martedì 10 ottobre 2023

La mia Recensione: Neon - Rituals

 

Neon - Rituals


“ A volte, al solo pensiero di affrontare la giornata, sento come un vetro rotto nella mia anima”

Anonimo


Esiste, vive, pulsa, si nasconde davanti al menefreghismo della massa, non può negarsi, si catapulta nel vuoto per splendere. Che cos’è? 

Ovvio che sia la bellezza, quella non codificata, che non ha dita prensili, quella che scivola velocemente per non rischiare il contagio.

Rituals, Rituals e Rituals ancora, per defenestrare l’ascolto rapido e insipido, quello vorace ma non in grado di afferrare il valore.

1985. Che anno difficile per la musica, tutta. Un anno cuscinetto e, come per tutte le decadi, il quinto è in bilico tra l’andare avanti con ciò che ha vissuto e la possibilità di virare, di andare altrove.

Firenze, la città definita la capitale della New Wave (che bestemmia, Dio mio, e il Vecchio Scriba non può rinunciare a inalberarsi davanti a questa falsa dicitura), aveva gli occhi addosso e gli italiani hanno in quel periodo deciso di parteggiare per i Litfiba e i Diaframma, trascurando invece i Pankow e i Neon, le due formazioni più talentuose, schiette, dirette, efficaci, non alla ricerca di successo ma angeli grigi in cerca di un volo in cui baciare l’aria.

L’unico lavoro della seconda band di cui sopra è apodittico, immerso nella sua stessa bellezza e validità. La sua enfasi ci conduce alla cachessia, abbatte il presente scavalcando la pazienza, consumandoci, in un futuro nel quale la mente si ritrova fratturata.

Situato nei bagliori della Dance Pop più virile, si dirige sapientemente tra i pertugi elettronici, con ambienti Post-Punk a strutturare le melodie e le ritmiche di base, per poi visitare la Darkwave tedesca e il Kraut Rock.

La mitica Kindergarten Records (che ha avuto nella sua scuderia artisti come Scudocrow, Denovo, Garbo, Vena e tanti altri), prese la decisione di far firmare il quartetto fiorentino, dopo aver apprezzato i singoli che avevano preceduto questo lavoro. Sarà poi la Spittle Records a ristamparlo, aggiungendo remix vari. 

Il panorama, il metodo, il senso, i mezzi utilizzati per dare a queste tracce un destino, fanno di Rituals un unicum indiscutibile. Malgrado la veste melodica, nessun pezzo stabilisce un colpo di fulmine, perché ciò che serviva loro era l’esplorazione e non l’esibizione di un prodotto a presa rapida. Così facendo i minuti dell’ascolto diventano una lezione in classe, di storia del suo suono, del vento alchemico, di sequenze sparpagliate negli anni anni della trasformazione di diversi generi musicali, per approdare nel sacrario di una splendida depressione danzante, tribale, caotica, pelvica ed estroversa. Alle chitarre viene affidato il ruolo di catalizzatore della forza: Ranieri Cerelli è un chimico, un abile dottore sonoro, uno stravagante stratagemma continuo per portare l’apparato uditivo nei suoi flash seriosi. Le tastiere di Piero Balleggi, insieme al synth di Marcello Michelotti, sono le regine fascinose della nutrizione animalesca dell’anima di ogni brano, il capoluogo di ogni sentimento. Le percussioni e il drumming industriale del buon Roberto Federighi sono il vero fiore all’occhiello di questo vinile (tra l’altro la confezione originale è un’altra opera d’arte): lui disciplina non solo la danza e il ritmo, ma soprattutto convoglia le melodie verso la memoria, perché non siamo davanti a pezzi composti con la scontata forma canzone. A Fabrizio Federighi è stata affidata la produzione che rivela asciuttezza, velocità, rendendo l’ascolto un'autostrada senza coda.

Il cantato e la voce di Marcello sono semplicemente un miracolo notturno: oscillando da magneti seminascosti di derivazione John Foxx, Peter Murphy e Iggy Pop, il leader si sposta nella corsia meno trafficata di cantanti che non hanno avuto la luce sul palco dei loro talenti. Ma si aggiunga una evidente quota personale nell’interpretazione: un recitato melodico, spesso un crooning beffardo, sembra appostato per sequestrargli le parole, per poi dilatare le vocali, affosandole in zone baritonali di grande fattura. Ci si dovrebbe chiedere perché le parti elettroniche (spesso vicine all’Italo Dance) non abbiano comunicato agli ascoltatori la profonda capacità della band fiorentina di essere una spugna nevrotica: facile rispondere, in quanto gli italiani sono sempre stati rapidi nell’errare, nel nutrirsi di pochezza nello studio e nell’impegno.

Non un concept album, sia letteralmente che musicalmente parlando, bensì un agglomerato urbano di umori sparsi e tenuti insieme da una progettazione artistica che si è rivelata sublime. Un terremoto sulla schiena dei nervi, per un disco che ha attirato l’attenzione dei Simple Minds e di John Foxx, che li hanno voluti per aprire i loro concerti. Non solo soddisfazione, ma la dimostrazione che il loro valore era stato riconosciuto da artisti immensi. Ma era più facile amare gli altezzosi Litfiba e l’arrogante ciuffo di Federico Fiumani…

Prendersi cura degli scambi melodici (le tastiere e le chitarre sono spesso in luoghi opposti, complicando da una parte l’ascolto e dall’altra evidenziando dei sottili richiami che rendono il loro lavoro semplicemente stupefacente) è l’evidente contorsionismo che sfugge alla comodità, in una fuga senza paura.

Il Vecchio Scriba non intende parlare delle singole canzoni, o citarne qualcuna: si dia, invece, a questo esordio a lunga distanza, un luogo preferenziale senza le sollecitazioni dello scrivente, in quanto solo in questo modo sarete davanti alla sorpresa dei vapori in cerca di umori sotterranei, in un gioco di sfide quasi oltraggiose. Suonato, tecnicamente parlando, in modo valido (c’è chi in Inghilterra, tramite l’NME, ha dichiarato Rituals superiore a tante pubblicazioni inglesi di quel periodo), la maggiore difficoltà si mostrerà nel preferire i singoli usciti in precedenza: vietato consegnare spazio all’imbecillità, perché sono proprio pezzi meno conosciuti che esaltano il loro estremo, il loro piacere carnale di essere una mietitrebbia senza battito. Solo così l’incanto si poserà sul vostro cervello e vi scoprirete stregati… 


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

10 Ottobre 2023


https://youtu.be/VF14JeyoUjk?si=jzd5cnS8ybbm7woO





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