La mia Recensione:
Juliet Mission - Surren
Si è sempre distratti con le cose degli altri, anche quando diciamo di amarle. La musica non sfugge a questa amara constatazione, non potrebbe, visto che gli essere umani sono portati ad esaltare se stessi e non a prendere in considerazione ciò che fanno gli altri.
Metti sull’impianto stereo questo EP che si chiama Surren, della band di Denver e ti rendi conto che la considerazione è l’atto d’amore più notevole, lo start che rende la corsa una reale e concreta possibilità di incontrare luoghi, sentimenti e riflessioni perfettamente connesse. Tutto si plasma, fortifica, amplifica, nella zona spirituale colma di contenuti artistici e una spiccata attitudine a far evaporare la loro irruenza per rendere solido il succo di composizioni sempre dotate di elementi multi visivo / sensoriale.
Nel 2006 nacque la band Sympathy F., poi i tre membri, Andre Lucero, Doug Seaman, Tony Morales decisero di cambiare il nome l’anno successivo apportando sostanziali cambiamenti climatici al loro pentolone sonoro, dove le emozioni incominciarono a bollire.
Quello che ho scelto di resocontare è al momento il loro ultimo fascio di elettrica pulsione, premiato da me come EP dell’anno 2020.
Al suo interno i tre spalancano melodie, ritmi, voci, immagini, coltivando la passione bellica per dare segnali di pace necessari con storie dalle lacrime solitarie ma coinvolgenti. Gli impasti strumentali vigorosi sono congeniali ad una scrittura lirica di grande impatto, che trova nel cantato la zona della poesia melodica con concetti di ispirazione letteraria. Si fortifica, con l’ascolto dei quattro brani, la sensazione di un progetto che scavalca il confine musicale. Folgori dal voltaggio impressionante, vuoi per chitarre che fanno addormentare l’irruenza scontata, vuoi per un basso che sembra sotterrare ogni impulso di grave preponderanza, e vuoi anche per una batteria che ossida e ossigena il tutto rendendo le creazioni dinamiche e compatte. Una capacità notevole di risultare sognanti e al contempo dinamitardi nell’ambito emozionale, mentre, dall’alto dei loro voli, il tutto prende residenza nei nostri battiti terrestri.
Tutto diventa un cunicolo celeste con aspetti prettamente musicali capaci di essere degli invasori senza timori: nati per coinvolgere, ramazzano le nuvole facendo scendere la bellezza vestita di movimenti eleganti e, altrettanto vistosamente, potenti. Sono tensioni spirituali che con grazia sanno generare la danza del beneficio e dello stupore, senza didascaliche confusioni, perché notevolmente capaci di andare dritti come fusi nel centro del nucleo espressivo. Come poeti guerrieri dalla pelle levigata, costantemente intenti a farci chiudere gli occhi come spiriti imbambolati e quasi assenti, la band americana assesta ad ogni brano colpi che non procurano dolore, se non movimenti emozionali sempre gravidi di una sostenibile e sempre crescente ospitalità.
Le loro scosse vorticose illuminano il cielo dei nostri battiti, come una vacanza improvvisa nella quale impari che non c’è fine a sospiri dalla faccia bisognosa di magia.
Incursioni dal nerbo potente, inclinazioni a fare del loro blando Shoegaze l’uscita di sicurezza di un Post-Punk dai sogni ancora accesi e magistralmente tenuti a margine delle loro costruzioni elettriche, fanno di questo disco l’esempio di musica che pur ribellandosi rivela una propensione onirica.
Forza, è ora, non si perda tempo: mettiamoci a pancia in su a visitare le loro acrobazie per la necessaria lezione quotidiana di bellezza.
Song by Song
Falling
Partenza a razzo: chitarra coinvolta nel ritmo di una melodia primaverile che sostiene un cantato che avvolto dalle nuvole conosce l’apnea. Il basso trascina i due riff di chitarra, uno in controtempo, e la batteria prosegue solida sino a quando un solo di chitarra spinge gli occhi verso l’estasi.
Surren
Iniziando con un basso alla Pixies in stato di forma, la chitarra ci porta il Post-Punk degli anni 80 che si tuffa nello Shoegaze meno pieno di feedback per un brano articolato, con rintocchi di tastiera minimalista ma efficace per compattare la melodia verso il delirio di note sospese nell’aria.
Hush
Prendi i Cure di Simon Gallup del periodo di Kiss Me Kiss Me Kiss Me e rendili schizofrenici con un cantato vicino alle corsie di Marilyn Manson, mantenendo l’atmosfera nevrotica con la batteria che rotola pesantemente sino ad accogliere sibili di chitarra in apnea. Estrema, rumorosa, con un arrangiamento di archi che può felicemente stridere insieme a un feedback “pulito”.
Never Last
Per l’ultimo brano si torna nella zona dell’apertura dell’Ep: tra il sognante e uno Shoegaze che viaggia su tracce Indie Rock, tutto si fa abbagliante con la chitarra in progressione capace di portarci verso una corsa all’interno del perimetro celeste.
Veloce e compatto, l’Ep dimostra la poliedricità di talenti che smussano i cliché tipici di generi musicali che sembrano aver esaurito la fantasia.
Questa band si oppone: le variabili che hanno a disposizione li rendono effervescenti e, mentre scoprono le carte del loro talento, noi ci ritroviamo sorridenti e completamente immersi tra la gioia e l’allegria.
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
27 Maggio 2022
https://julietmission.bandcamp.com/album/surren
https://open.spotify.com/album/3IWLcGdkB0IzWzxqwjopSe?si=8npASZpjSriHlSU0XlH7RA
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.