lunedì 17 ottobre 2022

La mia Recensione: James - All The Colours Of You


James - All the colours of you


C’era un tempo nel quale potevamo vederle nei prati, nei parchi di una Manchester sorridente, affaticata, ma mai ammutolita.

Ora volano in alto, basta alzare la testa e migliaia di margherite ci offrono i loro petali come raggi di energia necessaria per poter avere almeno un romantico motivo per non mollare. Alcune di loro sono ancora tutte insieme: si chiamano James e sono anche le stelle che illuminano la città notte e giorno.

Sono tornate per farci sentire il loro nuovo getto di bravura e melodie che diventano la nostra nuova forza.

Un ritorno clamoroso per come siano riusciti a vivere il periodo della pandemia consegnandoci canzoni che sanno essere uno stimolo verso la comoda volontà di cedere.

Hanno messo in campo 11 farfalle per giocare la partita che vinceranno nettamente: dalla loro hanno la classe, la tecnica, gli schemi, tutti indirizzati a fare goal nella porta del nostro cuore.

Jim e Mark sono i principali compositori delle canzoni ma tutte le margherite hanno giocato i loro petali nella creazione di uno stormo di farfalle che delicatamente planano per rimanerci. Non se ne andranno di certo. Tim si rivela come sempre il Dio sovrano della scrittura con testi che spaziano e approfondiscono tematiche che si presterebbero alla retorica (cosa che tra l’altro ha anche aspetti positivi), non concedendosi, come sempre, ad una scrittura semplice e soprattutto banale. No: lui è l’attaccante che sorprende, non ha bisogno di dribbling per saltare dentro alla rete dei nostri cuori pronti ad incassare goals, perché non è mai stato così bello vedere la rete gonfiarsi.

Alla fine sono 11 goals che fanno capire quanto i James siano in costante crescita.

Dopo 39 anni dalla loro nascita sono più freschi che mai.

Sedicesimo album e sicuramente questo si rivela coraggioso e determinato, concede a se stesso il piacere di una concezione che partita in modo semplice ha progressivamente saputo creare strutture articolate e complesse, senza rinunciare nel presentare l’inconfondibile stile della band.

E aver lavorato con un produttore come Jacknife Lee ha reso il loro muschio creativo ancora più fertile e profumato.

Le scelte di Tim per quanto concerne i testi si rivolgono a tematiche correnti, agli squilibri moderni, la pandemia (qui considerata in una modalità completamente diversa rispetto ad album che sono usciti e che stanno uscendo), i rapporti sempre più incapaci di sostenere alcuni valori e l’assenza di una comunicazione che veicoli messaggi positivi. 

Un album talmente ricco e sorprendente che potrebbe scioccare parecchi seguaci della band: il tempo sarà gentile e insegnerà che tra questi solchi c’è tutta l’essenza della band  che raggiunge  livelli mai toccati prima. Sono maturati talmente tanto che occorrerà pazienza, quasi sicuramente, prima che corriate il rischio di prendere una cotta micidiale.

Non mi resta che farvi sentire il profumo di queste margherite: mettetevi comodi che avrete modo di desiderarle per davvero dentro di voi...


Zero


La canzone preferita da Tim apre l’album, quella con il minutaggio piu estremo, una canzone potente come non mai per introdurci in un loro nuovo lavoro. Spiazza sin da subito, per la struttura e le varianti, stimola la curiosità nel farsi morbosa ed é spavalda, ricca, notevole nel suo mostrare quei muscoli che non stanno solamente in superficie. Il testo parte con una cruda verità per poi trovare, come sempre con Tim, la via dove far entrare il sole e lasciarci senza fiato per la bellezza di quello che abbiamo sentito. Lui per primo ci invita a lasciare alcuni impedimenti, ci aiuta a divincolarci. Semplicemente un modo pazzesco per iniziare questa avventura tra i colori.  La prima Margherita ci ha già storditi. 


All The Colours of You


George Floyd e la pessima amministrazione del Presidente Trump. Tim denuncia e lo fa con la sua inarrivabile classe.

Questa canzone ha condotto molte persone fuori strada: è storicizzata la nota  difficoltà di molti di capire poco un album, figuriamoci una carriera intera dove diverse canzoni hanno visto Tim scrivere della situazione sociale sin dal loro primo lavoro.  Molti hanno storto il naso criticandolo. Non avendo capito il margine ampio nel quale si è mossa la sua scrittura. Certo: a Trump saranno fischiate le orecchie! Una canzone che oltre ad essere quasi una invettiva contiene un messaggio positivo e nel ricordarci che i colori sono ancora fondamentali. Si muove elegantemente su un tappeto elettronico, un ritmo avvolgente, moderno, un basso che è linfa, la tastiera che semplice e moderna ci conduce tra le sue braccia, il cantato che è intriso di toni medio aspri sino a giungere alla sensualità inaspettata e la tromba di Andy a farci volare sopra tutti i colori.


Recover 


Una canzone toccante, Tim apre il suo cuore per parlare della morte del padre di sua moglie per Covid: ennesima lezione di vita di come si dovrebbe vivere un momento luttuoso.  La musica è una carezza accennata su cui il cantante, con agio e delicatezza, riesce a fare di una lacrima una piuma. Il basso circonda, la semplice tastiera affonda, come un respiro alto e finalmente libero.


Beautiful Beaches


Come trasformare una fuga causata dai soliti incendi nella zona dove vive vicino a Los Angeles in una danza gioiosa: Tim può!

La batteria elettronica e le tastiere la fanno da padroni in un brano che ha nel pre ritornello e nel ritornello stesso il punto di forza sino ad arrivare al finale, forse ostico, di un drumming che sembra circondare la zona dove si è trasferito per proteggerlo. Un brano dal successo già assicurato nei prossimi live. La band qui si giova, come per il resto dell’album a dir la verità, della produzione di  Jacknife Lee, abile nel dare potenza e compattezza in una melodia che è sublime per leggerezza.


Wherever It Takes Us


Un sogno: una ragazza impegnata nella difesa di diritti che non sono solo i suoi, rischia la morte in una corsa selvaggia. La canzone mostra come strofa e ritornello possano essere lontanissimi tra di loro. Ma il ritornello, pieno di voci e melodica propensione ad abbracciare ogni paura, diventa uno dei più belli di sempre per questa band che nel brano dimostra tutta la sua capacità di spaziare e coinvolgere in fasi distanti tra di loro.


Hush


Arriva un fantasma, in questa storia tesa ma resa morbida da un ritmo che qui trova lentezza e la melodia ci riporta parte del suono tipico dei James che molti sicuramente non faticheranno a riconoscere. Il brano, come la storia raccontata dal tenero Tim, attraversa la palude della paura per lasciarci in dono il mistero. Quando i James sono leggeri, malgrado un incubo raccontato con classe, la loro musica sa come dimostrare che è nella semplicità che le canzoni diventano eterne.


Miss America 


Pur rimanendo nella zona di una musica che ha rallentato il suo ritmo, qui la storia cambia, il sogno Americano viene distrutto dal sogno di una ragazza, modella, che mentre prova a vincere il concorso di bellezza, realizza i punti deboli di un sistema votato al collasso.  Tenera, poche note, ma che incidono, ecco la band riuscire come sempre nel non necessitare di tutti i numerosi membri che la compongono per dare il senso di coralità. Un altro brano che riuscirà a scaldare il cuore. 


Getting Myself 


Come fare di un giro di piano una hit, partire da un respiro per arrivare ad un colpo di tosse che ci renderà tutti cantanti felici. Una sicura hit che ci sorriderà di sicuro. Una canzone che spiega nettamente il clima dell’album, nella musica e nel testo. Quando la perfezione non esiste viene messa in pericolo da questi sessantenni ispirati e impavidi. Gli ultimi 20 anni di carriera riassunti in una canzone, la magia la vedrete nelle vostre orecchie affamate di bellezza.


Magic Bus


Tim sembra aver preso un acido per portarci nelle gran trame di una canzone vivace nella sua psichedelia mascherata.

Ma non l’ha preso rendendo questo testo ancora più speciale...

È un viaggio tribale, accennato, ammaliante e sensuale, che inchioda e sconfigge, come solo i grandi sanno fare, la banalità descrittiva di un percorso dove l’assunzione di droga avrebbe corso il rischio di divenire banale e simili a migliaia di altre canzoni. Un testo curioso ed una altrettanta musica sembrano perfettamente rendere i James maestri nel camuffare carte e identità. 


Isabella


Un’altra storia di mistero e violenza entra velocemente nell’album: la protagonista arriva e sconvolge, affonda la sua vendetta per poi salire in alto per trovare la distanza dal suo peccato.  La fantasia interpretativa di Tim gli concede di sfruttare pienamente dei cambi di ritmo della canzone che trova nel ritornello la sua maestosità. Poi le due coriste ci alzano lo sguardo con il loro vocalizzo semplice ma centrato. Si giunge al finale, tra chitarre e tastiere compatte, Tim trova un secondo ritornello per farci affondare di nuovo, nell’attesa dell’autopsia...


XYST 


Siamo alla fine dell’album: quando il potere politico vorrebbe tappare la bocca alla coscienza dei musicisti. Brano strepitoso che conclude l’album consegnandoci dei James nuovi, lucidi, eleganti, capaci di essere adulti con un cuore giovane. L’ultimo brano è la chiosa che mi aspettavo, una nuova sorpresa che affascina e trascina nella profondità di una nuova consapevolezza: ogni canzone di questo sedicesimo album ha la strana virtù di essere slegata ma allo stesso tempo connessa a tutte le altre, c’è sempre un mistero, una sorpresa che si affaccia dentro gli strumenti. Anche qui non vi è dubbio alcuno: le cose finiscono bene, con classe, si è giocata la possibilità di dare al mondo l’undicesima canzone di questa tavolozza di colori e di margherite, si è giocato all’attacco e si è vinto alla grande.


Senza dubbio il loro miglior album di questo millennio e tra i miei primi tre di sempre. Perché i James nel 1982, poco prima di essere la band che inaugurò l’Haçienda della mia amata Manchester, nei camerini piccoli e tremanti, ha firmato un patto con il diavolo: non sarà il tempo a piegare la loro bellezza e con il tempo saranno capaci di portare tutti i colori del mondo dentro i vostri battiti ormai grigi.

Direi che quel patto resiste magicamente, e ora contate questi petali, riavvolgete la voglia di bellezza e tornate a tuffarvi qui dentro, che intanto la tavolozza è pronta: nuovo giro di colori per i nostri sorrisi accaldati...


L’album sarà in vendita da domani, 4 giugno 2021


Alex Dematteis 

Salford

3 Giugno 2021


James:


Tim Booth

Testi, cantante, percussioni, cori


Jim Glennie

Bassista, percussioni


Saul Davies

Chitarrista, violinista, percussioni, cori


Mark Hunter

Tastiere, Piano, percussioni, programmazioni 


David Baynton-Power

Batteria, percussioni


Andy Diagram

Tromba, cori, percussioni


Adrian Oxaal

Chitarra, cori, violoncello 


Chloë Alper

Cori, percussioni 


Knox -Hewson Debbie 

Cori, percussioni


https://open.spotify.com/album/5ygHCOppc7ipeiWCB8cj9M?si=1VRBmb2QTIet3r4fQkCmgQ






La mia collezione dell'album:







Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.