domenica 15 gennaio 2023

La mia Recensione: Zephiro - Baikonur

 Zephiro - Baikonur


Roma, la capitale del pettegolezzo, dei circuiti dello spreco del tempo, della moda ritardataria che non porta a nulla, ha ancora però la capacità di conservare il bisogno di differenziarsi, di presentare al mondo esigenze e modalità diverse. Il vecchio scriba pone l’attenzione nei confronti di una band che con l’ultimo disco Baikonur l’ha convinto a parlarne. No, non è un ritardo clamoroso il suo: certe cose abbisognano di studio. E poi si deve considerare un problema reale: questo gruppo e questo album meritano di stare molto lontano dalla città, di arrivare dentro verginità e curiosità ancora vive e in attesa. Occorre quindi capire quando sia il momento giusto per discuterne ed è arrivato ora, quasi un anno dopo la sua uscita. Il luogo ideale per ascoltarlo sarebbe una biblioteca, migliaia di persone sedute, con il cd sul tavolo, le cuffie e il giro cosciente nel Tempo con gli occhi chiusi, cogliendo dentro le note e le parole la fiumana di agganci letterari.

La musica bisogna imparare a vederla e a leggerla, in un insieme che doni come risultato la capacità di coglierne tutto il senso. Tornando al lavoro, è un macroscopico cannocchiale sul mondo, un occhio che lavora e maneggia con sapienza la grandezza del globo terrestre addensando, musicalmente parlando, le preferenze del fondatore del gruppo Claudio Todesco, che si manifestano in uno shaker dove gli ingredienti Post-Punk e un Alternative lieve sono amalgamati, conferendo ai brani la possibilità di non essere fruiti solo da appassionati specifici dei due suddetti generi musicali. Perché la carta vincente è una sensibilità pop che si incolla felicemente, senza però mai prendere la luce del palco. Un disco che per molti è la summa della stagione italiana alternativa degli anni ’80 (no, dallo scriba la parola new wave non verrà mai pronunciata), con la scena Fiorentina su tutte, ma anche qui esiste un dissenso. Queste composizioni sono l’effetto di una realtà che vince, che ha il coraggio di guardarsi dentro, di non annettersi a un percorso limitato dalla nostalgia o da antiche passioni: va ben oltre. Del passato, casomai, vive il riferimento della scrittura, di quella letteratura che consegna testi capaci di ponti, di appigli, come punti di riferimento per tornare a testa bassa a capire il “qui et ora”, senza sprecare nemmeno un secondo. 

Diventa un esercizio elegante e fruttuoso andare oltre l’incanto sonoro che investe l’ascoltatore, perché al di là del fatto che ci si affezioni alle canzoni si può incominciare a intraprendere un lavoro di fruizione di elementi che sono parte integrante del tutto. Ecco, la verità non sta nella bellezza, nella gioia dell’ascolto, bensì nell’utilizzo di questo percorso che spalanca consapevolezze. Il rischio evidente è che in molti si fermeranno a definirle belle, forti eccetera eccetera.

Certamente il suono potente, il mixaggio eccelso di Fabrizio Simoncioni, l’ordine equilibrato delle tracce rendono evidente un contatto immediato, un bisogno e una fedeltà nell’ascolto che diventa una firma nel cuore prima e nella testa poi. Da aggiungere anche lo splendido concept grafico dell’ artwork di Francesca Radicetta.

Quello che occorre sottolineare è la sostanza  delle canzoni che spostano continuamente il bisogno di affossarsi nella ricerca delle loro radici: in questo gli Zephiro precedono pure se stessi e come un’unica anima bisognosa lanciano nei loro dintorni grammi di poesia da una parte (per mantenere lo sguardo dritto verso il futuro) e una manica della camicia arrotolata (segno della consapevolezza che c'è tanto su cui lavorare) dall'altra, finendo per divenire una carta di identità che conosce l'aggiornamento.

E mentre si entra in questo flusso sonoro, nascono esigenze profonde, alcune salgono in superficie (la danza e il canto) e altre invece scorrono nei corridoi della mente e dei battiti, per una manifesta capacità di un disco adulto in cerca di uno sguardo e di un ascolto appropriato.

Baikonur è una goccia dell'oceano che non perde tempo a guardare le altre e avanza, onda su onda, sulla pelle del suo bisogno nomade di correre, volare, respirare il proprio presente per legittimare la sua essenza, sapendo che dove c'è lei esiste possibilità di manovra. Ora andiamo a vedere le nove particelle di questa goccia effervescente e che una nuova possibilità di saper ascoltare in modo profondo non sfugga a chi avrà la grande fortuna di possedere questo album...


Song by Song


1 - Amelia


Il giro del mondo inizia su una nave, l'America è lì di fronte e già dentro di noi, con notevoli giochi di prestigio, di alternanze degli strumenti che permettono di iniziare l'album con la sensazione dell'acqua sulla pelle. Ed è turbolenza Alternative con il suo sapore pop e gli schemi Post-Punk a reggere il tutto.


2 - Crisalide


Il rischio che i primi secondi conducano un italiano a pensare a un nuovo brano dei Litfiba è enorme, ma d'altra parte la mediocrità dell'ascolto è parte integrante del paese dello stivale. Piuttosto, se proprio si cerca un riferimento si dovrebbe guardare a ciò che accadeva in Inghilterra tra il 1979 e il 1980, momento storico verso cui la band di Pelù ha gettato lo sguardo e dal quale ha preso a piene mani. Ma Crisalide è una splendida vipera pop che sfugge, che manda a quel paese chi la vorrebbe come paladina di quel percorso musicale preciso. Lei è impeccabile nel rappresentare solamente se stessa con pennellate di azzurro della chitarra, il basso di Claudio Desideri che è benzina elegante e la batteria emozionante e Indie di Leonardo Sentinelli.


3 -  Khan


Le parole sono il diamante che cattura e ci fa tornare a essere studenti, con la voce di Claudio che le rende sognanti e al contempo credibili. Musicalmente, è un festival di cambiamenti e di capacità nel renderla generosa, imprevedibile, con la chitarra di Todesco che si intrufola sapientemente nel cantato e la volontà di stare lontano da cliché che la rimpicciolirebbero. 


4 - Berlinauta


Il pop nordico degli anni ’90, sconosciuto ma dirompente, si affaccia dentro questo brano, dalla trama evocativa data da un meraviglioso controcanto, dai suoi quasi stop and go, dalle chitarre brillanti che sanno essere ritmiche ma anche circolari, con la benedizione del drumming che riesce a renderla accattivante.


5 - Cosmorandagio


La punta di diamante dell'album arriva e ci fa capire il percorso di crescita della band, l'abilità di non buttarla sul ritmo bensì sulla dimensione dell'architettura degli strumenti, una pianificazione straordinaria che rende perfettamente compattati e omogenei tutti i brillanti di cui sono composti questi minuti di ascolto. Adorabile il fatto che gli Zephiro non si vergognino di essere in grado di scrivere un brano che può essere ascoltato da chiunque, alla faccia delle preferenze del genere. Poesia pop che vi aspetta.


6 - La colpa


Si corre, si rallenta, la voce prende il volo e diventa la bussola del nostro ascolto, sino a quando la band si compatta e sferra un bel colpo nello stomaco, con questa perla rock che entra nel percorso della memoria imprigionata ed ecco il miracolo: la canzone la rende libera...

E la coda del brano è la maturità della band che sulla chitarra sanguigna e aggrovigliata porta se stessa nel futuro, dimostrando la sua indipendenza.



7 - Se scavo più a fondo


Si sta dentro un abbraccio in questa canzone, un trovare se stessi grazie alla volontà di capire e per farlo il pezzo mostra le varie identità sonore e ritmiche, la capacità di entrare nella zona mista di riferimenti pop e rock, che siano italiani o stranieri non importa, è uno specchio pulito che scorre e rende visibile la verità. Una composizione che potrebbe rendere possibile l'intimità anche sul prato di un campo da calcio, in quanto è questo il suo merito più grande...


8 - Fino alla fine


Esistono canzoni eleganti che liberano le persone da tossine conclamate ed è proprio questa a rendere evidente la sua funzione: prima di essere belle, di piacere, devono essere utili e questa lo è, nel renderci coscienti di cosa sia la libertà, nel portare le ombre prima dentro il basso cupo che sarebbe da abbracciare, con la sezione ritmica che diviene evocativa, i canti, i controcanti e i cori che aprono i pori della pelle e ci rendono più leggeri. Tra Indie, Alternative, fiamme di Post-punk educate e Pop qui si fa il pieno di luce...


9 - Di Nostalgia (ft. Miro Sassolini)


È la voce più potente e poetica del panorama italiano ad arrivare qui, a dare la sua stretta di mano alla band capitolina, quel Miro Sassolini che difende la sua attualità e non il suo mito lontano, mostrando come si possa e si debba cantare al giorno d'oggi. Questa unione artistica, posta alla fine dell'album, conferma e approfondisce la convinzione del vecchio scriba che agli Zephiro non sia possibile mettere il bavaglio, che la loro classe arrivi ovunque. Miro non offre la sua collaborazione tanto per farlo: ha letto nel cuore della sostanza del trio romano e ha firmato secondi magnetici e generosi come è nella sua natura. Che è la stessa del gruppo. Si balla col piedino all'inizio e poi ci si alza, si segue la generosità e l'evoluzione del brano, un albero Post-Punk che muta la pelle e cammina nel futuro, e si danza a occhi chiusi e sogni aperti, con il ritmo sincopato che poi saluta e ci costringe a inseguirlo. Chiosa magnifica per un album che farebbe bene a salutare Roma e andare a vivere nel cuore del mondo…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

15 Gennaio 2023

https://zephiro.bandcamp.com/album/baikonur

https://open.spotify.com/album/2Lk0UEtxvptllO1hnePJSZ?si=gI_BrexySZaasvMNkH5ojA





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