lunedì 30 gennaio 2023

La mia Recensione: ROZMAZANI - Hard Times

 ROZMAZANI - Hard Times 


Meraviglia.

Il vecchio scriba potrebbe aver già finito con questa parola, sintetica e vera. Ma la tentazione di spiegare è troppo forte e allora apprestiamoci a una visita del secondo album di un duo che ha dato dimostrazione di idee, qualità e classe davvero con doti eccelse, facendo del binomio qualità-quantità un atto inconfutabile.

È la Polonia, così poco sotto i riflettori degli addetti ai lavori e del grande pubblico, la sede di provenienza di queste quattordici tracce, il manifesto di una indipendenza artistica preziosa ed essenziale, da portare dentro di sé senza titubanze. Il raggio di azione prevede massicce dosi di elettronica (si va dalla Minimal, alla Techno, alla Rave più stilizzata), senza far mancare attraverso l'uso di chitarre ammaestrate al sogno una presenza Alternative che non fa altro che dare il bacio finale a un'opera immensa, che ci porta dentro i sentimenti della coppia.

Ewa Baran e  Wojciech Szczygłowski - Woy242 /W242 (il suo nome artistico) sono il baricentro, l'epicentro e il terremoto musicale di una propensione dinamica verso ritmi e suoni che scuotono, conducono alla dispersione dei sensi neutralizzando ogni opposizione mediante la magia del loro involucro creativo, che esperimenta, frulla e rilascia tossine radioattive di bellezza infinita. Ci si sposta in continuazione, in luoghi e momenti storici, con un impegno di affermazione di idee per mezzo di fotografie sensoriali ed emotive che risultano essere punk come atteggiamento, una estromissione di chilometri di vita in un album che consegna al mondo tutta la dovuta rabbia che qui diviene sintetica, ma non per questo meno vera. Un disco ribelle che insegna quante forme di alienazione e concitate esigenze di uscire dal guscio di una esistenza soffocata dall'anonimato esistano e vadano considerate.

Avvolgente, trascinante, un capitolo della bellezza vi attende per essere custodito per sempre nella vostra sapiente accoglienza. Uno dei migliori  lavori degli ultimi anni non può conoscere l'indifferenza...


Song by Song


1 - Hard Times

Uno dei due brani che hanno anticipato l'uscita dell'album e che gli dà il titolo è il responsabile dell'apertura ed è clamoroso per la sottile atmosfera che permea la struttura musicale, tra techno melodica e ambient che ipnotizzano. In esso la voce di Ewa Baran è il mezzo per farla divenire una perfetta sacerdotessa cyber.


2 - Zamykam Oczy

Il secondo pezzo, già proposto dalla band, che vede Ewa cantare nella sua lingua madre, è l'avamposto su cui presto la musica si appoggerà, per miscelare perfettamente l'elettronica al respiro sintetico. Maestosa esibizione di come il sentire prevalga sulla modalità di espressione, perché siamo davanti a un setaccio che lascia beat e giri di basso che sono anch'essi parole, non per definire ma per stimolare i sensi.


3 - L.O.V.E

Come si danza con i ROZMAZANI? Con echi Darkwave dati da chitarre con la patente di immagini ottenuta con il massimo del punteggio a disposizione in quanto misurata e non esibizionista, la techno educata che arriva come onda attiva e che ci trasporta in ritmi perfettamente sincopati.


4 - Bezgłos

Tricky, i Massive Attack e compagnia bella guardano incuriositi questo magazzino sonoro che è Bezgłos, diamante radioattivo e sensuale, notturno con liquami psichedelici che rendono la luce un chip trip hop dentro una base Ambient di grande suggestione.


5 - Jeziora Nieskończone

Si torna a ballare, con una voce che graffia in un quasi crooning seducente e misterioso, mentre la musica, minimalista ma assassina, è rarefatta all'interno di un hangar in cui ipotetici giovani si uniscono ad adulti per una traccia che profuma di abbraccio elettronico.


6 - Unspoken Words

Cabaret Voltaire, D.A.F., Pankow, Cat Rapes Dog, sono in fila ammaliati: come portare gli anni ’70 nelle decadi successive in 255 secondi. Ossessioni, loop, rallentamenti sonori, visioni e parole attaccate alla presenza emotiva da una parte e alla sconnessione mentale dall'altra, che come risultato danno un brano epilettico straordinario.


7 - NINe Days Of Falling

La dolcezza elettronica: altro che musica fredda! Fatevi un giro in questo arbusto, in questo sentiero di montagna notturno, tra rintocchi di piano come mantra e la cruda nudità di una struttura di armonie che rendono tossico il piacere dell'ascolto. Si spazia con l'odore di Synthwave che si affaccia, sembra andarsene ma poi rimane, facendo sì che la canzone sia uno strumentale poderoso.


8 - Elementos Der Terror (Testiculo Cover)

Il delirio deve essere sottile per non stancare: questa è la sensazione che ci avvolge, nel gioco di voci raddoppiate, inserti synth e campionamenti che rendono il tutto fresco e in grado di veicolare suggestioni continue. Ewa e Woy242 /W242 incantano e la parte musicale, verso la fine, rivela una improvvisa sorpresa, un cambio di ritmo e modalità musicale per dare l'ulteriore dimostrazione dell'ampiezza delle loro idee.


9 Brylanty

Ed è il trip hop che ha trovato il futuro, una nuova forma, senza rinnegare il suo passato. Ma non finisce qui: il senso della coralità e della unidirezionalità passa anche attraverso le due voci unite, come la danza di un serpente che inocula il suo splendido veleno.


10 - Oddalenie

La luce entra nel buio, nelle note gravide di tagli, di una drum machine ipnotica e lastre di suoni compattati per separare la leggerezza da ciò che è inutile. Il tutto pare cancerogeno, malato e quindi perfetto, uno spavento lento che secondo dopo secondo ci porta in dono uno svenimento sensoriale.


11 - Ciężar

L'inizio è un parallelepipedo sonoro suggestivo, una maligna camminata con il cantato che sembra la recita di una donna che abbandona il palco, il synth è in zona Kraftwerk a penetrare la melodia come un gabbiano che vola a quote basse, tra colline e umori pregni di tristezza. 


12 - Thoughts speak to you

Brian Eno e Jean-Michelle Jarre abitano la nuvola della canzone nei primi secondi e poi il treno prende un pò di velocità, rimanendo dalle parti degli anni ’80, con la voce che gioca tra il crooning con il registro basso e quello alto, per poi incontrare un ritornello che ci ricorda la Divina Marlene Dietrich. Estasi e malinconia che ci regalano una danza tra sensi sbigottiti, per una nuova gemma di questo duo inarrestabile per creatività e qualità.


13 - Szklana P

Una pozza di petrolio in mezzo a una scarica elettrica: ecco il penultimo brano che ci porta la techno che esorcizza il passato, per beats e stratagemmi che lanciano la band nel futuro, in un cabaret post-moderno di grande efficacia.


14 - Ostatni Taniec

Si finisce ballando ancora, come robot dell'Europa dell'Est, nuovi soldati ribelli, che mettono in fila il potere e lo puniscono con una marcia che lo accerchia e sconfigge. Se l'ipnosi serve a cancellare ogni opposizione, allora Ostatni Taniec è perfetta. Si sogna in un film in cui il futuro è fatto di synth velenosi e grassi, di stop and go, di bagliori feroci senza necessitare di fragori. 


Un album perfetto, potente, capace di erodere il banale, per un futuro che è a portata di robotici passi di danza...

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

31 Gennaio 2023

L'album esce il due di Febbraio

https://diffusereality.bandcamp.com/album/rozmazani-hard-times-phy125




My Review: ROZMAZANI - Hard Times

 ROZMAZANI - Hard Times  


Wonder.

The old scribe might have already finished with this word, concise and true. But the temptation to explain is too strong, so let us take a look at the second album of a duo that have demonstrated truly sublime ideas, quality and class, making the quality-quantity combination an irrefutable act.

Poland, so little in the limelight of industry insiders and the general public, is the place of origin of these fourteen tracks, the manifesto of a precious and essential artistic independence, to be carried within oneself without hesitation. The range includes massive doses of electronic music (it goes from Minimal, to Techno, to the most stylised Rave), without omitting, through the use of guitars trained to dream, an Alternative presence that does nothing but give the final kiss to an immense work, which takes us inside the couple's feelings.

Ewa Baran and Wojciech Szczygłowski - Woy242 /W242 (his artistic name) are the centre of gravity, the epicentre and the musical earthquake of a dynamic propensity towards rhythms and sounds that shake, lead to the dispersion of the senses, neutralising all opposition through the magic of their creative shell, which experiments, whirls and releases radioactive toxins of infinite beauty. We move continuously, to historical places and times, with a commitment to the affirmation of ideas by means of sensory and emotional photographs that are punk in attitude, an ouster of miles of life in an album that delivers to the world all the due anger which here becomes synthetic, but no less true. A rebellious record that teaches how many forms of alienation and the frantic need to break out of the shell of an existence suffocated by anonymity exist and must be considered.

Enchanting, enthralling, a chapter of beauty awaits to be treasured forever in your wise hospitality. One of the best works of recent years cannot know indifference...


Song by Song


1 - Hard Times

One of the two songs that anticipated the album's release and gives it its title is responsible for the opening and is resounding in the subtle atmosphere that permeates the musical structure, between melodic Techno and hypnotising Ambient. In it, Ewa Baran's voice is the means for her to become a perfect cyber priestess.


2 - Zamykam Oczy

The band's second track, featuring Ewa singing in her mother tongue, is the outpost on which the melody will soon rest, perfectly blending electronic music with synthetic breath. A majestic display of how feeling prevails over the mode of expression, as we are faced with a sieve that leaves beats and bass lines that are also words, not to define but to stimulate the senses.


3 - L.O.V.E

How do you dance with ROZMAZANI? With Darkwave echoes given by guitars with a license in images obtained with the maximum score as measured and non-exhibitionist, polite Techno coming in as an active wave and transporting us into perfectly syncopated rhythms.


4 - Bezgłos

Tricky, Massive Attack and company look intrigued at this sonic warehouse that is Bezgłos, a radioactive and sensual diamond, nocturnal with psychedelic sewage which makes light a Trip Hop chip inside a highly suggestive Ambient base.


5 - Jeziora Nieskończone

It's back to dancing, with a voice that scratches in a seductive and mysterious almost crooning, while the music, minimalist yet murderous, is rarefied in a hangar where hypothetical young people join adults for a track that smells of electronic embrace.


6 - Unspoken Words

Cabaret Voltaire, D.A.F., Pankow, Cat Rapes Dog, are lined up enchanted: how to bring the 70s into the following decades in 255 seconds. Obsessions, loops, sonic slowdowns, visions and words attached to emotional presence on the one hand and mental disconnection on the other, resulting in an extraordinary epileptic song.


7 - NINe Days Of Falling

Electronic sweetness: definitely not cold music! Take a ride in this bush, in this nocturnal mountain path, between piano chimes like mantras and the harsh nakedness of a structure of harmonies that make the pleasure of listening toxic. It ranges with the smell of Synthwave, which appears, seems to leave but then remains, making the song a powerful instrumental.


8 - Elementos Der Terror (Testiculo Cover)

Delirium must be subtle in order not to annoy: this is the feeling that envelops us, in the interplay of doubled voices, synth inserts and samples that make the whole thing fresh and capable of conveying continuous suggestions. Ewa and Woy242 /W242 enchant and the musical part, towards the end, reveals a sudden surprise, a change of rhythm and musical mode to further demonstrate the extent of their ideas.


9 Brylanty

It is Trip Hop that has found the future, a new form, without denying its past. And there's more: the sense of chorality and unidirectionality also comes through the two voices united, like the dance of a snake inoculating its splendid venom.


10 - Oddalenie

Light enters the darkness, in the notes pregnant of cuts, of a hypnotic drum machine and slabs of sound compacted to separate lightness from what is useless. The whole thing seems cancerous, sick and therefore perfect, a slow fright that second after second brings us a sensory fainting.


11 - Ciężar

The beginning is an evocative sonic parallelepiped, a malignant walk with vocals that sound like the recitation of a woman leaving the stage, the synth is in the Kraftwerk zone penetrating the melody like a seagull flying at low altitudes, among hills and moods full of sadness. 


12 - Thoughts speak to you

Brian Eno and Jean-Michelle Jarre inhabit the song's cloud in the first few seconds and then the train picks up a little speed, staying in the 80s, with the voice playing in crooning in the low and high registers, and then meeting a refrain that reminds us of the divine Marlene Dietrich. Ecstasy and melancholy give us a dance among bewildered senses, for a new gem from this duo unstoppable in creativity and quality.


13 - Szklana P

A puddle of oil in the midst of an electric discharge: this is the penultimate track that brings us Techno able to exorcise the past, for beats and stratagems which launch the band into the future, in a highly effective post-modern cabaret.


14 - Ostatni Taniec

You end up dancing again, like Eastern European robots, new rebel soldiers, lining up power and punishing it with a march that encircles and defeats it. If hypnosis serves to erase all opposition, then Ostatni Taniec is perfect. One dreams in a movie in which the future is made of fat, poisonous synths, of stop-and-go, of fierce flashes without the need for rumbles. 


A perfect, powerful album, capable of eroding triviality, for a future that is within reach of robotic dance steps...

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

31st January 2023

https://diffusereality.bandcamp.com/album/rozmazani-hard-times-phy125



domenica 29 gennaio 2023

La mia Recensione: Lumiere Froide - Lumier Froide

 Lumiere Froide - Lumiere Froide


Toh, il Galles! Toh, Cardiff!

La capitale del Galles è una voce che non urla mai, disciplinata, discreta, vive affacciata sul fiume Taff e si fa i fatti suoi. I suoi cittadini sono elegantemente votati alla discrezione, senza privarsi di ciò che vivono gli altri cittadini del mondo. Ma per scelta e vocazione esistono senza clamori.

Così è anche per la musica.

Prendiamo i Lumiere Froide.

Misteriosi ma raffinati, immettono nel mercato discografico un Ep di quattro canzoni e rimaniamo a bocca aperta, per la somma di elementi che ci mostrano, i loro incroci verbali e sonori, le loro impronte dentro la bellezza dal cappello, il cappotto e la sciarpa grigia che proteggono la loro arte, istantanea di un luogo ancora prima che dei generi musicali proposti. Prendono la Coldwave e la rendono romantica con spasmi Post-Punk sapientemente velati.

Double Take è una nevrotica danza dall’umore Synthwave che correndo ci fa sentire un cantato tenebroso tenuto quasi a distanza.

Con Peace il ritmo cede, i primi secondi ci donano i Cure più sperimentali, ma poi velocemente si entra nel tepore della Coldwave, quella pura, capace di abbondanti dosi ipnotiche.

Slip Away è un sogno intrigante che ci consegna le nuvole su cui ascoltarla muoversi con rintocchi di Synth che stregano.

La conclusiva Intimate Blood è la più aggressiva: una spinta Electro Dark e un drumming robusto ci concedono un cantato meno presente ma sul registro basso che conquista. E poi è delirio con una tastiera che entra in un loop meraviglioso.

Lunga vita Cardiff: continua così e abbraccia per me la band!

Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
29 Gennaio 2023




My Review: Lumiere Froide - Lumier Froide

 Lumiere Froide - Lumiere Froide


What a surprise, Wales! Toh, Cardiff!

The capital of Wales is a voice that never shouts, disciplined, discreet, living by the River Taff and minding its own business. Its citizens are elegantly devoted to discretion, without depriving themselves of what other citizens of the world experience. But by choice and vocation they exist without clamour.

This is also the case with music.

Take the Lumiere Froide.

Mysterious but refined, they put an Ep of four songs on the record market and we are left open-mouthed by the sum of the elements they show us, their verbal and sonorous crossings, their imprints within the beauty of the hat, coat and grey scarf that protect their art, a snapshot of a place even before the musical genres proposed. They take Coldwave and romanticise it with cleverly veiled Post-Punk spasms.

Double Take is a neurotic dance with a Synthwave mood that runs through a gloomy vocal kept almost at a distance.

With Peace the rhythm gives way, the first few seconds give us the most experimental Cure, but then we quickly enter the warmth of Coldwave, pure Coldwave, capable of abundant hypnotic doses.

Slip Away is an intriguing dream that gives us the clouds on which to listen to it move with chimes of Sunth that bewitch.

The concluding Intimate Blood is the most aggressive: an Electro Dark thrust and robust drumming give us a less present but low register singing that conquers. And then it's delirium with a keyboard that enters in a wonderful loop.

Long live Cardiff: keep it up and embrace the band for me!

Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
29th  January 2023





My Review: NEW DEUTSCHE FOLK MUSIC - Vol 1 Rauhnaschtsweise

NEW DEUTSCHE FOLK MUSIC - Vol 1 Rauhnaschtsweise


Music produce resilience, intentional, representative, avant-garde in any case, in the face of those who will hear things already known.

And yet.

And yet this compilation from the energetic, swaggering, wonderful German label House of Inkantation, is adept at being all that and more. What is shown on this disc is a deep exploration into the woods and its inhabitants, into the symbolic circuits of a relationship with mystery that, through Neo Folk and its currents, succeeds in taking stock of the situation, bringing us awareness, emotion and the immense possibility of opening our eyes and seeing, not just looking.

Then we will realise that we are in front of a map of sound, of genres, of life with its emotional operations, bustle and calm in a partnership that, while on the one hand would seem impossible, on the other hand turns out to be an absolute triumph. 

Neo Folk - Neo Ambient - Death Folk - Black Metal: yes, these are some of the sonic virgins that show their skin, but identity must be found by listening that knows how to go beyond appearances. All bands have left their breath in the grooves, where guitars, especially acoustic ones, are the black angels spying, noting and bringing back to us those worlds that we normally don't consider much. Far from catharsis or emotional explosions: here we are in a place that by revealing itself favours our mutation, a cognitive bow that brings us closer and indoctrinates us towards a different knowledge.

They are ballads, they are bursts, they are lines of earth on our wrinkles, they are harmonies that shift the cognition of time and make us become inhabitants without a roof, naked perennials like those who live in those places where the concept of home does not exist. 

A majestic compilation, which dares to show the sky lowering and exhibiting slow comets, shimmering in the darkness that instead of covering reveal. Many tracks have been created especially for this compilation and others are unreleased, for a result that is shocking: all connected, devoted to what the old scribe tried to imply. What the hell is the point of having the shameless desire to entrust everything to taste is beyond comprehension: it is what happens and what asks to be considered that counts.

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

29th January 2023

https://houseofinkantation.bandcamp.com/album/neue-deutsche-folksmusik-vol-i-rauhnachtsweisen




La mia Recensione: NEW DEUTSCHE FOLK MUSIC - Vol 1 Rauhnaschtsweise

 NEW DEUTSCHE FOLK MUSIC - Vol 1 Rauhnaschtsweise


Musica come resilienza inevitabile, voluta, rappresentativa, d’avanguardia in ogni caso, alla faccia di chi ci sentirà cose già conosciute.

Eppure.

Eppure questa compilation della energica, spavalda, meravigliosa etichetta tedesca House of Inkantation, è abile nell’essere tutto questo e anche di più. Ciò che viene mostrato in questo disco è una perlustrazione profonda dentro i boschi e i suoi abitanti, nei pressi di circuiti simbolici di un rapporto con il mistero che, attraverso il Neo Folk e le sue correnti, riesce a fare il punto della situazione, portandoci consapevolezza, emozione e l’immensa possibilità di aprire gli occhi e vedere, non solo guardare.

Allora ci renderemo conto di essere davanti a una mappa del suono, dei generi, della vita con le sue operazioni emotive, il trambusto e la calma in un sodalizio che, se da una parte parrebbe impossibile, invece si rivela essere un trionfo assoluto. 

Neo Folk - Neo Ambient - Death Folk - Black Metal: sì, sono alcune delle vergini sonore che mostrano la loro pelle, ma l’identità va trovata con un ascolto che sappia andare oltre le apparenze. Tutte le band hanno lasciato nei solchi il loro respiro, dove sono le chitarre, soprattutto acustiche, gli angeli neri che addentrandosi spiano, annotano e riportano a noi quei mondi che normalmente non si considerano molto. Altro che catarsi o esplosioni emotive: qui siamo in un luogo che rivelandosi favorisce la nostra mutazione, un inchino conoscitivo che avvicina e indottrina verso un sapere diverso.

Sono ballads, sono scoppiettii, sono righe di terra sulle nostre rughe, sono armonie che spostano la cognizione del tempo e ci fanno divenire abitanti senza un tetto, nudi perenni come lo è chi vive in quei luoghi dove il concetto di casa non esiste. 

Una compilation maestosa, che si azzarda a mostrare il cielo che si abbassa e esibisce comete lente, luccicanti nel buio che invece di coprire rivelano. Molti brani sono stati creati apposta per questa compilation e altri sono inediti, per un risultato che sconvolge: tutto connesso, votato a ciò che il vecchio scriba ha cercato di far intendere. Cosa diavolo serva avere lo spudorato desiderio di affidare al gusto tutto non si riesce a intendere: è ciò che accade e che chiede di essere considerato che conta.

Queste band non sono sicuramente tra le vostre amate, perché non si finisce mai di limitare il raggio di azione del percorso cosciente che dovrebbe essere obbligatorio: allora forza! Dai, è proprio in queste composizioni che potrete godere di fortune immense. 

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

29 Gennaio 2023

https://houseofinkantation.bandcamp.com/album/neue-deutsche-folksmusik-vol-i-rauhnachtsweisen




sabato 28 gennaio 2023

My Review: Grey Lips - MASQUERADE

Grey Lips - Masquerade 


Perrine Berger and Matthieu Hardouin have been in the old scribe's sights for some time now, and now with the band Grey Lips he can say that their union in this project offers the possibility of enjoying seismic spaces and musical turbulence in rarefied Switzerland, a country that knows how to produce the right noise, the one that fascinates and gives power. Such a debut deserves attention and specification, as their scope is vast and encompasses time zones of origin of musical genres that they have managed to make even more credible and relevant. Three singles have given us an idea, but it is the album that conquers without a doubt: rock finds its old genuine flame, side by side with the need to integrate salty pills of hallucinated Post-Punk, almost sweaty, almost imbued with Industrial textures, with Matthieu's voice he knows exactly how to create links with pain and poetry, just as Justin Sullivan of New Model Army knows how to contemplate. The sound waves bypass the Alps and glide over Geneva, where the two have devised strategies to make our listening an old-fashioned situation: being in a rehearsal room listening to friends, because everything vibrates with warmth and immediacy. The guitars are often in the zone of Sonic Youth's Daydream Nation, they move quickly to tickle other bands and have a beer together. 

And so, not accidentally, we hear how they have a desire to take their sound to the place where everything scratches and pushes the mind on vertical journeys. We descend towards that art form that makes drives and hysterics possible, we are left with sweat and the distinct feeling that these songs are dirty with for once a beautiful oil and a breath that wants to let out anger that is not just screaming. All the stars here would deserve a description, but I invite you to have faith: listening will make you discover that they can be dynamic and altered in the way that makes what they do the King's garden, that of music...

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

28th January 2023

https://greylips.bandcamp.com/album/masquerade






La mia Recensione: Grey Lips - MASQUERADE

 Grey Lips - Masquerade 


Perrine Berger e Matthieu Hardouin sono nel mirino del vecchio scriba da tempo e ora con la band Grey Lips può affermare che la loro unione in  questo progetto offre la possibilità di godere di spazi sismici e turbolenze musicali nella rarefatta Svizzera, un paese che sa produrre il rumore giusto, quello che affascina e dona potenza. Un debutto simile merita attenzioni e specificazioni, in quanto il loro campo di azione è vasto e comprende zone temporali di origine dei generi musicali che loro hanno saputo rendere ancora più credibili e attuali. Tre singoli che hanno dato un’idea, ma è l’album che conquista senza dubbio: il rock trova la sua antica fiamma genuina, affianca la necessità di integrare pillole salate di Post-Punk allucinato, quasi sudato, quasi imbevuto di trame Industrial, con la voce di Matthieu che sa creare legami con il dolore e la poesia, come Justin Sullivan dei New Model Army sa contemplare. Le onde sonore scavalcano le Alpi e planano su Ginevra, dove i due hanno studiato strategie per fare del nostro ascolto una situazione antica: trovarsi in una sala prove ad ascoltare degli amici, perché tutto vibra di calore e immediatezza. Le chitarre spesso sono nella zona di Daydream Nation dei Sonic Youth, poi si spostano veloci per solleticare altre band a bere una birra insieme. 

E così, non per caso, sentiamo come abbiano il desiderio di portare il suono verso il luogo dove tutto graffia e spinge la mente a viaggi verticali. Si scende verso quella forma d'arte che rende possibili pulsioni e isterie, si rimane con il sudore e la netta sensazione che queste canzoni siano sporche di un petrolio per una volta bellissimo e di un respiro che vuole far uscire la rabbia che non sia solo urla. Meriterebbero una descrizione tutte le stelle qui presenti, ma vi invito ad avere fiducia: l’ascolto vi farà scoprire che sanno essere dinamici e alterati in quel modo che rende ciò che fanno il giardino del Re, quello della musica…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

28 Gennaio 2023

https://greylips.bandcamp.com/album/masquerade





venerdì 27 gennaio 2023

La mia Recensione: Haunting Octaves - Secret Garden

 Haunting Octaves - Secret Garden


Ci si può ritrovare dopo anni in cui si è emigrati nel posto sbagliato?

La letteratura ha speso milioni di chilometri per rispondere, con consigli, tecniche, racconti e poesie.

Al vecchio scriba accade con Secret Garden, il secondo album dei californiani Haunting Octaves, una di quelle formazioni che non conoscere definisce la colpevolezza dell’ignorare, volutamente o meno.

Cosa dire di questo album?

Straordinario.

Sublime.

Obbligatorio il consumo.

All’insegna di una delicatezza compositiva eccelsa, da applauso scrosciante, tutte le dieci composizioni sono affreschi del Settecento trasportati, indenni, ai giorni nostri. Non ci sono voci perché a cantare sono gli strumenti, tutti suonati dal misterioso A.R. 

Nel suo giardino segreto a emergere sono fiori Post-Rock melodici e malinconici, che si accoppiano con sottili piume Shoegaze, a tratti con chitarre quasi Hard-Rock, ma poi tutto torna tra quelle dita che accarezzano le corde con arpeggi che sequestrano, ci chiudono gli occhi per donarci la sicurezza di essere in un luogo che apparterrà ai nostri sogni.

Basterà aprire la porta e quel giardino straordinariamente affascinante sarà pronto ad accoglierci. Un disco meraviglioso dovrebbe essere proibito e invece avrete anche la fortuna di poterlo vivere con il free download.

E allora siate rapaci, date libero sfogo all’egoismo che impone di ascoltare la musica gratuitamente e congelate il resto per ritrovare la brina sulla vostra pelle, in ogni stagione dei vostri bisogni.

È già che ci siete ripetete il trucco con il suo primo album DERELICT.

Intanto Secret Garden fa gridare al miracolo, in quanto inebetisce, creando panchine e sentieri nel suo perimetro per sospendere il tempo in un ascolto continuo. Siate gentili con i miracoli perché se hanno scelto di mostrarsi a voi il minimo è accoglierli, abbracciarli e parlarci insieme: e, visto che qui sono ben dieci, date spazio alla cupidigia e abbuffatevi perché sarà un pranzo che non scorderete…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

27 Gennaio 2023

https://hauntingoctaves.bandcamp.com/album/secret-garden




My Review: Haunting Octaves - Secret Garden

 Haunting Octaves - Secret Garden


Can one find oneself after years of being in the wrong place?

Literature has spent millions answering this question, with advice, techniques, stories and poems.

It happens to the old scribe with Secret Garden, the second album by Californians Haunting Octaves, one of those bands that unknowingly  defines the guilt of ignoring, intentionally or otherwise.

What to say about this album?

Extraordinary.

Sublime.

Mandatory consumption.

In the name of a sublime compositional delicacy, to roaring applause, all ten compositions are eighteenth-century frescoes transported, unscathed, to the present day. There are no voices because it is the instruments, all played by the mysterious A.R., that sing. 

In his secret garden to emerge are melodic and melancholic Post-Rock flowers, which are coupled with subtle Shoegaze feathers, at times with almost Hard-Rock guitars, but then everything returns between those fingers that caress the strings with arpeggios that seize, closing our eyes to give us the security of being in a place that belongs to our dreams.

We need only open the door and that extraordinarily fascinating garden will be ready to welcome us. A marvellous record should be forbidden and instead you will be lucky enough to experience it with the free download.

So be rapacious, give free rein to the selfishness that dictates listening to music for free and freeze the rest to find the frost on your skin, in every season of your needs.

And while you're at it, do the trick again with his debut album DERELICT.

Meanwhile Secret Garden makes one cry out for a miracle, as it intoxicates, creating benches and paths in its perimeter to suspend time in a continuous listening. Be kind to the miracles because if they have chosen to show themselves to you, the least you can do is welcome them, embrace them and talk to them together: and, since there are ten of them here, give room for greed and binge because it will be a lunch you won't forget...

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

27th January 2023

https://hauntingoctaves.bandcamp.com/album/secret-garden





giovedì 26 gennaio 2023

La mia Recensione: Vague Scare - Transient

 Vague Scare - Transient


I duo Francesi Coldwave/Synthwave sono sempre da tenere sotto osservazione: da quelle parti non sprecano tempo e i lavori sono quasi sempre meraviglie di cui godere.

Nel caso dei Vague Scare la qualità è altissima, flussi elettrici sulla pelle tengono l’attenzione pura e alta, perché le canzoni di questo Lp sono una passeggiata dentro le ombre in un giorno piovoso, in cui si prende quella dose di freddo che rivitalizza gli arti e tornando a casa ci si ritrova in ottima forma.

Il circuito sonoro è una ammiraglia di propensioni romantiche dove non manca la nostalgia e l’ammirazione per una stagione musicale che non intende morire. Tutte e otto le tracce sono allucinazioni che conoscono l'esasperazione, contenute e poi fatte uscire con le note alle quali viene tirato il collo, sono lunghe e incastonate all’interno di ritmiche nervose e metalliche, la drum machine è una ragazza precisa e fredda, non concede approcci e va via sicura. La chitarra di Fred, che suona anche i synth, è un brivido Post-Punk che cammina attorno a un igloo e appare a piccole ma raffinate dosi. Laur, voce principale e anche lui ai synth, è un ragazzo dal bavero alzato, splendidamente desideroso di porre il suo timbro vocale in una modalità rivolta agli anni ’80, tra il sognante e l'austero.

La stagione dell'osservazione francese nei confronti della glacialità dei patimenti con i Vague Scare si fa attenta e precisa, non ci si può perdere in balbuzie emotive in quanto la loro metodicità non spreca tempo: una lezione che fa bene alla mente, sempre combattuta nel dare spazio al cuore. Tutto ciò per dire che questo album è una enciclopedia comportamentale, dalle otto pagine escono bagliori carichi di muschio perché conservare la lucidità è cosa buona e giusta...

Spettacolare che le loro storie, che siano vere o inventate, abbiano a che fare con i sentimenti, quando tutto fa presupporre il contrario: proprio vero che i duo Francesi sono magnificamente pazzi e loro lo sono in modo divino...

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

27 Gennaio 2023

https://vaguescare.bandcamp.com/album/transient






My Review: Vague Scare - Transient

 Vague Scare - Transient 


The French Coldwave/Synthwave duo are a pair you should be continuously watching out for: they don't waste time over there and their works are almost always wonders to enjoy.

In the case of Vague Scare, the quality is very high, electric flows on the skin keep the attention pure and high, because the songs on this LP are a walk into the shadows on a rainy day, where you take that dose of cold that revitalises your limbs and return home in great shape.

The sound circuit is a flagship of romantic propensities where there is no lack of nostalgia and admiration for a musical season that does not intend to die. All eight tracks are hallucinations that know exasperation, contained and then released with the notes being wrung out of them, they are long and set within nervous and metallic rhythms, the drum machine is a precise and cold girl, it does not concede any approaches and goes away safe. The guitar of Fred, who also plays synths, is a Post-Punk thrill that walks around an igloo and appears in small but refined doses. Laur, lead vocalist and also on synths, is a boy with his lapel turned up, beautifully eager to place his vocal timbre in an '80s-oriented mode, between dreamy and austere.

The season of French observation towards the glaciality of the sufferings with Vague Scare becomes careful and precise, one cannot get lost in emotional stuttering as their methodicalness wastes no time: a lesson that is good for the mind, always struggling to give space to the heart. All of which is to say that this album is a behavioural encyclopaedia, moss-laden gleams come out of the eight pages because preserving lucidity is the right thing to do...

Spectacular that their stories, whether true or invented, have to do with feelings, when everything suggests the opposite: it's true that the French duo are magnificently crazy and they are divinely so...

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

27th January 2023

https://vaguescare.bandcamp.com/album/transient




mercoledì 25 gennaio 2023

My Review: Karma Voyage - Lights in Forgotten Places

 Karma Voyage - Lights in Forgotten Places 


What is the aspect of astonishment that embraces the need for an impressive immersion into truth? 

You might know it by listening to the debut album by the Italian band Karma Voyage, which, after the eponymous Ep of 2021, follows a path where the medals have two sides, but reveal their identity, their entity, their specific weight, in a journey where everything touches lightly the greatness that generates, precisely, astonishment. There is no definition of such a fact other than the extraordinariness of its depth, in a circuit made up of sound trails and sacred words, because they investigate and put people before something absolute. Italy, which struggles to have a noble identity, in any field, should listen to this rhythmic encyclopaedia, read in the movements of probing souls, who do not seek ease, let alone privileges, but a path where eyes and ears are not apparatuses at the service of the senses but the first participants of a consciousness under construction.

The skills of the five Venetian Doctors of Knowledge are infinite and amassed with order, method, and patience in the nine compositions where the powerful sound expressed is only the base, not the window, let alone the content: they are all provided with a skin that moves, descends in depth and reveals contents that have as their common denominator the interest in giving expressive means which form an idea and lead it to matter. It is an enchanting album that overcomes boundaries, preconceptions and takes us to places where there are no flags or properties to defend or deny others. Their music brings people together, in a hypothetical encounter in which the chosen language (English) is the only one understandable, because no other could have rendered it in the same way, already delivering a first message: at least in this respect we are beginning to appropriate something that will equalise everyone.

And that is only the first point: the starting point. 

Having decided on the language, what is needed now is a thought, something to give so that it can be exchanged, and the band does this clearly also through a stylistic method that presents at least three identifiable musical genres,  which are not restrictive but only a means that once identified allows others to be noticed. They range from obvious psychedelia that is not muzzled, to a shoegaze attitude (often more in  vocals than in the music, and that is another arrow in their favour) to Post-Rock that knows how to make itself powerful. And that's not all: there are Post-Punk sensibilities, craters from the 1980s that have been little explored by Italian bands, which they instead put their hands on, kneading, hiding, confusing, but in the end revealing crossovers that leave one open-mouthed. 

And again: they go even further back with Hard-Rock seeds in their coats, because it is always better to protect certain roots, especially if the functionality of all these genres is to create their own style. 

We go back as far as the 1960s, knowing, however, that there is no certainty in this: we can have sources of inspiration as far back as the beginning of the first millennium.

Mission perfectly accomplished to the tremendous satisfaction of the old scribe.

Do not believe, however, that grains of apocalyptic Folk, of Industrial particles, are also missing. In this album, nothing ends, everything continues, there are no barriers, but carpets like avalanches that instead of burying bodies highlight them: one of the many miracles here.

There are tensions, nervousnesses, always dilated, but concentric in these tracks in a perpetual state of grace: everything is evoked, invoked, exaggerated, contained but never abandoned, because this record is the manifesto of continuity also given by the perfect consequentiality of the songs, not a lucky puzzle, but a careful skill in creating a path that from a starting point leads to the arrival.

We have the good fortune of immense imaginary fields resting on these songs, places to be encountered and that invite our minds to lodge just enough to fall in love with them and appropriate them, because these songs are a unique and generous offer to have an experience that undoubtedly embellishes.

Before attempting to describe all the songs, a statement must be made: we are not worthy of the quality and truth of this immense work, but it is our duty to at least try to have the awareness that, when Art is of this workmanship, the privileges that may come depend only on our ability to read it. It would be good not to miss this opportunity.


Song by Song


1 - Silent Towns

The beginning is epic: Luca Castellaro's medieval vocals and his and Giuseppe Brunetti's oblique guitars open the mouth in a bubble of celestial shivers. Combined with Stefano Anoè's mighty drums and Alvise Scarpa's surgical bass, the track is a robust psychedelic contortion that shakes and opens the chest.


2 - Circle' Sides

Leonardo Sebastiani's keyboards are the first sign of a viaticum on the shores of a Post-Rock that puts its feet in the water of early 70s London psychedelia. The guitar this time chooses Catherine Wheel's shoegaze for a few seconds and it is a liturgical litany, a slow chorus that shakes the church. Vocals are the perfect homily for this heaven-bound gem. 


3 New Foundations Feat Nils Ottensmeyer (The Blue Angel Lounge)

Two guitars like snakes on heat give the go-ahead: and it is perfection that manifests itself right from the start for this musical cusp that wounds and heals, for it is total power. Then a magical act happens: the guitar becomes gentle, on the road to purest romanticism, while the drumming counterbalances it, giving the feeling of universes in contact.


4 - Shine 

Released as an 'opener' single, it is the slow gust of sirocco, like a song not included in Catherine Wheel's Ferment. But here we get the feeling that the guitars and drumming have emerged from a sunbeam while still being damp. And it is finally able to reveal an apotheosis within.


5 - 'Em

We are on the Everest of the album: from here you can see all the greatness of the Venetian band (if you ever had any doubts with the previous four episodes), as they are capable of progressions that go beyond the song form, like a crescendo held on a leash and released slowly. And it is Psych, Post-Rock, Shoegaze, Alternative, all blended into an evocative hardness.


6 - Branches Of An Old Ash

A seagull comes out of Giudecca: it is a guitar that, after an incipit with keyboards, takes flight between Shoegaze and Dreampop but then abandons it, after 45 seconds, because everything comes together in a psychedelic lake that leaves Venice and lands in the harbours of our imagination. The drums invent a syncopated march, the bass is a master of tasty clusters of notes swollen with warmth, and everything flies away, like a poignant day.


7 Distance And Echoes

What's beyond Everest? Here, this song is the lunar eclipse, from which this miracle comes: everything lives in compactness, in a din that is more emotional than musical, but great is the sword that pierces the heart given by the guitar notes that wound with their high register. And we here extend our hands to welcome this timeless jewel.


8 - City Of The Lame

It is not possible: another heart-warming blaze? Yes, undoubtedly, because this is the episode where the enchantment of sweetness meets an ever-changing musical structure, in a solid grip that makes listening an experience capable of bringing the senses under water. The 90s, with its shoegaze and alternative itches, are perfectly aligned in a tearful exchange.


9 - Shiver

The album that is in serious danger of not only being the most fascinating and intense Italian one of 2023, but of being able to enter many charts beyond the national space, finds in the end the kiss for a goodbye: it is impossible not to want to meet again this crazy band that here manages to write a song in continuous suspension, in a perfect review of their melodic and rhythmic arsenal shown in the previous eight tracks, to give a poetry soaked in noise and psychedelia. 

Album out on 27th January 2023


Karma Voyage:

Vocals & Guitars: Luca CasteIIaro

Lead Guitars: Giuseppe Brunetti 

Synths And Keyboards: Leonardo Sebastiani

Drums: Stefano Anoè

Bass Guitar: Alvise Scarpa


Icy Cold Records

Shyrec



Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

27th January 2023





La mia Recensione: Karma Voyage - Lights in Forgotten Places

 Karma Voyage - Lights in Forgotten Places 


Che volto ha lo stupore che abbraccia il bisogno di imponenti immersioni nella verità? 

Lo potreste conoscere ascoltando l’album di esordio della band italiana Karma Voyage che, dopo l’Ep omonimo del 2021, compie un percorso dove le medaglie hanno sì due facce, ma ne rivelano l’identità, l’entità, il peso specifico, in un percorso dove tutto sfiora la grandezza che genera, appunto, stupore. Non ha definizioni un fatto del genere se non la straordinarietà della sua profondità, in un circuito fatto di sentieri sonori e di parole sacre, perché indagano e mettono le persone davanti a un assoluto. L’Italia che fatica ad avere una identità nobile, in qualsiasi campo, dovrebbe ascoltare questa enciclopedia ritmica, leggere nei movimenti di anime che sondano, che non cercano agio tantomeno privilegi, bensì un cammino dove gli occhi e le orecchie non sono apparati a servizio dei sensi ma  primi partecipanti di coscienza in costruzione.

Le abilità dei cinque Dottori del Sapere veneziani sono infinite e ammassate con ordine, metodo, pazienza nelle nove composizioni dove il potente suono espresso è solamente il basamento, non la finestra e tantomeno il contenuto: sono tutte dotate di una pelle che si muove, scende in profondità e rivela contenuti che hanno come comun denominatore l’interesse di dare mezzi espressivi che formano un’idea e la conducono ad essere materia. Un album incantevole, che scavalca i confini, i preconcetti e ci porta in luoghi in cui non esistono bandiere o proprietà da difendere o da negare ad altri. La loro musica mette in contatto le persone, in un ipotetico incontro nel quale la lingua scelta (l’inglese) sia l’unica  comprensibile, perché nessun’altra avrebbe potuto rendere nello stesso modo, consegnando già un primo messaggio: almeno sotto questo aspetto incominciamo ad appropriarci di qualcosa che parifichi tutti.

Ed è solo il primo punto: quello di partenza. 

Decisa la lingua, occorre ora un pensiero, qualcosa da donare per poterlo scambiare e la band lo fa con chiarezza anche attraverso un metodo stilistico che presenta almeno tre generi musicali identificabili, ma che non sono restrittivi bensì solo un mezzo che una volta individuato permette di notarne altri. Si va dall’evidente psichedelia che però non ha la museruola alla bocca, per poi passare a una attitudine Shoegaze (spesso più nel cantato che nella musica, ed è un’altra freccia a proprio favore) per arrivare al Post-Rock che sa farsi potente. Non è finita: esistono sensibilità Post-Punk, crateri degli anni '80 poco perlustrati da band italiane su cui loro invece mettono le mani, impastando, nascondendo, confondendo, ma alla fine rivelando  incroci che lasciano a bocca aperta. 

E ancora: si va ancora più indietro con semi di Hard-Rock con il cappotto, perché è sempre meglio proteggere certe radici, soprattutto se la funzionalità di tutti questi generi è quello di creare un proprio stile. 

Si torna indietro sino agli anni '60, consci però che non vi sia certezza alcuna in questo: capacissimi di avere fonti di ispirazione che possano arrivare sino all’inizio del primo millennio.

Missione perfettamente riuscita per la tremenda soddisfazione del vecchio scriba.

Non credete che però manchino anche granelli di Folk Apocalittico, di particelle Industrial. In questo album nulla finisce, tutto continua, non vi sono barriere, ma tappeti come valanghe che invece di sotterrare corpi li mettono in rilievo: uno dei tanti miracoli qui presenti.

Esistono tensioni, nervosismi, sempre dilatati, ma concentrici in queste tracce in perenne stato di grazia: tutto viene evocato, invocato, estremizzato, contenuto ma mai abbandonato, perché questo disco è il manifesto della continuità data anche dalla consequenzialità perfetta delle canzoni, non un puzzle fortunato, bensì una attenta abilità nel creare un percorso che da un punto di partenza porti all’arrivo.

Abbiamo la fortuna di immensi campi immaginari posati su questi brani, luoghi da incontrare e che invitano la  nostra mente ad albergare quel tanto che basta per innamorarsene e appropriarsene, perché queste canzoni sono un’offerta unica e generosa per compiere un’esperienza che abbellisce senza dubbio.

Prima di cercare di descrivere tutte le canzoni presenti occorre fare una affermazione: non siamo degni della qualità e della verità di questo immenso lavoro, ma è nostro dovere provare ad avere almeno la consapevolezza che, quando l’Arte è di questa fattura, i privilegi che potrebbero arrivare dipendono solo dalla nostra capacità di lettura. Sarebbe bene non perdere questa occasione.


Song by Song


1 - Silent Towns

L’inizio è epico: il cantato medievale di Luca Castellaro e le chitarre oblique sue e di Giuseppe Brunetti spalancano la bocca in una bolla di brividi celestiali. Unito al drum possente di Stefano Anoè e al basso chirurgico di Alvise Scarpa, il brano è una robusta contorsione psichedelica che scuote e apre il petto.


2 - Circle’ Sides

Le tastiere di Leonardo Sebastiani sono il primo segnale di un viatico sulle sponde di un Post-Rock che mette i piedi nell’acqua della psichedelia Londinese dei primi anni '70. La chitarra questa volta sceglie lo Shoegaze dei Catherine Wheel per alcuni secondi ed è litania liturgica, un lento coro che scuote la chiesa. Il cantato è la perfetta omelia per questa chicca che sovrasta il cielo. 


3 New Foundations Feat Nils Ottensmeyer (The Blue Angel Lounge)

Due chitarre come serpi in calore danno il via: ed è la perfezione che si manifesta sin da subito per questa cuspide musicale che ferisce e cura, perché suo è il potere totale. Accade poi un atto magico: la chitarra diventa gentile, sulla strada del romanticismo più puro, mentre il drumming gli fa da contrappeso, donando la sensazione di universi in contatto.


4 - Shine 

Pubblicata come singolo “apripista”, è la folata lenta di scirocco, come se fosse una canzone non inclusa in Ferment dei Catherine Wheel. Però qui abbiamo la sensazione che le chitarre e il drumming siano uscite da un raggio di sole essendo ancora umide. Ed è infine in grado di rivelare un’apoteosi al suo interno.


5 - ‘Em

Siamo sull’Everest dell’album: da qui si vede tutta la grandezza della band veneziana (se mai avevate avuto dei dubbi nei quattro episodi precedenti), in quanto capace di progressioni che vanno oltre la forma canzone, come un crescendo tenuto al guinzaglio e liberato lentamente. Ed è Psych, Post-Rock, Shoegaze, Alternative, il tutto amalgamato in una durezza suggestiva.


6 - Branches Of An Old Ash

Un gabbiano esce dalla Giudecca: è una chitarra che dopo un incipit di tastiera spicca il volo tra Shoegaze e Dreampop ma poi lo abbandona, dopo 45 secondi, perché tutto si unisce in un lago psichedelico che lascia Venezia e approda nei porti della nostra immaginazione. La batteria inventa una marcia sincopata, il basso è un fuoriclasse di grappoli gustosi di note gonfie di calore, e tutto vola via, come una giornata struggente.


7 Distance And Echoes

Cosa c’è oltre l’Everest? Ecco, questa canzone è l’eclisse lunare, da cui proviene questo miracolo: tutto vive di compattezza, di un frastuono più emotivo che musicale, ma grande è la spada che si conficca nel cuore data dalle note di chitarra che con il loro registro alto feriscono. E noi qui a tendere le mani per accogliere questo gioiello senza tempo.


8 - City Of The Lame

Non è possibile: un’altra fiammata a scaldare il cuore? Sì, indubbiamente, perché questo è l’episodio dove l’incanto della dolcezza incontra una struttura musicale in continuo mutamento, in una presa solida che rende l’ascolto una esperienza capace di portare i sensi dentro l’acqua. Gli anni '90, con i suoi pruriti Shoegaze e Alternative, qui sono perfettamente allineati in un scambio che produce lacrime.


9 - Shiver

Quello che rischia seriamente di essere non solo l’album italiano più affascinante e intenso del 2023, ma di poter entrare in molte classifiche oltre lo spazio nazionale, trova nel finale il bacio per un arrivederci: impossibile non voler rincontrare questa band pazzesca che qui riesce a scrivere un brano in continua sospensione, in un ripasso perfetto del loro arsenale melodico e ritmico mostrato nelle precedenti otto tracce, per regalare una poesia imbevuta di noise e psichedelia. 

L'album uscirà il 27 di Gennaio


Karma Voyage:

Vocals & Guitars: Luca CasteIIaro

Lead Guitars: Giuseppe Brunetti 

Synths And Keyboards: Leonardo Sebastiani

Drums: Stefano Anoè

Bass Guitar: Alvise Scarpa


Icy Cold Records

Shyrec



Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

26 Gennaio 2023

https://karmavoyage.bandcamp.com/album/lights-in-forgotten-places

https://open.spotify.com/album/1RDYk4x1w1TVeGZ4Sa72zM?si=vfutvO8kQYaAInWyva2Tew



La mia Recensione: Uncanny Valley - Fevering Stare

 Uncanny Valley - Fevering Stare


Abbiamo tutti bisogno di forza, di freschezza, di dinamismo, di sentirci un fulmine senza stanchezza. Forse se soggiornassimo un po’ a Calgary potremmo farne il pieno. Magari vedendo dal vivo questa band performare questo album potremmo uscire da un locale con la carta d’identità cambiata, senza aver bisogno di sperare di tornare indietro nel tempo. Sono in cinque, suonano il rock di cui necessitiamo, con voli diretti, senza scalo, sul Post-Punk più robusto, in un cielo in cui i raggi di sole vengono a trovarsi dentro un cielo in fase di annuvolamento. Le loro canzoni sono energetiche, colme di frastuono, aggrediscono i dubbi e rendono respirabile l’aria. Otto esempi di come si possa allenare il corpo e la mente contemporaneamente, ottenendo un beneficio che si specifica nel piacere di ritrovare riferimenti preziosi, messi a lucido, rivitalizzati con chitarre, basso, batteria e tastiera abbracciati per ridare luce alla vita. Il ritmo è schiacciato sull’acceleratore, con la voce di Alicia che è un corvo  proveniente dagli anni ’80 avendo nel suo becco echi di Siouxsie e Ari Up, emergendo da chitarre in odore di Killing Joke e New Model Army. Il basso controlla ogni corsa, ogni impeto e guida con classe il caos ordinato di una band che sembra avere fretta, ma che in realtà rivela il sistema migliore per vivere: correre non per il piacere di farlo ma per scavalcare il tempo attuale, pesante e scarico di ogni entusiasmo. Non è immaturità: è la migliore delle saggezze possibili…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

25 Gennaio 2023

https://virtualrealism.bandcamp.com/album/fevering-stare






martedì 24 gennaio 2023

La mia Recensione: Frustration - Nowadays

 Frustration - Nowadays  


Dio mio!

Ma cosa sono queste due magnetiche esibizioni di gravide eccellenze musicali? Lo scriba balla, salta, applaude, ride, urla, la felicità esiste ed è in questa coppia di canzoni.

 Che graffiano, consolano, spiegano, premono, esplodono tra le mura di casa grazie alla loro grazia Post-Punk intossicata di elettronica minimalista, ma sono le chitarre e il basso a fare la storia di queste figlie lanciate a perdifiato dentro il pozzo della felicità malata tanto attesa. 

Potrebbero essere citate diverse canzoni e/o band per uno stupido esercizio di comparazione: non si perda tempo e si lascino entrare queste tracce come una sorsata di whisky senza pensare perché sarà un’esperienza bellissima!

Ci pensa Nowadays, la coraggiosa, la dinamitarda, figlia del Post-Punk tedesco che stringeva patti di sangue con l’irruenza di quella necessità propria di quel genere musicale e minuscole presenze Coldwave.

Con Winds Of Change nessun dubbio: si è nella terra di Goethe, anche se la band è francese, tutto è riconoscibile. Ci si ritrova in territori che si conoscono bene, un punk limato e limitato, con catene che lo educano al miglioramento.

Sei minuti e nove secondi di sollievo: anche questa volta abbiamo fatto una scorribanda e raccolto un bel bottino.

Fabrice Gilbert (lead vocals), Fred Campo (synths), Mark Adolf (drums), Nicolas Duteil (guitar) and Pat D. (bass)

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

25 Gennaio 2023

https://frustrationblind.bandcamp.com/album/nowadays




lunedì 23 gennaio 2023

La mia Recensione: False Figure - Castigations

  False Figure - Castigations


Oakland, la città ideale per il vecchio scriba, produce tonnellate di dolore, spruzza identità in decomposizione e apre il cimitero della vita per iniettare musica tremenda e veritiera. Con simili presupposti ascoltare questo album e vedere la band in un mortale stato di forma è un piacere prelibato e infinito. Colpi di Deathrock e Post-Punk avvelenato dalla penna del leader André Ruiz, un guerriero ferito e successivamente contagiato dall'ondata necrofila degli anni ’80, che sia il nord-ovest americano o la vecchia Europa, quella Inglese dei Killing Joke, dei The Chameleons e dei Cure, o quella dei tedeschi Belfegore. 

Il basso e la chitarra sono atroci delitti in essere, ciechi e irrispettosi, sparano ovunque e comunque, per sterminare la felicità. Nei versi aleggia il bisogno malinconico di dubbi in fase di resa, con la musica che dà loro una mano, anzi, si direbbe una spinta finale per il precipizio. Se questo è un disco di debutto, difficile è immaginarne altri visto il caos che regna e, se invece ne scriveranno ancora, allora si dovrà credere alla resurrezione: lo scriba tifa affinché nessuno muoia, ma sperando che non vi sia scheggia di fuoco a mancare nel loro futuro, perché questo lavoro avvicina alla fede ridotta in frammenti di ogni sconfitta, piacere sublime...

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

24 Gennaio 2023

https://transylvaniantapes.bandcamp.com/album/false-figure-castigations




My Review: Meena - Newspapers

Meena - Newspapers


Do you realise, then, that Manchester is alive, capable, despite the fact the world no longer attributes the right value to it, of continually being present at musical peaks?

Here is another marvellous example of refined grace, a band who have now reached their third release, after their debut with EP in 2020, followed by Can't See in 2021.

Newspapers is the continuation of a sonic and stylistic journey that navigates among shoegaze effusions supported by poetic Indie Rock sensations, resulting in an urban design that, flying from Manchester, lands on the sea of great sensitivity.

It is remarkable to see a hip hop-style drum machine governing the flow of guitars swollen with reverberations, as are the vocals, in a dense fog in which the bass, sick and distorted, completes a powerful amalgam. 

Able to conjugate, mix, invent a new stylistic approach, the Mancunian quartet is a dew of noise placed inside a muffled electronic basin, which as a final result gives a shoegaze cloud of rare beauty, but no musical style can define this magic: Manchester still lives and pulses with delicacies that cannot be silenced. 

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

23rd January 2023

https://meenaband.bandcamp.com/album/newspapers



La mia Recensione: Meena - Newspapers

Meena - Newspapers


Ma allora lo capite che Manchester è viva, capace, malgrado il mondo non le attribuisca più il giusto valore, di essere presente continuamente nelle vette musicali?

Ecco un altro meraviglioso esempio di grazia raffinata, una band che è giunta alla terza pubblicazione, dopo l'esordio con EP del 2020, seguito da Can't  See del 2021.

Newspapers è la continuazione di un percorso sonoro e stilistico che naviga tra effusioni Shoegaze supportate da poetiche sensazioni Indie Rock, che danno come risultato un disegno urbano che, volando da Manchester, atterra sul mare di una grande sensibilità.

Notevole vedere una drum machine in stile hip hop governare i flussi di chitarre gonfie di riverberi, così come lo sono le voci, in una fitta nebbia in cui il basso, malato e distorto, completa un'amalgama poderosa. 

In grado di coniugare, miscelare, inventare un approccio stilistico nuovo, il quartetto Mancuniano è una rugiada noise messa dentro un bacino elettronico ovattato, che come risultato finale consegna una nube shoegaze di rara bellezza, ma nessuno stile musicale può definire questa magia: Manchester vive e pulsa ancora di prelibatezze alle quali non si può mettere il bavaglio. 

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

23 Gennaio 2023

https://meenaband.bandcamp.com/album/newspapers



sabato 21 gennaio 2023

My Review: Tide Bends - Your Story

 Tide Bends - Your Story


New York is bad for the skin, good for the heart, it is damaging for the central nervous system, it goes with any colour, but in the end when we talk about music there is no doubt: a lot of it comes and goes from there. And, with a few exceptions, the quality is always enormous.

Then, in front of songs like Your Story, one can only bless the melody, the voice, the music that is born as a result of it, in our enlightened chests, inside the thoughts that become multiple and our thanks fill the river of emotions that gets bigger and bigger, listen after listen. What is the magic that brings pain as you melt into an embrace with the sky?

The answer is in the three hundred and seventy-four seconds of a story that illuminates the morbidity of repeated listening, out of necessity, out of distraction, and it is mostly because of the guitar.

Tide Bends creates a mood imbalance, with this guitar texture that, starting from a marvellous shoegaze matrix, goes off the rails, slips into a psychedelic puddle in the north of the United States and takes us with it to soil us with pure, even if contaminated, beauty.

Everything becomes corrosive but with a smile that leads to abandonment: the rhythm section is perfect, and no, it is not a miracle, Dan Nolan on drums has the psychedelic school in his drumsticks and the salty rhythm of Surf Rock. Gary Zampini on bass is the sensuality of the intelligent force that doesn't press to make noise, but touches his strings gracefully creating a roar in us. Then to conclude, the trio is completed with Dave Hough, guitar and vocals, the magician, the jerk to whom much is owed: a song like this without this guitar would be a good song, not bad right? He makes it perfect, in its minimalism are revealed doses of ocean that arrive in the city of the Big Apple, as in an apocalyptic movie. But what is the song if not a film where the vision provokes upheavals of unexpected peace? There is no joy without tears...

When the guitar takes the shoegaze lanes and lets itself go, we can only surrender, because Your Story becomes our story, that of people lucky enough to be able to enjoy this flow of energy that blows away the superfluous to show us all its mastery...

But if there is a secret, it is that they are guided by an angel who suggests to them not to fossilise in artistic choices and to free the brushes of the heart to capture the mystery...

Alex Dematteis

Musicshockworld 

Salford 

23rd January 2023


https://tidebends.bandcamp.com/track/your-story



La mia recensione: Tide Bends - Your Story

 Tide Bends - Your Story


New York fa male alla pelle, fa bene al cuore, ma è dannosa per il sistema nervoso centrale, si abbina a qualsiasi colore, ma alla fine se si parla di musica non ci sono dubbi: moltissimo passa da lì e parte da lì. E, a parte poche eccezioni, la qualità è sempre enorme.

Davanti poi a canzoni come Your Story si può solo benedire la melodia, la voce, la musica che nasce di conseguenza a questa, nel nostro petto illuminato, dentro i pensieri che si fanno multipli e i grazie riempiono il fiume di emozioni che si fa sempre più grosso, ascolto dopo ascolto. Cos'è la magia che reca dolore mentre ti sciogli in un abbraccio con il cielo?

La risposta è nei trecentosettanquattro secondi di una storia che illumina la morbosità dell'ascolto che si fa ripetuto, per necessità, per stravolgimento, ed è soprattutto per colpa della chitarra.

I Tide Bends creano un disequilibrio umorale, con questa trama di chitarra che, partendo da una matrice Shoegaze meravigliosa, esce dai binari, si infila in una pozzanghera psichedelica del nord degli Stati Uniti e ci porta con sé per sporcarci di bellezza pura anche se contaminata.

Tutto si fa corrosivo ma con un sorriso che conduce all'abbandono: la sezione ritmica è perfetta, e no, non è un miracolo, Dan Nolan alla batteria ha la scuola psichedelica nelle sue bacchette e il ritmo salato del Surf Rock. Gary Zampini al basso è la sensualità della forza intelligente che non preme per far rumore, ma sfiora le sue corde con grazia creando un boato in noi. Poi per concludere, il terzetto si completa con Dave Hough, chitarra e voce, il mago, il sussulto a cui si deve molto: un brano così senza questa chitarra sarebbe una bella canzone, non male vero? Lui la rende perfetta, nel suo minimalismo si rivelano dosi di oceano che arrivano nella città della grande mela, come in un film apocalittico. Ma cosa è la canzone se non una pellicola dove la visione provoca turbamenti di pace insperata? Non c'è gioia senza lacrime...

Quando la chitarra prende le corsie Shoegaze e si lascia andare ci si può solo arrendere, perchè Your Story diventa la nostra storia, quella di persone fortunate per il fatto di poter godere di questo flusso energetico che soffia via il superfluo per mostrarci tutta la sua maestria...

Ma se esiste un segreto è che si fanno guidare da un angelo che suggerisce loro di non fossilizzarsi in scelte artistiche e di liberare i pennelli del cuore per catturare il mistero...


Alex Dematteis

Musicshockworld 

Salford 

22 Gennaio 2023


https://tidebends.bandcamp.com/track/your-story





My Review: Deep Cavity - Cathedral of Tears

Deep Cavity - Cathedral of Tears


California chewing and spewing deathrock is what moves the old scribe: it's the kind of music that makes him feel at home. Here we are in Riverside, eighty kilometres from Los Angeles. Not enough distance not to feel the fascination of that black spot that saw the birth in the late 70s of many bands willing to visit the dark atrium of the soul. The quartet produce a trio of rough songs that, starting from a Post-Punk structure, arrives very quickly in the damp cave of Deathrock to devise a way to turn tears into a solid, scratchy blanket: a way to irritate the skin with a strong guerrilla warfare, to exercise, “happily”, all the characteristics of that musical genre that has eternal life guaranteed in those parts. Danny Aranda, Alejandro Aranda, Jose Argueta and Daniel Avila are the bearers of a dying verb with the voice of the former reminding us of the Supreme Priest and only recognised God of this desecrating planet. The core of the band is the acid stings of Daniel's guitar and the contortions of Jose's bass. Alejandro Aranda drumming is pagan poetry, sensual and devastating, as his drums are the embrace on which listening bodies can throw themselves into the basement of the inner cave. Esotericism becomes cruel love and this Ep will be the refuge where deluding oneself to see the light will be a bitter smile, but the only joy granted…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

21st January 2023

https://deepcavity.bandcamp.com/album/cathedral-of-tears





La mia Recensione: Deep Cavity - Cathedral of Tears

 Deep Cavity - Cathedral of Tears 


La California che mastica e vomita Deathrock è quella che commuove il vecchio scriba: è il genere musicale che lo fa sentire a casa. Qui siamo a Riverside, a ottanta chilometri da Los Angeles. Distanza non sufficiente per non sentire il fascino di quella macchia nera che ha visto nascere alla fine degli anni 70 molte band propense a visitare l’atrio oscuro dell’anima. Il quartetto produce un trio di canzoni ruvide che, partendo da una struttura Post-Punk, arriva molto in fretta nella grotta umida del Deathrock per escogitare il modo per trasformare le lacrime in una coperta solida e graffiante: un irritare la pelle con una guerriglia ferrea, un esercitare, “felicemente”, tutte le caratteristiche di quel genere musicale che da quelle parti ha la vita eterna garantita. Danny Aranda, Alejandro Aranda, Jose Argueta e Daniel Avila sono i portatori di un verbo morente con la voce del primo a ricordare il Sacerdote Supremo e unico Dio riconosciuto di questo pianeta dissacrante. Il nucleo centrale della band è dato dalle punture acide della chitarra di Daniel e dalle contorsioni del basso di Jose. Il drumming di Alejandro Aranda è poesia pagana, sensuale e devastante, perché i suoi tamburi sono l’abbraccio su cui i corpi in ascolto possono buttarsi nel basamento della grotta interiore. L’esoterismo diventa amore crudele e questo Ep sarà il rifugio dove illudersi di vedere la luce sarà un sorriso amaro ma l’unica gioia concessa…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

21 Gennaio 2023

https://deepcavity.bandcamp.com/album/cathedral-of-tears



venerdì 20 gennaio 2023

La mia Recensione: IAMTHESHADOW - The Wide Starlight

 IAMTHESHADOW - The Wide Starlight


La classe, la Dea misteriosa che non pesca mai a caso, benedice chi la riceve e invita a usarla, a scrutarne l’essenza e aggiungerci del proprio per aumentarne le dimensioni.

Pedro Code non fa altro che eseguire tutto questo, portando la sua creatura IAMTHESHADOW nella zona della perfezione con l’ultimo album della band portoghese che è coraggioso, profondo, con le dodici canzoni che sono tutte baci con il rossetto nero e il binocolo che ci fa vedere da lontano i particolari dell’animo umano. Ascoltandole qualcosa nella mente si accende e si capisce che solo nel buio dell’anima si possa vedere cosa serve per davvero in questa esistenza. La crescita del gruppo è vistosa, tutto è compatto e levigato, le lacrime che cadono sono vestite di un gusto non troppo amaro: Pedro ha calibrato perfettamente i gusti e ha dato alla Darkwave il compito di essere gentile. In realtà si nuota dentro concetti che non possono essere relegati a definizioni musicali. Ovviamente esistono allacciamenti a branche di questo genere, ma è l’ultima delle cose su cui mettere l’accento.

Ciò che conquista è che non ci sono sconti: tutto è crudo e reale, ma posto con una decadenza brillante che porta ad accettare questo vento grigio che sfiora la pelle. 

Un concept sonoro perché tutto suona come una lunga traccia, un racconto sulle illusioni e i tumulti interiori con quei desideri consapevoli nei confronti di ciò che è possibile e di cosa non lo è.

In tutto questo la musica strega: sposata ai testi, diventa una montagna che abbraccia il mare in una stretta gotica ma accessibile anche a chi non ha questo genere musicale tra i preferiti. E anche questo è un miracolo che vive dentro questo disco, un riassunto perfetto del cammino compiuto negli anni, la capacità di offrire qualcosa di diverso e la certezza che Pedro sappia come istruire la progettualità del lavoro per coniugarla al talento.

Le chitarre sono accenni di raggi, mai presuntuose, mai violente, sempre delicate, con un sorriso che tende verso il basso, dove le zone di cupezza sono appese ai lati. I synth sono i pittori del progetto, ingegneri del suono e maestri di melodie semplici e quindi umane, credibili, dove è il concetto che guida le dita a creare linee che avvolgono in un ascolto caldo. Il basso, sempre potente, è un guardiano attento, viaggia dagli anni ’80 ed è esperto, sostiene le canzoni quasi con maggior forza rispetto agli altri lavori.

Quì tutto ammalia, conquista, e gli ascolti si fanno intensi e numerosi, perché avere il bisogno di ripeterli questa volta non è dato dal piacere bensì dalla necessità. Ecco: IAMTHESHADOW produce qualcosa di vero e l’applauso diventa un nuovo play…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

21 Gennaio 2023


https://iamtheshadow.bandcamp.com/album/the-wide-starlight