La mia recensione:
The Psychedelic Furs - Made of rain
C’era una volta un album di addio di una band che stava perdendo il fiato e non riusciva a focalizzare più il percorso musicale, “World Outside” (1991).
The Psychedelic Furs sono tornati con il loro ottavo lavoro in studio Made Of Rain che, è bene dirlo sin da subito, gli è nettamente superiore.
Il gruppo inglese fondato dai fratelli Richard e Tim Butler, rispettivamente voce e basso, oggi vede nella formazione il chitarrista Rich Good, il sassofonista Mars Williams, Amanda Kramer alle tastiere e Paul Garisto alla drum, mostra di essere veramente in forma conservando il suo stile ma aggiungendo qualcosa di nuovo .
Sin dagli esordi sono stati una band che ha saputo miscelare punk, pop, glam rock e psichedelia e ha influenzato senza alcun dubbio una marea di gruppi. Innegabile.
Prodotto da Richard Fortus e mixato da Tim Palmer (Robert Plant, U2, David Bowie), nell’album vediamo testi che affrontano molti aspetti del vivere, tra i più evidenti quelli della disillusione nella vita, la solitudine e l’affanno, ed uno smarrimento evidente dei valori.
E allora i musicisti questa volta, oltre a conservare il loro genere preciso, si tuffano con fare sicuro tra dark pop, synthpop, new wave, folk, e in alcuni frangenti anche con dosi ben curate di space rock in un viaggio musicale che non conosce tentennamenti.
Il suono diventa più raffinato e a livello di produzione è stato fatto un lavoro eccellente dando omegeneità a tutte le canzoni.
L’album ci consegna un Richard Butler in splendida forma con una voce che sa essere romantica e potente dimostrando una estensione maggiore rispetto al passato.
E certi assoli di chitarra mostrano chiaramente un approccio diverso.
Amanda davvero si presenta in un eccellente stato di forma con le sue tastiere essenziali e ammalianti.
Questo album decisamente ci consegna una certezza: i tanti anni di distanza dal loro ultimo lavoro sono stati il motivo per ritrovare freschezza e intenti, e ora più che mai si sente quanto siano in grado di essere compatti, perché non ci sono momenti di smarrimento o alti e bassi.
Su tutte svetta la maestosa No-One che a mio modo di vedere è una delle loro canzoni più belle di sempre: conduce ad un pianto dirotto e la voce è perfettamente allineata alla drammaticità della musica. Brividi infiniti.
Ci sono poche band degli anni 70 e degli anni 80 che sanno tornare a questi livelli: God bless them!
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford 31 Luglio 2020
https://open.spotify.com/album/3W37i6HXcCPx0DZF5Oy43T?si=IKaBlRVVSIeGVyNSbNbKPQ
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