the promiscuous zone of shadows, in a seductive movement of dawns ruined by bad dreams. The only way not to consign yourself to bad days is to dance with Exsect, a line-up totally interested in piercing caves haunted by esoteric spirits with Ebm and bars of Dark Electro. If you listen to it, this volcanic album, you will be creatures hurled far away, separated from earth's gravity and become the children of wolves. Keyboards like bloody guitars, vocals full of vengeance turning into an army on an unstoppable march. It's Ebm, baby, and so the body makes thoughts absent and becomes a soulless object, at least suspended from all human contact until it resonates in the air. Beautifully crafted, it will deliver you the conviction that this genre of music helps at least a little to feel those energies that seem lost forever...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14th February 2023


https://exsect.bandcamp.com/album/opera-mecanique





La mia Recensione: Exsect - Opéra Mécanique

 Exsect - Opéra Mécanique


Se perlustrassimo bene il Quebec, ne scopriremmo l’anima nera e gravitante nella zona promiscua delle ombre, in un movimento seducente di albe rovinate da pessimi sogni. L’unica modalità per non consegnarsi a giornate pessime è danzare con gli Exsect, formazione interessata totalmente a perforare le grotte infestate da spiriti esoterici con l’Ebm e sprangate di Dark Electro. Se lo ascolterete, questo vulcanico album, sarete creature sbalzate lontano, separate dalla gravità terrestre e diverrete figli dei lupi. Tastiere come chitarre insanguinate, le voci piene di vendetta a trasformarsi in un esercito dalla marcia inarrestabile. È Ebm, baby, e quindi il corpo fa assentare i pensieri e diventa un oggetto senza anima, perlomeno sospesa da ogni contatto umano sino a quando risuona nell’aria. Di ottima fattura, saprà consegnarvi la convinzione che questo genere musicale aiuti almeno un po’ a sentire quelle energie che paiono perdute per sempre…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14 Febbraio 2023


https://exsect.bandcamp.com/album/opera-mecanique





sabato 29 ottobre 2022

La mia Recensione: Blocco 24 - Blocco 24

Blocco 24 - Blocco 24


Domani è troppo tardi: la vita è bersagliata da prospettive, sogni, ipotesi, ma ciò che conta è lo slancio del presente che partendo da se stesso semina fiori che si vedranno domani. Non bisogna aspettare.

La musica, ad esempio, sa farlo benissimo. È uno slancio del momento che ci invoglia ad ascoltare per sempre raggiungendo il futuro rimanendo fedele alla propria identità.

La musica che proviene dalla provincia ha una marcia in più. Saranno i limiti dati da minori possibilità, sarà per via di una rincorsa spesso inutile verso modelli cittadini che spesso poi rivelano pochezza.

Da una di loro giungono i Blocco 24, cavalieri del tempo sui loro cavalli che portano sismi e vibrazioni, scendono da colline e vallate come inseminati da mari e oceani ipotetici ma palpabili. Cavalcano le onde del bisogno, non come terapia bensì come samaritani delle nostre dispersioni. Le loro composizioni sono abbracci monolitici, un abbraccio enorme ma non pesante. Pesante è ciò che li circonda e che loro trasformano in preziosità, evidenti e generose, come concime e naftalina: all’interno del loro sacrato marmoreo si sviluppano battiti e impeti che scaldano i muscoli dei pensieri, trascinando in danze dai vortici sublimi, reattori musicali dentro milioni di poesie immaginifiche.

Cinque cavalieri per un blocco di undici Martelli di plexiglas, di stoffa antica piena di chip giusti, nel valore elettronico che fa sudare i pensieri e i corpi nella ballata della necessità.

Davanti alla scelta di imitare, copiare modelli di riferimento sicuramente validi, optano per una forma italiana della bellezza, dove lo stivale, che è la culla del bel canto e delle forme culturali per eccellenza, cammina con buon gusto nei tratti fisiognomici di strutture al cento per cento della terra di Dante e Pavese. Di loro due i Blocco 24 hanno il senso della lievità e del dolore in un sapore shackerato per espandere significati e permanenza nel girone del grigio che tenta la disintegrazione.

Loro impediscono la vittoria del male, per dare al non funzionante la possibilità di trasformazione.

Sono complici di ritmi contaminati di ondivaghe e nomadi trasfusioni di grammi di ombre, necessarie come lo sono le fatiche del vivere.

Viaggiando tra le confinate terre aride e persone morte per le strade, si assumono la responsabilità di filmare l’assurdo, il veleno e le traiettorie delle follie con musiche che scrivono messaggi universali, mentre i testi sono bagliori sonori pregni di maturità che, viaggiando tra le crisi, sviluppano discorsi di cronaca emotiva e razionale.

Adoperano scelte di suono per conquistare consapevolezza, tra generi diversi che una volta amalgamati si espandono come un  blocco di forze da versare nei torrenti dei nostri balbettii.

Le canzoni non sono episodi volti a rappresentare capacità di annessione e connessione verso modelli stilistici già confezionati, piuttosto portatori sani della possibilità di sviluppo.

Nella forza non c’è limite e loro cavalcano il flusso del passato per donarlo: il presente non può essere solo una biblioteca dove trovare quello che è già stato creato.

La vita è fatta di dipendenze, di tragedie, di esagerate pulsioni fisiche, di dispersioni in genere, di dispersioni politiche che snervano, di approssimazioni e intolleranze, e se volete saperne di più addentratevi nei testi di Carlo: ha saputo scriverne divinamente, baciato dagli esseri che vivono nella tempesta della volta celeste. La musica fa lo stesso, per una condivisione che sublima il tutto.

Per capire questa cascata di fulmini bisogna decifrare le loro tumultuose corse tra i vicoli colmi di sbagli. Nel Blocco 24 il fiato si perde per trovare verità e nuvole che aspettano un nuovo rimbocco. L’album è una foresta ipnotica che ci capisce più di quanto siamo in grado di fare noi con la sua forza dialettica di parole concatenate al desiderio di creare prospettive dal sapore amaro. A loro lo zucchero non serve e ce lo dicono dentro le loro vuote prigioni. Non hanno la necessità di rappresentare una generazione, non sono stupidi, bensì, perché questo fanno i cavalieri, portano pergamene tra i villaggi delle nostre menti. Loro non meritano il successo, l’applauso, la forma stupida di adorazione.

Ci donano invece la possibilità di guardare dentro noi stessi, di abbattere i nostri muri, di trasportare la forma di mutismo in un parlare ragionato.

Quello che meritano è il nostro grazie mentre impariamo che nella musica si possono trovare migliorie per uccidere forme di odio palpabili.

Non amici, non eroi, non idoli ma un lancio propositivo verso una formazione morale che sia una visita dentro il sentire più alto. 

Ed ecco che questo disco diventa pane quotidiano, un pasto dove il gusto è l’ultima cosa che conta, ma le calorie che offrono con generosa propensione per mirare a fare del nostro benessere psico-fisico una delle loro priorità sono davvero molte.

Non è difficile vederli con gli strumenti davanti alle potenzialità che cambiano pelle, mentre dentro i loro cavi trovano scosse di vibrazioni come micce che illuminano il momento dell’ascolto.

Gli impeti sono i loro imperi curiosi che viaggiano tra le sponde minate della cultura post-punk, come il sentiero da cui partire, con la letteratura che diventa appiglio e approdo, dove si muove il ventre amniotico di una spirale dinamica in cerca di un altrove da inventare.

Madre tastiera e transistor, bpm e coniugazioni sensoriali fagocitano il già fatto: sia dato spazio al ritmo corposo, a flessioni motorie come mezzi di indagine, per dare all’elettronica il senso di partecipazione all’interno di una formazione che va oltre gli strumenti che hanno deciso di depositare dentro le loro mani creative. Le caverne entrano in locali pieni di gente ma a loro la lentezza e la confusione servono solo per descrivere la folla: la sfuggono e la fottono con fulgida precisione.

Nulla pare esordiente in questo lavoro: si sente un camminare nel tempo da molto, i sensi e gli argomenti dimostrano abilità e profondità, uno sviluppo per forme che sono in grado di non consumarsi con gli ascolti ma di proliferare come onde gentili, programmate per farci stare bene.

Nessuno strumento prevale, la coesione è la coperta coerente che dà a tutti la luce, il rispetto toglie agli ego possibili sconvolgimenti e tutto diventa vena con sangue fluido che scorre nell’ascolto che si trasforma in un miracolo da abbracciare.

Ciò che ascoltiamo è una corsa di classe che sblocca le nostre gambe immobili, siamo nel loro fiato, nella loro alba che, mistica, sensuale, precisa, fa del nostro sentire un abito propedeutico per capire le loro composizioni.

Ci denudano, ci vestono, ci tramortiscono con labirinti dove le complicanze sono risorse, mentre la danza ci porta fuori della nostra stanza per baciare le stagioni tra la polvere di percorsi possibili.

Non perdete tempo a cercare comparazioni, background che vi intossicherebbero l’intelligenza: fatevi cuccioli, vergini, aperti verso i loro nascondigli, i loro geroglifici sonori sono opportunità per imparare e non per confronti che svilirebbero il loro operato.

Non è bello ciò che sorprende piuttosto è sano ciò che conferma che certe cose sono possibili, questo album lo dimostra pienamente: sono stati abili nel fare quello che dovremmo fare tutti, impegnarsi per disegnare il cielo, che ci fanno toccare, perché la realtà con loro supera i sogni.

Lo consiglio a chi si concede la sanezza di ascolti caldi, di volersi approvvigionare di forme artistiche compiute, ben saldate davanti al tempo, dove la luce e l’amore si guardano, si scrutano, si amano, per dare il benvenuto più fragoroso al Blocco 24, cavalieri di pazzie che invece di consumarci dentro mettono a galla il fragore della vita che va specificato, sempre!

E con questo album noi abbiamo un pasto completo: starà alla nostra intelligenza non scartare nulla, nulla…


Song by Song


1 Non mi muovo


Dalla decisione di un immobilismo acclamato si attraversa un ritmo feroce, tra echi di Prodigy dentro una synthwave travestita di grandine, per una canzone che sviluppa detriti comportamentali su sfere cilindriche di importazione Killing Joke nel ritornello, ma, attenzione: nessun furto con scasso, piuttosto miscele di guaiti che allarmano ed espandono un bolo alimentare dalla peristalsi nevrotica. La parte elettronica assaggia il dolore delle chitarre e ne rimane contaminato, mentre il basso e la batteria frustano il brano per renderlo incandescente.


2 Difendimi


Vecchie ossessioni umane pascolano nella insicurezza, nella durezza dei rapporti. E cosa fanno i cinque cavalieri? Creano antichi fasci luminosi, fatti da un piano girovago sui tasti, con annesso un brillio di chitarre accennate, il cantato affannoso e sublime, la sfera della tristezza dentro il basso che spinge verso la dissoluzione, con tutta la nevrosi post-punk che fa della darkwave una favola tesa. 


3 Berlino in autunno


Ecco il brano che potrebbe far storcere il naso ai puristi: che se lo grattino pure! Dopo un inizio vicino a cose conosciute, trite e ritrite (detto senza offesa), i Blocco 24 generano una canzone maestosa, per la capacità di spostarsi subito da quel territorio darkwave che li avrebbe resi prevedibili. Scrivono un muro semovente che accarezza l'acqua, con petali dance su basi elettroniche che sfociano in un synth dal vapore classico, per rendere la canzone inavvicinabile, sfuggente, unica, un purosangue per prestazione. 


4 Canzone per Mark


La saggezza passa attraverso metafore, coda velenosa di rapporti in grado di rendere fragile il respiro, ma non la memoria, non la lezione. Arriva un rallentamento del ritmo, un cantato più scandito, in grado di specificare il testo che viaggia nel sangue. La band rivela il lato melodico senza fretta, poche note su una struttura di sampler, effetti e una chitarra finale che ghiaccia il respiro.


5 Ghiaccio


Tornano i Killing Joke, avanzano i  Pink Dots, si presentano puntuali le chitarre acide degli X, perché devono vedere cosa ne faranno i cinque cavalieri. Semplice: ringraziano e salutano, sono impegnati a far prendere la scossa dentro mulinelli elettrici di grande fattura, al fine di dare al sogno la forza per sciogliere il freddo. Ma nella musica bruciano fiamme di bellicose capacità, nel gioco della alternanza dello spazio degli strumenti, tutti capaci di azzannare.


6 Stringimi


L'unico brano dell'album a mettere in difficoltà lo scrivente. Gli vuole bene, lo apprezza, soprattutto perché si è liberato abbastanza in fretta di ciò che i primi secondi avevano stimolato, e cioè trovare riferimenti troppo evidenti nella modalità alla band di Salford/Manchester che governa il suo cuore da quarant'anni. Seppure con innesti che prendono distanze dai quattro di Unknown Pleasures, per chi scrive è il momento del disco che non mostra tutte le loro abilità innovative, seppur non manchino colpi geniali da esibire. Credo che sia solamente un limite del sottoscritto.


7 Lenti e confusi


La band Romana preferita dello scriba, gli Elettrojoyce, riecheggia nel cantato e nel testo che allaccia la memoria alla band di Filippo Gatti. Ma l'impianto di note è strutturato verso altri porti, altra attitudine, dove l'elettronica annusa la leggerezza, per una canzone che mette fianco a fianco dolcezza e ritmica, strati di rock che fluttuano nel pop, per avvolgere la preziosità della confusione, che bacia la lentezza.


8 Barriere


Quello che hanno fatto nella loro carriera formazioni tedesche come i Blutengel e i Namnanmbulu (i riferimenti sono più nell'aspetto mentale che non artistico) entra incoscientemente dentro il gruppo nato a Palestrina: evolversi come necessità immediata e non come frutto di conseguenze date da risultati buoni o meno raggiunti. Qui i cinque superano loro stessi, per il diamante più puro, più originale, più sorprendente, con cambi, sviluppi, tracce e percorsi stilistici perfetti per intenzioni e capacità.

È acqua che nasce dagli Appennini e sale su al nord, a mostrare il suo corpo sensuale, controllando con facilità le proprie movenze artistiche, perché esplora il futuro creandolo subito. I Blocco 24 sono spaventosamente  capaci di precedere se stessi. 


9  Elettrica


Il cantato segue orme che arrivano dagli anni 80 (con i primissimi Bluvertigo che riecheggiano) ma senza legarsi troppo, mentre la musica è un abbraccio di tastiera che fa avanzare i giochi di chitarra sublimi. Un crooning improvviso bacia la perfezione mentre il ritmo torna a farsi vivace per trascinarci nella gioia di un ascolto che si fa umido di lacrime.


10 Sintesi


Con il testo maggiormente capace di compattare ogni possibile distanza tra chi scrive e chi legge, in un gioco di specchi naturale e consequenziale, il brano ha l'abilità di percorrere i suoni, la tecnica, in un impasto che odora del circo di Felliniana memoria.


11 Sono ancora vivo!


Lo scriba non si permette mai un percorso critico nei confronti dei testi, non è questa la sede, questa è una recensione. Mi si permetta però di complimentarmi: stile, argomento, modalità e qualità qui sono di altissima fattura. Con questo approccio le note sono mogli capaci di creare tappeti su cui sfiorare i corpi e i sensi, per poi divenire un trascinante loop che inghiotte e ci lascia esausti e contenti. Se si riavvolge l'ascolto, partendo dai primi secondi, ci si accorge del bellissimo percorso di agglomerazione stilistica, labirinti da cui estrarre strumenti e modalità per scrivere un brano che conosce la perfezione...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

29 Ottobre 2022


Carlo Marzari Voce e synth
Stefano Moroni Basso
Luca Puliti Chitarra e voci
Roberto Nosseri Batteria
Andrea Giuliano Chitarra e voci


https://www.blocco24band.it/Blocco24-booklet.pdf


https://open.spotify.com/album/3BNEyGqpLhIUFCpw0mHuMd?si=X--otWjWQJWtrOyUVuKVXQ


















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