giovedì 24 febbraio 2022

La mia Recensione: Antonio Smiriglia - Amanti, Santi e Naviganti

 La mia Recensione 


Antonio Smiriglia - Amanti, Santi e Naviganti


Le conchiglie non conoscono le parole, eppure nel loro suono così semplice è descritto tutto il mare.
(Fabrizio Caramagna)


La terra è il deposito delle meraviglie che conoscono moti e saggezza, come un insieme spettacolare e divino che bacia ciò che non riesce ad essere all’altezza. Tra le sue stelle ci sono le conchiglie, le ossa delle Sirene, che tramandano la loro bellezza sulla sabbia.

Dal loro arrivo sul nostro pianeta loro espandono le voci con fare perpetuo e solo le orecchie  attente sanno coglierle ed accoglierle.

Sono tutte bellissime e quando arrivano nelle mani di cuori premurosi nell’accarezzarle accade che l’incanto diviene una danza che abbellisce l’anima che si accosta a loro.

 Una di queste si chiama Antonio Smiriglia e ha trovato un modo, angelico, per descriverne l’intensità coniugandola alla terra nella quale abita. Ed è incanto e passione, un fuoco rispettoso che scalda i cuori e li benedice.

Come in una notte di stelle calde e profumate, nella quale l’atmosfera è di totale dedizione, tutto confluisce in nove favole dalla faccia chiara, dal vestito zuppo dell’odore del Mare, che raccontano gli incontri, le storie di vita senza setacci, con una forte spiritualità, utilizzando la storia, potente e magnetica, di quella regione dal petto pieno di battiti misteriosi che è la Sicilia. 

Antonio sventola con fierezza la bandiera di quella zona fertile e la mette su note come un bambino saggio fa con ciò che ama.

Non c’è vergogna né timidezza, sono semi queste canzoni, un lasciapassare prezioso di segreti custoditi da tempo immemorabile e anche un tam tam sottile dai codici tradotti per tutti noi: c’è intenzione di far conoscere e non ci sono dubbi che tutto sia comprensibile ed efficace.

Non sono canzoni bensì passaparola continui che destano stupore ed emozioni senza parvenza di arresto. Ci si ritrova all’ascolto con l’impressione di essere stati da sempre lontani dalla bellezza più autentica, capace di contagi che non conducono alla morte bensì alla vita vera, quella consapevole.

Pregno di stili, di propensioni generose, di stratificazioni che raggiungono lidi lontani, questo racconto di conchiglie e magie infinite si intitola “Amanti, Santi e Naviganti” e già nel titolo siamo pilotati verso il rispetto e l’attenzione, con il compito di sapere che ogni incastro è il terminale di migliaia di esistenze che si incontrano attorno al focolare di una festa genuina e capace di far riflettere ed emozionare, senza reticenze.

E la modalità, lo stile con il quale Antonio comunica è gravido di un sapere gentile, dove le scomodità del fare umano si presentano una ad una attraverso un clima dove la sincerità e a volte la durezza non diventano attrito ma risorsa preziosa per cercare di colorare l’esistenza con magia e sapienza.

Idiomi e lingue come templi dove mostrare ringraziamenti continui sono damigelle d’onore di musiche che sparpagliano le loro capacità in generi molteplici e armoniosi, come ventaglio che copre le varie possibilità espressive.

Andiamo ora a conoscere la faccia di queste conchiglie, i loro dintorni, le voci di anime irrequiete ma vogliose dell’esistenza, per non disperdere di loro nemmeno un respiro.


Canzone per Canzone


Naviganti


Una chitarra, una voce, un inizio verso l’idea del viaggio che poi, a mano a mano che la canzone si sviluppa, diventa reale e si ci si trasforma in naviganti per davvero, con la protezione della Madonna e dei Santi. Tutto inizia con fare gentile, con la leggerezza di un racconto, musicale e del testo, che sviluppa le sue trame come un sorriso leggero, come una introduzione che già manifesta purezza e capacità, con frammenti di folk a sussurrare attenzioni alla natura, tra fasci di vento e preghiere.


Controvento 


Entrano i sentimenti, le inclinazioni, i personaggi, i desideri con la pelle di una musica che ci porta nelle colline assetate di pioggia. Ed è la primavera che si manifesta con un progressive folk che ci riporta agli anni 70 ma mostrando le sue diramazioni, le contaminazioni, le specifiche differenze. Un senso di conquista dei sensi che dalla richiesta di attenzioni approda al farsi guardare in un gioco medievale di armonie spavalde e positive.


Terra


Il concetto di World Music è da rivedere. Troppo legato ai grandi nomi degli anni 80. Ascoltate Terra e tornerete studenti non di un concetto ma di una essenza che si manifesta con la luna che incendia gli occhi del Mare con le sue speranze. Musica che diventa emigrante per accogliere le diverse culture che sono bisognose di un incontro, di un abbraccio. Quella che troviamo su queste onde è puro incanto che scalda le vene, uccide la guerra e diventa un gabbiano senza rabbia che porta la sua bellezza dentro di noi, scendendo su una barca che vuole liberarsi dei suoi morti.


Amanti


Non è un caso che dopo Terra vi sia Amanti: è il ciclo della vita che continua per completarsi.

Antonio parte da una chitarra che ha semi di Simon & Garfunkel nei suoi movimenti ma poi tutto si arricchisce di mura siciliane, di visi, di rose rosse dalla pelle bagnata e non per sbaglio. Il canto si avvicina a quello di Raffaella Misiti della band romana degli Acustimantico e la musica guarda alla PFM più dotata e generosa. Ma non è che un battito minimo: il brano odora di riservatezza, che fa scomparire i riferimenti in fretta per vibrare della propria fattura.


Donna Gintili  


La musica come trama: un Romanzo che prende per le mani la versatilità delle note e le stende sui brillii del bisogno di comunicare. Strumenti che arrivano come se giocassero a nascondino, si inseriscono dando all’arrangiamento il suo vero ruolo e significato.

Antonio raddoppia le voci e crea piani emotivi diversi capaci di farci salire nel cielo così come di accarezzare la terra.

E poi la sorpresa dell’incontro con la voce di Oriana Civile, un diadema che apre il suo cuore e lo posa su un arpeggio vellutato e luccicante. Una canzone che offre il confronto tra trame piene di frumento e i garofani Americani sul tappeto di giorni ingrossati da una attitudine corale dove emerge il bisogno di confronti stilistici con gli strumenti come generosi operai della bellezza.


Rosi e Spini


Come spinge qui l’albero della ispirazione: raccoglie e diventa slancio e, partendo dall’acqua fresca di una fontana, percorre il pizzico di corde e gote che si gonfiano per spingere sullo strumento a fiato che ci porta nell’epoca che non ha numero. 

Al trentesimo secondo si accende la danza che non abbisogna di rimanere: si affaccia e se ne va, e ritorna.

Ci voleva proprio Oriana con la sua voce piena di olio e magia per accompagnare Antonio, ed il brano diventa una pellicola per conservare il fato e la poesia.


Si li me Paroli


Dannazione: qui non ho parole adatte, le sto invocando, ed è la canzone che mi aiuta, perché nella sua verità tutto emerge.

Non è un miracolo, non una eccezione nella quale inginocchiarci per ringraziarla.

Piuttosto è una bufera che incontrando l’amore si educa e si calma, bacia l’atmosfera Francese, quella usata anche da Guccini in Signora Bovary. Si entra nel bisogno di trovare le cose perdute con l’ombra di note musicali che guardano al Fado, al folk della sponda nordica dell’Africa, alla sottile propensione ad una danza lenta, con la batteria che lavora i fianchi dolcemente, come battito di ali e non del ritmo.

Ci si accascia sulla voce di Antonio che diventa l’anestesia perfetta per far dormire il dolore.

E forse qui si tocca la vetta dell’Etna per guardare leggeri non solo la Sicilia, ma la mappa della nostra esistenza.


Ballata di li Santi


Coralità, danza, la Grazia che mostra la vivacità dell’isola, con punti di contatto con la Sardegna, e si vola nei secondi con un tam tam gentile, il cantato veloce e melodico, e ancora si balla come il vento della coscienza che ci rende leggeri. E se esiste la World Music la invito a entrare dentro questi due minuti e cinquantadue secondi: farebbe bene a prendere appunti e annotare come i confini più tremendi siano nelle convinzioni sbagliate.

La religiosità ancora una volta è un percorso che accoglie, che non ha i paraocchi e che è disposta ad essere un abbraccio intelligente, nutriente, senza esagerazioni.

È la Sicilia tutta che vestita di colori danza e saluta i Santi, in una gioia che si appiccica alla musica in stato di Grazia…


Tempu 


Le conchiglie, non le ho dimenticate, né loro si sono dimenticate di noi.

Hanno aspettato il momento giusto, per spiegarci il tempo. 

Siamo di nuovo sulla spiaggia, pronti a tornare naviganti, con i vocalizzi di Antonio che, come preghiere piene di fiducia,   spingono il testo ad essere un assolo che sfocia nella parte musicale, quasi jazz, mischiata alla salsedine e ai coralli pronti a guardarci. Il Tempo non è mai un congedo ma un continuare in luoghi diversi. E allora tutto accade all’alba, il tempo in cui le forze e la stanchezza si guardano in viso. Voce come muezzin, e i musicisti che sembrano fare una jam in uno stato cosciente senza freni, con gli arrangiamenti che applaudono e stabiliscono la prossima rotta.


Quando un album diventa un libro che continua a scrivere di se stesso, rifiutando la parola Fine…


Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

24 Febbraio 2022


https://open.spotify.com/album/0UN0Mi759HvKaOpy5cdUlu?si=0lhGYvlRTDOCIdlsCg3JQQ


https://music.apple.com/gb/album/amanti-santi-e-naviganti/1607044293




Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.